Ebbene sì: torniamo a parlare di debito pubblico italiano. E riprendiamo da dove ci eravamo interrotti qualche giorno fa, quando a grandi linee vi abbiamo spiegato di cosa parliamo quando parliamo di debito pubblico1. Chi ha in mano il nostro debito e da quali titoli è formato? Oggi risponderemo a questa domanda mostrandovi gli ultimissimi numeri ricavabili dalla Base dati statistica della Banca d’Italia e disponibili presso il dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia. Ma prima concedeteci poche precisazioni ancora. Ok? Iniziamo.
Cos’è il debito pubblico? Breve postilla
Nel nostro #ABCFinanza ci siamo soffermati soprattutto sulla parte più consistente del debito pubblico italiano: quella, cioè, costituita dai titoli di Stato. Allargando lo sguardo, aggiungiamo quanto chiarisce sul tema il dipartimento del Tesoro, ossia che “il debito pubblico rappresenta la consistenza delle passività finanziarie lorde afferenti al settore delle amministrazioni pubbliche”, passività che sono “registrate al valore nominale e consolidate tra le unità appartenenti allo stesso settore”.
Le amministrazioni pubbliche in questione sono l’amministrazione centrale, le amministrazioni locali e gli enti di previdenza e assistenza sociale, mentre l’insieme delle passività finanziarie comprende depositi e monete, prestiti e titoli obbligazionari. Al 31 dicembre 2020 il debito pubblico italiano ammontava a 2.569 miliardi di euro, a fronte di un Prodotto Interno Lordo nominale che a fine 2020 si è attestato a 1.652 miliardi di euro, portando così il rapporto debito/PIL a quota 155%.
Dei 2.569 miliardi di debito pubblico di fine 2020, i titoli di Stato si confermavano la fetta decisamente maggiore: ben 2.150 miliardi di euro, vale a dire l’84% circa del totale.
Quindi, sì: come spiega il dipartimento del Tesoro, “i titoli di Stato – ossia tutti i titoli obbligazionari emessi dal Tesoro sia sul mercato interno (BOT, CTZ, CCTeu, BTP, BTP€I e BTP Italia) sia sul mercato estero (programmi Global, MTN e Carta commerciale) – costituiscono la maggiore parte del debito pubblico”.
Chi detiene i nostri titoli di Stato?
Secondo i dati disponibili nella Base dati statistica della Banca d’Italia, al 31 dicembre 2020 la quota più consistente non era – come forse si tenderebbe a pensare – nelle mani delle famiglie italiane ma in quelle di investitori non italiani: dei 2.150 miliardi di euro che abbiamo citato, quasi 700 erano infatti detenuti da non residenti, vale a dire da investitori di ogni parte del mondo eccetto l’Italia.
Al secondo posto per quota detenuta la Banca d’Italia stessa, con 551 miliardi. A seguire, le istituzioni finanziarie monetarie residenti (diverse dalle autorità monetarie) e le società finanziarie residenti (esclusi gli intermediari finanziari e monetari residenti), rispettivamente con 393 e 351 miliardi di euro.
E le famiglie italiane? Quelle che in caso di necessità non esiterebbero – secondo una certa narrazione – a farsi carico dei sacrifici di un’Italia finalmente libera dal giogo di Bruxelles finanziandone il debito con i propri faticati risparmi?
Le famiglie italiane si posizionano ultime, nell’aggregato “Società non finanziarie, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie”, con 157 miliardi circa di titoli di Stato in portafoglio (cifra riferita all’intero aggregato che include le famiglie italiane e non alle sole famiglie).
Ecco i dati nella nostra sintesi grafica.
Quali sono i titoli di Stato più diffusi?
La parte del leone, come si dice, la fa una e una sola categoria di titoli di Stato: quella dei Buoni del Tesoro Poliennali, in sintesi BTP. Sono le nostre scadenze medio-lunghe, quelle che arrivano a 30 anni e oltre.
I più recenti dati resi disponibili dal dipartimento del Tesoro2 ci confermano infatti che al primo posto per diffusione ci sono i BTP, con una quota sul totale di quasi il 72%. In moneta sonante, corrisponde a 1.590 miliardi circa. Per capirci, al secondo poso si posizionano i Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea, ma con una quota sul totale di 169 miliardi, che al confronto suona quasi irrisoria. Per non menzionare le restanti categorie. Il grafico che riportiamo aiuta a farci un’idea in proposito.
1. #ABCFinanza: Che cos’è il debito pubblico?
2. Composizione dei titoli di Stato in circolazione al 28 febbraio 2021