La scorsa settimana sia la Banca d’Italia[1] che la Banca Centrale Europea[2] hanno pubblicato un rapporto sulla distribuzione della ricchezza delle famiglie europee.
La fotografia del confronto internazionale mostra come le famiglie italiane abbiamo sì una ricchezza netta superiore alla mediana della zona euro, ma redditi inferiori. Cosa che alla lunga può intaccare pesantemente la ricchezza accumulata durante anni di risparmi. Nel grafico che vi proponiamo, la ricchezza netta ed il reddito sono stati “standardizzati” rispetto al valor mediano della zona euro, in modo da rappresentare la situazione di ogni singolo Paese. Ad esempio l’Italia si trova nel quadrante in basso a destra, ciò significa che presenta un reddito inferiore alla zona euro, ma una ricchezza superiore.
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Che cosa è e come viene calcolata la ricchezza netta?
Con ricchezza netta si intende la somma delle attività finanziarie (depositi, titoli, ecc.) e reali (abitazioni, terreni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.). Ora, nel corso del tempo la ricchezza netta può aumentare o diminuire, ed i flussi che permettono di cogliere questi movimenti sono essenzialmente due:
- i risparmi, cioè quella parte di reddito che non viene consumata ma investita in attività (reali e non);
- plusvalenza/minusvalenza da capitale (o capital gains), cioè il guadagno o la perdita generata dall’attività (reale o finanziaria) investita. Per intenderci, quando i prezzi delle case oppure il valore di un titolo scende, allora la ricchezza netta personale diminuisce, così come sale nel caso opposto.
Tra il 1995 ed il 2011 la ricchezza netta degli italiani è aumentata di circa € 4 mila miliardi, passando da 5,95 a 7,95 volte il reddito disponibile. Secondo lo studio di Banca d’Italia, il 65% di questo incremento di ricchezza netta è riconducibile all’apporto dei risparmi, mentre il restante 35% al flusso generato dai capital gains. In più, sempre secondo il rapporto di Banca d’Italia, la quasi totalità dei guadagni da capital gains sono ascrivibili alle abitazioni (85% delle attività reali) che sono riuscite a compensare le perdite subìte in attività finanziarie (pari all’8%).
Nel corso degli anni, la propensione al risparmio si è drasticamente ridotta e, vista la situazione economica nella quale ci troviamo, dubito che ci si possa aspettare un incremento di reddito a breve termine in grado di invertire questa tendenza. In più, consideriamo anche che il mercato immobiliare soffre di un generalizzato abbassamento dei prezzi e la situazione rischia di peggiorare. L’unico escamotage che rimane è cercare di proteggere i propri risparmi attraverso investimenti in attività finanziarie.
Negli ultimi dieci anni i capital gains da attività finanziarie sono stati positivi solamente una volta (anno 2004-05). La domanda da porsi quindi è…
In che cosa investono gli Italiani?
Fonte: Banca d’Italia
Indossando il cappello da consulente, ho provato a ricondurre ogni attività che compone la ricchezza finanziaria degli Italiani, con una buona dose di approssimazione, in strumenti quotati e liquidi. L’obiettivo è realizzare un vero e poprio portafoglio che rispecchi l’investimento del “Signor Rossi”, facile trovare il nome: Italiano Medio. Realizzando il portafoglio di investimento sul sito Advise Only ho potuto effettuare il “check-up” utilizzando l’analisi del rischio e posso condividerne la struttura, l’andamento della performance, del rischio e della liquidità con tutti voi: clicca per vedere il portafoglio.
Che cosa ci dice l’analisi del rischio?
Questo estratto della scheda di Rischio & Performance che potete trovare sul sito di Advise Only, ci dice che il rischio complessivo del portafoglio risulta essere medio: in una scala che va da 0 a 100 (dove 100 è il rischio massimo possibile) il valore di Italiano Medio risulta essere 17.
Per quanto riguarda la composizione degli strumenti possiamo effettuare alcune considerazioni:
- Se consideriamo l’età media degli Italiani (43 anni), il portafoglio risulta essere, in termini di peso, troppo sbilanciato sulle obbligazioni: “Mario Rossi” investe poco in azioni, potenzialmente più redditizie sull’arco di tempo lungo che separa questo ipotetico quarantatreenne dalla pensione. Tenuto conto di questo aspetto, alleggerirei la componente obbligazionaria o liquida (depositi e Risparmio postale) per incrementare lievemente quella azionaria.
- C’è un evidente propensione ad investire in titoli italiani rispetto a quelli esteri (questo fenomeno si chiama “home bias”). Gli investimenti in obbligazione ed in azioni sono quindi troppo legati al sistema Italia, peccando di diversificazione.
- La parte investita in obbligazioni risulta essere troppo esposta alla componente bancaria e richiede anch’essa una maggiore dose di diversificazione.
A questo punto se volete conoscere nel dettaglio gli strumenti che compongono il portafoglio “Italiano Medio”, valutarne l’andamento oppure confrontarlo con il vostro portafoglio veniteci a trovare nella Community di Advise Only, è gratis!
Alessandro / Aprile 20, 2013
Bravo Jacopo. Bella analisi. Thumbs up 🙂
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Marco Esposito / Maggio 22, 2013
Ciao, perché nel “portafoglio medio” ci sono solo titoli azionari e obbligazioni, quando lo strumento più utilizzato dagli italiani è il deposito/buono postale?
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Jacopo Caretta Mussa / Maggio 22, 2013
Ciao Marco, in realtà se guardi il dettaglio del portafoglio https://it.adviseonly.com/portfolios/9012/detail?hl=it-IT#.UZzKUbVM-j8 che trovi sulla community (www.adviseonly.com) circa il 30% è composto dal “Powershare EUROMTS cash 3 months fund”, un ETF che per noi simula la detenzione di liquidità. Rimane comunque un approssimazione.
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german picco / Marzo 4, 2015
Bravo jacopo grande analisi
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