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#IlGraffio: sai come calcolare la tua pensione?

I risparmiatori che investono in fondi comuni sanno porre le “domande giuste” ai gestori dei loro investimenti. Non avviene altrettanto con il maggiore “gestore di risparmi” (forzosi, aggiungiamo) in Italia: l’INPS. Cercheremo di accompagnarvi nella scoperta di questo sistema in 4 puntate, rispondendo ad alcune domande a cui difficilmente si trova risposta.

  • Come sono gestiti (o non gestiti) i contributi versati dai lavoratori dipendenti?
  • Quali professionalità mettono in campo coloro che li gestiscono?
  • Su quali basi sono basate le previsioni di pagamento futuro delle pensioni?
  • Per quanto tempo ci saranno fondi sufficienti per erogare le pensioni?

Ma prima, un po’ di storia.

I metodi di calcolo della pensione in Italia

Le regole prevedono un calcolo della pensione (come modificata dalla Legge 335/1995 e successive integrazioni), ripartite fra:

  • metodo retributivo: pensione calcolata sulla base della retribuzione degli ultimi anni lavorativi, indipendentemente dal totale dei contributi effettivamente versati (pay-as-you-gounfunded defined benefit);
  • metodo contributivo: pensione calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati, adeguati e rivalutati annualmente, applicando un coefficiente di rivalutazione, secondo regole predefinite (defined contribution), che nella versione italiana è unfunded, cioè senza un patrimonio di previdenza specifico, e a “capitalizzazione simulata sulla crescita”.

La pensione è calcolata esclusivamente con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 e per i lavoratori che esercitano la facoltà di opzione al sistema di calcolo contributivo.

Come si calcola la pensione INPS?inps

In 4 mosse:

  1. si individua la retribuzione annua dei lavoratori dipendenti o i redditi conseguiti dai lavoratori autonomi o parasubordinati;
  2. si calcolano i contributi di ogni anno, sulla base dell’aliquota di computo (33% per i dipendenti; 20% per gli autonomi; vigente anno per anno per gli iscritti alla gestione separata);
  3. si determina il montante individuale, che si ottiene sommando i contributi di ciascun anno opportunamente rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione (o tasso di rivalutazione), derivante dalla variazione media quinquennale del PIL, determinata dall’Istat;
  4. si applica al montante contributivo il coefficiente di trasformazione,che varia in funzione dell’età del lavoratore al momento della pensione e tiene conto della speranza di vita media, incorporando il tasso di crescita del PIL di lungo periodo, stimato nell’1,5%.

Entriamo ora nel dettaglio del montante individuale e del tasso di rivalutazione.

Come si calcola il montante individuale?

Il montante individuale rappresenta il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni “lavorativi”. Per determinare il montante individuale dei contributi occorre:

  • individuare  la base imponibile annua (cioè la retribuzione annua per gli iscritti alle gestioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti, il reddito annuo per gli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi) corrispondente ai periodi di fatti valere dall’assicurato in ciascun anno;
  • calcolare  l’ammontare dei contributi di ciascun anno, moltiplicando la base imponibile annua per l’aliquota di computo del 33%, per i periodi di contribuzione da lavoratore dipendente, ovvero per l’aliquota di computo del 20%, per i periodi di contribuzione da lavoratore autonomo; per i parasubordinati l’aliquota varia dal 17% al 27%;
  • determinare  il montante individuale dei contributi sommando l’ammontare dei contributi di ciascun anno, rivalutato annualmente sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo nominale (PIL), appositamente calcolata dall’ISTAT con riferimento al quinquennio precedente l’anno da rivalutare.

L’importo così ottenuto costituisce la quota di montante individuale dei contributi per i periodi maturati successivamente al 31 dicembre 1995.

La rivalutazione del montante contributivo su base composta deve essere operata al 31 dicembre di ciascun anno con esclusione della contribuzione dello stesso anno e ha effetto per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio dell’anno immediatamente successivo. È quindi cruciale, per il calcolo dell’agognata pensione pubblica, il tasso annuo di rivalutazione calcolato dall’ISTAT.

Una brutta notizia sul tasso di rivalutazione delle pensioni

Il tasso di rivalutazione per l’anno 2014 è stato negativo: -0,1927%. Il PIL italiano non cresce, anzi decresce, e quindi si abbassa anche il montante su cui viene calcolata, ed erogata, la pensione. È la prima volta che succede dall’entrata in vigore della legge 335/1995, come ha sottolineato anche l’Istat. E questo avrà senz’altro conseguenze negative sulle pensioni.

Ma come gestisce l’INPS i contributi versati dai lavoratori? Ne parleremo nella prossima puntata.

Scritto da

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Ultimi commenti
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    E’ anche il caso che ogni cittadino, se da un lato vuole cominciare a capire, e dall’altro farsi un po’ di male, chiedesse il pin di accesso all’inps online, in modo da avere da loro il report con i montanti fin qui accumuati. E’ un ottimo sistema per avere l’ordine di idee di quanto ci spetterà di pensione

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    Eccellente suggerimento: nonostante si possa pensare inizialmente che l’INPS odori di vecchio, invece le informazioni disponibili sul sito dell’INPS sono facilmente fruibili e si ha modo di tenere sotto controllo la situazione.

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    Raffaele, “facilmente” e Inps non vanno troppo d’accordo 🙂 . Bisogna armarsi di pazienza, ma alla fine si trova tutto!

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