Qualche giorno fa, lo ricorderete, abbiamo fatto il punto sui rendimenti delle varie forme pensionistiche. Lo abbiamo fatto attingendo alla relazione annuale della COVIP1. Ma – fa giustamente notare la Commissione nella sua relazione annuale – c’è una voce che, nel corso degli anni, incide in modo rilevante sulle prestazioni finali: sono i costi dei vari strumenti previdenziali, che gli iscritti devono sostenere in modo diretto o indiretto.
“L’informazione riguardante i costi costituisce un elemento essenziale perché gli iscritti siano posti in condizione di effettuare scelte consapevoli”. Ok: ma io, iscritto, come mi posso orientare in questa selva? Risposta: con l’Indicatore Sintetico di Costo (ISC), “introdotto dalla COVIP come elemento dell’informativa da fornire ai potenziali iscritti fin dal 2007 e già in precedenza utilizzato a fini di analisi”.
In sostanza, l’ISC “costituisce la misura dell’onerosità delle diverse forme pensionistiche, esprimendo in modo semplice e immediato l’incidenza percentuale dei costi sostenuti annualmente da un iscritto sulla propria posizione individuale accumulata”.
Indicatore Sintetico di Costo: come viene calcolato?
È calcolato “secondo una metodologia definita dalla COVIP, in modo analogo per tutte le forme pensionistiche complementari, facendo riferimento a un aderente-tipo che versa un contributo annuo di 2.500 euro e ipotizzando un tasso di rendimento annuo del 4%”. Per il calcolo si utilizzato i costi standard applicati dalle forme pensionistiche, senza tener conto delle eventuali agevolazioni riconosciute a particolari categorie di aderenti.Non solo: è calcolato considerando diversi periodi di partecipazione, ovvero 2, 5, 10 e 35 anni. In ogni caso, la sua peculiarità è che “tende a ridursi all’aumentare dell’orizzonte temporale per effetto della ripartizione delle spese fisse su un montante in via di accumulazione”.
Ma su orizzonti temporali lunghi, “anche piccole differenze nei costi producono un impatto rilevante sulla prestazione finale”. E qui, la COVIP propone un esempio: a parità di altre condizioni, ci dice, “un capitale di 100.000 euro accumulato dopo un periodo di partecipazione di 35 anni su un prodotto con un ISC dell’1% si ridurrebbe di circa il 18%, scendendo a 82.000 euro, nel caso l’ISC fosse stato del 2%”.
QUANTO INCIDONO I COSTI? UN ESEMPIO (Fonte: COVIP)
Periodo di partecipazione | Indicatore Sintetico di Costo | Capitale accumulato |
---|---|---|
35 anni | 1% | 100.000 euro |
35 anni | 2% | 82.000 euro |
Caro fondo o PIP, si può sapere quanto mi costi?
Com’è facile intuire, i valori dell’Indicatore Sintetico di Costo dipendono anche dalle caratteristiche strutturali dei vari tipi di forme pensionistiche. Da una parte abbiamo infatti i fondi negoziali, che sono organizzazioni senza scopo di lucro, in cui sul valore della posizione individuale degli iscritti si riflettono solamente i costi amministrativi e finanziari effettivamente sostenuti dal fondo; dall’altra abbiamo invece le varie forme di mercato, nelle quali le spese servono anche a remunerare l’impresa, oltre che a coprire i costi.
E tra tali costi, “una quota cospicua è rappresentata da quelli relativi al collocamento dei prodotti, variabili a seconda del canale distributivo utilizzato”. Nel consegue che i valori di ISC relativamente più alti si riscontrano nei fondi aperti e soprattutto nei PIP.Ma c’è un’ultima variabile, ugualmente importante, da inserire nell’equazione. Ed è quella della linea di investimento offerta, che pure incide sul costo: tipicamente, i valori più alti si riscontrano nelle linee “a prevalente contenuto azionario”.
Proviamo a proporvi una sintesi, attingendo sempre ai dati della relazione COVIP, nella tabella che vedete qui di seguito.
