Vi ricordate quando vi parlavamo del portafoglio 60/40 in crisi? Con il riaffacciarsi della correlazione inversa tra azioni e obbligazioni, la strategia di allocazione che sta alla base di questo tipo di portafoglio e che prevede un 60% di azioni e un 40% di obbligazioni, è ritornata attraente.
A parlarne, nella newsletter mattutina “5 things to start your day” di Bloomberg del 16 maggio 2023, è Nour Al Ali, editor del blog Markets Live su Bloomberg Terminal, con sede a Londra.
Dalla crisi del 2022 al ritorno alla ribalta
Questo tipo di portafoglio era andato un po’ in crisi lo scorso anno, per via appunto dell’aumento della correlazione diretta tra azioni e obbligazioni: entrambe le asset class, infatti, hanno sofferto, il che ha determinato la performance abbastanza scarsa di questi portafogli lo scorso anno.
La relazione tra i futures dell’S&P 500 e quelli del Treasury a 10 anni, misurata giornalmente su un periodo di 40 giorni, mostra la ricomparsa di una significativa correlazione inversa, attualmente pari a -0,5. Il che offre nuovamente agli investitori la diversificazione tanto ricercata in un contesto di accentuata incertezza.
Tutto ruota intorno alle mosse della Fed
L’anno scorso, ricorda Nour Al Ali, la correlazione inversa ha subito una battuta d’arresto nel momento in cui le obbligazioni hanno perso il loro appeal di rifugio e le azioni hanno registrato una flessione di fronte al ciclo di inasprimento monetario più aggressivo messo in atto dalla Federal Reserve dagli anni Ottanta.
Con la crescente fiducia del mercato circa il fatto che la Fed abbia concluso il suo ciclo di rialzi dei tassi, la relazione inversa tra azioni e obbligazioni si è ristabilita. Insomma, con la potenziale stabilizzazione o riduzione dei tassi d’interesse, la strategia di allocazione del portafoglio 60/40 si sta nuovamente affermando come un approccio d’investimento al quale poter fare affidamento.