Vi è mai capitato di scegliere un ristorante solo perché affollato e di scartarne un altro perché troppo vuoto? È un esempio lampante del cosiddetto “effetto gregge”, una tendenza innata anche negli esseri umani, che, specialmente quando si parla di investimenti, può rivelarsi una pessima consigliera – anche perché investire non è come scegliere la vacanza, il ristorante o l’hotel consultando le recensioni dei clienti.
Di che cosa si tratta esattamente?
L’effetto gregge è un vero e proprio “bias” cognitivo, tra quelli più citati dagli studi di finanza comportamentale, che influenza le nostre decisioni portandoci ad agire in modo irrazionale. In pratica, anche se solo a livello inconscio, il nostro agire è influenzato da ciò che fanno “gli altri”. Del resto, unirsi al coro è rassicurante: siamo portati a pensare che se tutti si comportano in un certo modo è probabile che quello sia il modo migliore. Un po’ perché siamo intimamente convinti che gli altri siano a conoscenza di informazioni che a noi sfuggono, un po’ perché sembra sempre allettante “saltare sul carro dei vincitori”. E poi è più facile accettare di aver sbagliato coerentemente con tutti gli altri, piuttosto che differenziarsi rischiando di rimanere l’unica pecora nera. Insomma, seguiamo la folla perché temiamo di commettere errori o perdere opportunità.
Questo succede, come abbiamo visto, in qualsiasi ambito della vita quotidiana, ma quello che ci interessa approfondire in questa sede è come agisce l’effetto gregge sul mondo degli investimenti.
Ebbene, avete presente le bolle speculative – in cui assistiamo a rialzi repentini e immotivati – o alle fasi di panic selling, quando uno o più titoli finiscono di punto in bianco nel mirino di vendite massive? Nella maggior parte dei casi quello che si verifica non è altro che l’effetto gregge in azione.
Cultura finanziaria e trappole mentali: un cocktail esplosivo
Del resto lo sappiamo: la cultura finanziaria degli italiani lascia spesso a desiderare. E quando non ci si sente preparati su un argomento, la tendenza di “copiare” gli atri si fa ancora più forte (ricordate cosa succedeva tra i banchi di scuola?).
Una conferma, se servisse, arriva dall’ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane (2019) secondo cui, quando si tratta di prendere decisioni di investimento, il 40% degli italiani ricorre alla cosiddetta consulenza informale, ossia ai consigli di amici e parenti, mentre solo il 20% si affida a un consulente finanziario o a un gestore. Il restante 40% decide in autonomia.
Così, troppo spesso si finisce per investire poco prima dei crolli, magari puntando sul titolo più gettonato del momento, e per liquidare le posizioni in scia al “fuggi fuggi” generale, senza ragionare sulle possibilità di rimbalzo o sui solidi fondamentali dell’azienda in questione.
Una tendenza che, su larga scala, riesce a influenzare l’andamento del mercato. Pensiamo a quanto avvenuto tra 2008 e 2009, quando, dopo il crack di Lehman Brothers, si è assistito a un allarme ribassista che appariva senza fine. Ma chi nel marzo del 2009 avesse deciso di muoversi controtendenza iniziando ad acquistare azioni, oggi sarebbe più che soddisfatto, visto il successivo rimbalzo a tripla cifra percentuale messo a segno dal mercato statunitense. E la crisi attuale, scaturita dall’emergenza coronavirus, ci racconta la stessa identica storia.
Che fare per evitare l’effetto gregge?
Come per tutti i bias cognitivi che traggono in inganno gli investitori, la consapevolezza è già un primo passo: sapere dell’esistenza di questa trappola mentale può aiutarci a tenere gli occhi aperti ed evitare di caderne vittima. Oltre a questo, nel valutare un prodotto finanziario sarebbe bene non affidarsi ai consigli di amici e parenti, poiché la percezione altrui del rischio finanziario potrebbe non coincidere con la nostra.