Tre IPO stanno attirando l’attenzione del mercato in queste settimane: Prosus, colosso sudafricano appena quotato alla Borsa di Amsterdam la cui peculiarità è quella di investire in un portafoglio di aziende globali web (inclusa la cinese Tencent Holdings), la saudita Saudi Aramco e WeWork, società immobiliare USA che fornisce spazi di lavoro.
Cosa sia e come funzioni un’Initial Public Offering – altrimenti nota come Offerta Pubblica Iniziale – lo abbiamo già visto, a grandi linee1. Vediamo ora di riprendere il discorso sulle IPO e chiediamoci: come può un comune mortale – quale noi siamo – prendere parte a una Initial Public Offering? Ma soprattutto: quanto gli/le conviene?
Quell’Offerta Pubblica Iniziale che ci tenta
Ci eravamo lasciati, l’altra volta, con un breve cenno a questo tema: vi avevamo infatti spiegato che “gli investitori retail possono partecipare a un’IPO tramite un istituzionale (per esempio, la banca) che raccoglie i loro ordini. Oppure possono comprare sul mercato secondario le azioni rivendute dagli investitori istituzionali che le hanno acquistate in fase di IPO” .
Facciamo un esempio. Siete amanti del calcio e tifosissimi di una certa squadra. Non ci interessa quale. Ma zero proprio. Potrebbe essere la Lazio, la cui IPO risale al 1998, o la Roma, che lanciò la sua offerta nel 2000, oppure la Juventus, che sbarcò in Borsa nel 2001. Ribadiamo: non ci interessa (ma precisiamo, a scanso di equivoci con le altre tifoserie, che non ci risultano altre società sportive quotate su Borsa Italiana).
Allora: la società sportiva della vostra squadra del cuore annuncia l’IPO. E voi, che siete tifosi fino in fondo all’anima e avete un po’ di risparmi da parte, decidete di sostenere il vostro vessillo anche in questo campo. Ma come?
È estremamente importante informarsi
Innanzitutto, occorre documentarsi. Il che significa leggere attentamente il prospetto informativo, documento che riassume le info sulla società che sta per sbarcare in Borsa. Lo potete trovare, insieme al modulo di adesione, presso la società stessa, sul suo sito web, dai collocatori o in Borsa Italiana.
Attenzione poi alla cosiddetta “forchetta di prezzo” – il minimo e il massimo fissati dal CdA – alla quale il titolo verrà proposto al mercato. Sì perché, quando una società non è ancora quotata, il prezzo è deciso a monte dal CdA. Poi, al momento della quotazione, e alla luce delle caratteristiche della società, il mercato si incaricherà di confermarlo o sconfessarlo, ritenendolo adeguato, troppo basso o troppo alto.
In generale, un investitore individuale (ossia, uno di noi) che intenda partecipare a un’IPO deve vagliare fondamentalmente i seguenti aspetti:
- settore in cui opera la società: tradizionale o innovativo? Nel secondo caso, il potenziale di crescita potrebbe essere più interessante;
- reputazione della società, possibilmente certificata dalla presenza di venture capitalist, che difficilmente investono dove percepiscono un sentore di melma;
- reputazione dei curatori dell’IPO: quante società sono riuscite a portare sul mercato, e con quale esito?
E finalmente arriviamo al dunque
Hai appreso che la “tua” società sportiva lancerà un’IPO. Avendo appena cambiato lavoro, hai incassato dalla conclusione del precedente 20.000 euro di TFR. Decidi di destinare un quarto di quella cifra – 5.000 euro – a questa offerta. Presenti relativa domanda: come?
Se sei già cliente di una banca, il punto di accesso più alla tua portata è proprio l’istituto bancario, sempre che partecipi e quindi dia accesso all’IPO (altrimenti puoi rivolgerti a un’altra banca, aprendo un altro conto)2. Se sì, puoi inoltrare alla banca l’ordine di sottoscrizione, con indicazione del relativo importo, che poi sarà girato, insieme ai soldi, a chi per contro dovrà consegnare le tue azioni.
Le azioni finiranno nel tuo conto deposito titoli, un conto d’appoggio – detto anche “dossier titoli” – nel quale confluiscono gli investimenti del risparmiatore.
Tutto chiaro? Riassumiamo visivamente il processo di partecipazione a un’IPO con l’aiuto di un’infografica.
Solitamente, l’esecuzione dell’ordine viene soddisfatta solo in parte: a fronte di una domanda del valore di 5.000 euro, si potrà ricevere un ammontare di azioni equivalenti a 3.500-4.000 euro. Niente di strano: se la domanda è stata alta, capita che la richiesta dell’investitore non venga soddisfatta al cento per cento. A volte, anzi, non viene soddisfatta affatto: se la richiesta è stata non alta ma altissima, i destinatari delle azioni vengono estratti a sorte e alcuni restano fuori.
Tranquillo: i soldi inutilizzati ti verranno ridati indietro.
Qualche raccomandazione finale
Se siamo riusciti a chiarirvi un poco le idee su come si partecipa a un’IPO, ne siamo felici. Ma attenzione: noi abbiamo sintetizzato all’osso e qualunque “addetto ai lavori” potrà farvi – e farci – notare che abbiamo trascurato mille dettagli e millemila sottigliezze.
Quel che ci premeva è farvi capire che partecipare a un’IPO non è semplicissimo: ci sono tanti aspetti da approfondire, se non ci si vuol far male, e la piena comprensione può richiedere competenze e conoscenze specialistiche, tutt’altro che alla portata di tutti.
D’altro canto, informarsi bene sulla società, i suoi numeri e il suo modello di business è assolutamente essenziale. Potreste farvi guidare da un consulente o dal vostro referente in banca, fermo restando che goda della vostra completa e fondata fiducia.
In alternativa, potete aspettare che l’IPO si concluda e poi, appunto, acquistare sul mercato secondario le azioni rivendute dagli investitori istituzionali che le hanno comperate durante la fase di Offerta Pubblica Iniziale3.
Occorrerà però valutare attentamente i costi dell’operazione e, soprattutto, evitare di cedere a quella che qualcuno ha chiamato “euforia irrazionale”4: capita talvolta che, dopo lo sbarco in Borsa, si scateni una frenetica esuberanza che fa salire le quotazioni a livelli non ragionevoli né giustificati, e alla lunga non sostenibili. Tradotto: magari comprate a 10 per poi trovarvi sul conto titoli azioni che valgono 1,5. Non fantastico.
L’“oracolo di Omaha” Warren Buffett una volta ha detto che IPO in realtà sta per “It’s Probably Overvalued”, “è probabilmente sopravvalutata”. Una battuta di spirito, ma che rende bene l’idea.
Lasciateci infine rinnovare la nostra raccomandazione: diversificate, diversificate, diversificate5. Mai mettere tutte le uova nella stessa cesta, perché se cade si rompono tutte. Se invece le riponete in quattro o cinque ceste diverse – accuratamente selezionate in base ai vostri bisogni e obiettivi – e una cade, potete sempre consolarvi con quelle rimaste.
1 – IPO: cos’è e come funziona un’Offerta Pubblica Iniziale
2 – Le banche online generalmente danno accesso alle IPO.
3 – #ABCFinanza: vuoi investire in azioni? Ecco ciò che devi sapere
4 – Euforia irrazionale. Alti e bassi in Borsa, autore: Robert J. Shiller
5 – Perché è così importante diversificare il portafoglio?