I COSTI DEI FONDI PENSIONE E DEI PIP (Fonte: COVIP, dati di fine 2020)
Fondi pensione negoziali | 2 anni | 5 anni | 10 anni | 35 anni |
---|---|---|---|---|
Garantiti | 1.16 | 0.71 | 0.54 | 0.41 |
Obbligazionari | 1.15 | 0.58 | 0.38 | 0.24 |
Bilanciati | 1.05 | 0.55 | 0.37 | 0.23 |
Azionari | 1.09 | 0.58 | 0.38 | 0.23 |
Media | 1.11 | 0.61 | 0.43 | 0.29 |
Fondi pensione aperti | 2 anni | 5 anni | 10 anni | 35 anni |
---|---|---|---|---|
Garantiti | 2.21 | 1.42 | 1.21 | 1.08 |
Obbligazionari | 2 | 1.3 | 1.1 | 0.98 |
Bilanciati | 2.48 | 1.67 | 1.46 | 1.33 |
Azionari | 2.72 | 1.93 | 1.72 | 1.59 |
Media | 2.35 | 1.57 | 1.36 | 1.24 |
PIP nuovi | 2 anni | 5 anni | 10 anni | 35 anni |
---|---|---|---|---|
Garantiti | 3.67 | 2.39 | 1.87 | 1.47 |
Obbligazionari | 3.45 | 2.36 | 1.95 | 1.58 |
Bilanciati | 3.34 | 2.44 | 2.12 | 1.87 |
Azionari | 4.51 | 3.22 | 2.71 | 2.3 |
Media | 3.79 | 2.63 | 2.18 | 1.81 |
*Comparti garantiti: per i PIP si tratta delle gestioni separate di ramo I. I comparti bilanciati comprendono le linee cosiddette flessibili
Vuoi confrontare i costi? C’è il Comparatore COVIP
“Notevole rilievo continua ad assumere il Comparatore dei costi delle forme pensionistiche complementari che da tre anni è disponibile sul sito COVIP, grazie al quale è possibile un più immediato e fruibile confronto tra i costi delle diverse forme pensionistiche”, si apprende a un certo punto dalla relazione annuale.
Come funziona? Noi lo abbiamo provato per voi
Ebbene sì, lo abbiamo provato. E dobbiamo ammettere che, dopo un primo momento di spaesamento, il colpo d’occhio grafico ci è risultato utile per capire come la forma pensionistica da noi prescelta per il nostro test si colloca rispetto alla media di mercato.
Ma cominciamo col dire come si arriva al Comparatore:
- bisogna collegarsi al sito covip.it;
- dalla home page, cliccare su “Per il cittadino”;
- alla voce “Educazione previdenziale”, puntare il cursore su “Il comparatore dei costi dei fondi pensione” e cliccare una volta.
Fatto? Bene: siete arrivati al Comparatore. La “Presentazione” fa quello che il suo nome suggerisce: vi presenta il Comparatore e vi spiega come viene calcolato. Se volete “skipparla”, potete andare direttamente su una delle altre voci: “Fondi pensione negoziali”, “Fondi pensione aperti”, “PIP” e “Grafici”.
Le tabelle pubblicate nelle sezioni “Fondi pensione negoziali”, “Fondi pensione aperti” e “PIP” riportano l’ISC dei vari comparti nelle quali sono articolate le forme pensionistiche, distinti per periodi di permanenza (2, 5, 10 e 35 anni).
Per facilitare il confronto dell’onerosità fra comparti con caratteristiche d’investimento simili, nelle tabelle è indicata anche la categoria di riferimento: garantito, obbligazionario, bilanciato e azionario.
Tutto ciò premesso, nelle tabelle di ogni sezione è possibile procedere alla selezione dei comparti di vostro interesse: per esempio – senza fare nomi e cognomi – “Fondo Pensione A”, Fondo Pensione B”, “PIP C”, “PIP D”, e via dicendo. E poi? Poi questi comparti verranno visualizzati nella sezione “Grafici”.
Una sezione, questa, che consente di avere una rappresentazione grafica di quanto sono esosi i comparti selezionati rispetto alla media del mercato, in riferimento alla categoria di interesse (garantito, obbligazionario, bilanciato, azionario) e all’orizzonte temporale. Un punto di partenza per fare la vostra scelta.
1. TFR vs fondi pensione e PIP: chi ha fatto meglio?
Francesco Ricci / Settembre 17, 2021
Buon giorno, potrei fare una domanda?:” che differenza c’è fra un Fondo pensione aperto ed un PIP?” O meglio :” perché dovrei scegliere l’uno piuttosto che l’altro?”
grazie
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Maria Paulucci / Settembre 20, 2021
Buongiorno!
Sulle differenze tra i due prodotti abbiamo scritto diverse volte in passato e sicuramente torneremo sul tema ancora in futuro.
Quanto a cosa scegliere, ogni caso è a sé e ognuno deve naturalmente valutare per se stesso/a.
Comunque ci pone una domanda interessante, che ci dà lo spunto per tornare presto sul tema.
Grazie, continui a seguirci!
Maria
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