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HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEInvestire in oro: ancora troppo caro rispetto alle azioni europee

Investire in oro: ancora troppo caro rispetto alle azioni europee

Il rapporto tra il valore dell’oro, espresso in euro, e un indice rappresentativo delle azioni europee come lo Eurostoxx Net Return (inclusivo dei dividendi), la dice lunga su quanto il metallo giallo sia ancora caro.

Per capire bene il concetto vi proponiamo un grafico: se il rapporto è elevato, superiore alla media storica, significa che l’oro è caro rispetto alle azioni europee (e viceversa quando il rapporto è molto basso, come nel periodo 1997-2008).

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andamento dell'oro rispetto alle azioni europee

Oggi, nonostante il calo delle quotazioni dell’oro dei mesi passati (da inizio anno il prezzo in euro è sceso del 18% circa), il rapporto oro/azioni in prospettiva europea è ancora ampiamente sfavorevole al metallo.

Analizzando le survey degli operatori, come quella proposta da Sentix, il pessimismo circa questo investimento è il sentimento più diffuso. Tra l’altro la discesa dei prezzi delle Borse europee in questi giorni non fa che rafforzare questa valutazione favorevole all’azionario del Vecchio Continente.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Interessante il grafico del rapporto. Domani me lo studio.
    Oggi da qualche parte ho letto che se va sotto i 1250$ / oncia va sotto al costo di estrazione. Ne sapete qualcosa?

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      Francamente non so. Indago.

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      Ho letto anche io la stessa cosa, confermo

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      Sul Sole24ore ieri (24/06/2013) lo riportava Lops; http://is.gd/p3mvh6

      “L’oro è scivolato sotto i 1.300 dollari l’oncia avvicinandosi a quello che secondo alcuni analisti è il prezzo di produzione dell’oro (1.250) sotto il quale sarebbe praticamente venduto sottocosto”

      Su zerohedge (04/16/2013) http://is.gd/uKZ5iJ

      “support comes into play initially at around $1300/oz before a substantial quantity of mine production is put at risk”

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      è una questione geologica, il costo di estrazione dipende da dove sono le miniere (così come il costo di estrarre il petrolio è molto basso in Arabia Saudita ma molto alto in Siberia o nella Tar Sands canadesi). Per Barrick Gold, la maggiore società aurifera al mondo, nel 2012 il cash cost medio di estrazione è stato inferiore a $600: ci sono sicuramente progetti dove è inferiore ed altri dove è superiore ai $1250 citati.

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        Aggiungo un commento da economista. I costi di estrazione si trovano all’inteno di uno dei canali attraverso cui l’impulso della politica monetaria si trasmette ai prezzi del petrolio ed in generale delle commodities. Mi spiego: il tasso d’interesse (reale) è un importante determinante dei prezzi delle commodities. Bassi tassi d’interesse aumentano il prezzo delle commodities attraverso 3 canali: della produzione/offerta/fornitura, delle scorte e speculativo. Per riallacciarmi al discorso a noi interessano i primi due canali. Il propretario di una risorsa non rinnovabile deve decidere se detenere la commodity per un altro periodo oppure vendere la commodity oggi al prezzo di mercato e depositare quanto riceve dalla vendita in banca, percependo così un interesse sul deposito (in economia si chiama costo-opportunità). Capite bene che se i tassi d’intresse (reale) si riducono questo costo opportunità si riduce. In altri, termini se i tassi si riducono aumenta l’incentivo:1) a non estrarre le commodities, 2) a detenere le scorte (non venderle),conseguentemente l’offerta di commodities si riduce/la domanda aumenta ed i prezzi delle commodities aumentano. Notate come dal 2007 il tasso d’interesse (reale) è sceso ed il prezzo del petrolio (WTi) è aumentato. La variazione cumulata e prolungata del prezzo del petrolio nel tempo sopra il 50% definisce shock petrolifero.

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      Se ti può servire questi sono i costi d’estrazione per alcune “gold mining companies”

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        Grazie!

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    grafico interssante, ma sarebbe stato molto più utile a fine 2012 per poter valutare i portafogli che avevano oro in quantità rilevanti. Oggi, con le borse europee in ipervenduto, dimostra solo che che il prezzo si è allineato alla media. Cioè il grafico può essre interpretato come si vuole!!

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    Una cosa che mi sono sempre chiesto…quanto e’ affidabile la media storica usata come in questo caso? Quanto cioe’ puo’ essere significativa ed espressiva di un fair value verso cui tendere?
    Abbiamo visto come in periodi di stabilità dei prezzi l’oro tenda a perdere importanza, cosi’ come in fasi di alti tassi di interesse e alta inflazione il costo opportunità della sua detenzione sia più alto. Queste valutazioni, possono portarci a ipotizzare un rapporto variabile nel tempo con l’eurostoxx?

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      La media storica è giusto un riferimento che dà un minimo di idea del punto del ciclo del prezzo. L’oro, non producendo reddito, si muove in base alle fluttuazioni di domanda e offerta, che nel tempo possono variare per una molteplicità di fattori, anche di natura strutturale (es. introduzione degli ETC sulle materie prime).

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