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HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEFallimento Italia. Ce la possiamo fare. Ecco il mio portafoglio d’investimento per la situazione

Fallimento Italia. Ce la possiamo fare. Ecco il mio portafoglio d’investimento per la situazione

Voglio condividere alcuni pensieri che spesso mi sono passati per la testa negli ultimi mesi.

Prendiamo un titolo di Stato italiano, un BTP decennale. Quanto vale in termini di rendimento a scadenza lordo? Oggi rende un grasso 6,6% annuo!

Ma se l’Italia fallisce?

In tal caso, non è che i Parlamentari si darebbero alla fuga con i soldi degli obbligazionisti (anche se qualche politico ci potrebbe pensare). No, il Governo italiano direbbe qualcosa come: “anziché ripagare il debito in 10 anni, lo faremo in 20 anni”, oppure “dimezziamo le cedole”, oppure ancora “riduciamo il valore di rimborso finale, non restituiamo il 100% dei soldi che ci avete prestato, bensì solo l’x%”. Questo è, nella sostanza, il famigerato haircut di cui tanto si parla con riferimento ai titoli greci.

Analizziamo questa ipotesi dell’haircut più in dettaglio, sempre utilizzando come esempio il nostro BTP decennale le cui sorti hanno fatto preoccupare molti Italiani che di solito non si curano di mercati finanziari. Se ci fosse un haircut che riduce del 40% il valore facciale, comunque, il rendimento lordo a scadenza sarebbe ancora positivo. Se invece la cedola venisse dimezzata, il rendimento sarebbe superiore al  3,5%. Insomma: la pellaccia si porterebbe a casa con buona probabilità.

Inoltre il nostro BTP si comporterebbe meglio di tante ciofeche di strutturati finiti nelle tasche dei risparmiatori italiani dove, se le cose vanno bene, il rendimento è appena passabile, se invece vanno male si porta a casa giusto il capitale. Nel caso del BTP, almeno, se tutto va bene (e cioè il nostro amato Paese non fallisce), il rendimento è davvero buono! E, in più, aiutiamo il Paese.

Di situazioni così ce ne sono tante tra i titoli governativi italiani. Ci sono i CCT, che teoricamente sono grosso modo equivalenti ad un investimento monetario reiterato negli anni. Hanno prezzi bassissimi, perché scontano il rischio default dell’Italia. Ci sono BTP legati all’inflazione che ora come ora hanno rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) superiori al 6%. E ci sono BTP a breve che rendono quasi come il decennale. Ragionamenti simili si possono fare anche con titoli di Paesi del gruppo dei cosiddetti PIIGS (oltre all”Italia: Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) decisamente più mal messi di noi (giusto per dire, la Grecia ha titoli a un anno che rendono circa il 200%…).

E allora sapete che cosa ho fatto?

Sulla base di questi ragionamenti, ho creato: JackSparrow2014. un portafoglio da 6.000 euro, con orizzonte temporale di 3 anni e ho chiesto di pubblicarlo su adviseonly.com. Per vederlo e seguirne le dinamiche nel tempo basta cliccare:

jack-sparrow-come-investire

Tranquilli, mi hanno assicurato che sarà sempre visibile gratuitamente, niente fregature. Sia chiaro: il tutto così, senza pretese, giusto per avere un riferimento, una cartina tornasole, e vedere tra qualche tempo con l’aiuto dei numeri come sono andate le cose.

Per guardare indietro e dire “fiuuuuuh l’abbiamo svangata bene”, oppure dire “Jack vedi che hai sbagliato, allora c’erano chiari segnali premonitori del disfacimento”. Ovviamente io sono ottimista. Ma vedremo… in 3 anni possono succedere molte cose a questo Paese, all’Unione Europea e all’economia mondiale.

Composizione del portafoglio

È semplicissimo:

  • 2.000 euro di nominale per un BTP a 2 anni, che si porta a casa un buon rendimento nominale;
  • 2.000 per un BTP legato all’inflazione, che offre un elevato rendimento reale;
  • 2000 per un CCT; che dà protezione dai rialzi dei tassi nominali.

Tutti con scadenza a fine 2014. Poi, siccome i prezzi di questi titoli sono al momento inferiori alla pari (cioè a 100) dei 6.000 euro di nominale avanza qualcosa, circa 500 euro. E allora, a mo’ di pecorino sui bucatini all’amatriciana, ho inserito:

  • un ETF che investe in azioni europee con buoni fondamentali, ma che nonostante ciò sono state ugualmente bastonate dai mercati (“Value”),
  • un ETF che investe in azioni dei quattro principali Paesi Emergenti, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), economie che qualche seria prospettiva di crescita ce l”hanno.

Entrambi gli ETF a replica fisica (niente a che vedere con gli ETF strutturati). Bassissimi i costi gestionali, cioè il TER. Dei 6.000 euro iniziali avanzano circa 4 euro, con i quali esce anche un caffè al bar con un paio di amici. Potevo essere più aggressivo, inserendo titoli di banche italiane, iper-martellate dal mercato, a mio parere in modo eccessivo. Ma non l’ho fatto, sono stato sul semplice.

Il dettaglio del portafoglio lo potete trovare cliccando qui: JackSparrow2014, non costa nulla.

Troverete il portafoglio declinato in pesi, lo salvate tra i vostri portafogli, inserite un controvalore (o direttamente le quantità) ed è tutto.

Buona navigazione!

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