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Italiani e investimenti: social media al terzo posto dopo web e tv per informarsi

I social media battono i giornali della carta stampata e del web e si collocano al terzo posto, dopo Internet e Tv, nella graduatoria delle fonti di informazione più usate dalle famiglie italiane per orientarsi nelle scelte di investimento. La tendenza al ricorso ai social è più accentuata tra i giovani, tra le donne, tra chi ha minori conoscenze di base in campo finanziario e minori disponibilità da investire.

Ma attenzione: il fenomeno aumenta l’esposizione al rischio di cadere nella trappola delle frodi finanziarie o di prendere decisioni di investimento non consapevoli. E questo è solo uno dei risultati dell’ultimo Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, pubblicato ieri dalla Consob.

 

Social e oltre: a quali fonti attingono le famiglie italiane?

Per la prima volta lo studio contiene anche una sezione, la terza, dedicata alle fonti di informazione da cui le famiglie italiane attingono quando si tratta di investire i propri risparmi.

Dall’indagine – condotta nel primo trimestre di quest’anno su un campione di oltre 2.000 investitori, rappresentativo dei decisori finanziari nelle famiglie del nostro Paese – risulta che Internet è di gran lunga il canale più usato per la ricerca di informazioni finalizzate a prendere una decisione di investimento.

  • Il 67% degli intervistati si approvvigiona in rete sul web.
  • Al secondo posto la televisione, con il 43%.
  • A seguire, con il 36%, i social media (sostanzialmente a pari livello con i siti o le app degli intermediari finanziari).
  • Carta stampata e testate online sono il punto di riferimento per il 34% degli interpellati, percentuale che scende al 33% per i siti delle istituzioni.

La rilevanza dei social media come fonte d’informazione in campo finanziario è maggiore per i giovani fra i 18 e i 34 anni (58%), per le donne (42% contro il 34% degli uomini), per i nuclei familiari che gestiscono somme inferiori ai 50.000 euro (41% a fronte di un 33% di chi ha disponibilità più elevate) e per chi ha un basso livello di educazione finanziaria (55% contro 33%).

 

Tuttavia, una volta raccolte le informazioni nella prima fase di orientamento, quando si arriva alla decisione finale su come investire i propri soldi, la percentuale di intervistati che si lascia guidare dalle indicazioni trovate sui social scende al 3%.

 

Attenzione alla crescita delle criptovalute in famiglia

L’indagine, giunta quest’anno alla sua nona edizione, evidenzia anche la forte crescita delle criptovalute tra le famiglie italiane. Tra il 2022 e il 2024 la percentuale degli intervistati che dichiara di avere criptovalute in portafoglio è più che raddoppiata, passando dall’8% al 18%, anche se la scelta non sempre è associata a un’effettiva conoscenza delle caratteristiche di questo tipo di asset digitale.

In crescita anche gli investimenti qualificati come sostenibili, presenti nel 2024 nel salvadanaio del 20% degli intervistati, contro l’11% del 2022.

Lo studio mette in luce, inoltre, che il decisore finanziario è di regola il membro della famiglia che percepisce il reddito più alto ed è anche il principale responsabile della gestione delle finanze.

Nel 78% dei casi è un uomo di età media di 51 anni. Si conferma, dunque, il consolidato divario di genere che caratterizza il contesto italiano con riferimento non solo ad aspetti retributivi ma anche sociali e culturali.

L’obiettivo prioritario nelle scelte di investimento è la protezione del capitale (81%) a fronte di un 55% di intervistati che si prefigge, invece, la crescita del capitale.

 


 

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