Chiedere un prestito e abbinare un’assicurazione: obbligo o convenienza?

La concessione di un prestito è un rischio per la banca o la finanziaria che ha erogato il finanziamento, perché questo potrebbe non essere restituito dal contraente. Per tutelarsi da questa evenienza, gli istituti hanno creato delle apposite polizze assicurative, le cosiddette Credit Protection Insurances (Cpi).

Come funzionano le Cpi

Le polizze a copertura del credito garantiscono l’erogatore dall’eventuale insolvenza del titolare del prestito. In pratica, intervengono a rimborsare il prestito se il contraente non è più in grado di pagare le rate per motivi personali o lavorativi, come una malattia, un infortunio invalidante, il decesso o la perdita del lavoro. L’assicurazione può rimborsare l’intero importo oppure solo le rate di un determinato periodo, a seconda di quanto pattuito sul contratto.

È possibile aggiungere ulteriori coperture, le cosiddetta polizze accessorie, che offrono al cliente intestatario del prestito l’opportunità, ad esempio, di saltare il pagamento di una o più rate in caso di difficoltà economiche comprovate.

Le Cpi sono obbligatorie?

Le polizze a tutela del credito sono facoltative, quindi il cliente può scegliere se sottoscriverle o meno. Tuttavia, alcuni istituti possono porre come condizione dell’erogazione del finanziamento la sottoscrizione obbligatoria dell’assicurazione. A volte le polizze sono legate a specifici prodotti creditizi, per esempio quelli che concedono importi molto alti; altre volte invece sono “imposte” ai contraenti a rischio, perché percepisce un reddito basso o non fisso, oppure perché inserito nelle liste dei cattivi pagatori.

Per legge, esiste solo un caso in cui la Cpi dev’essere stipulata obbligatoriamente: la cessione del quinto. In questa particolare tipologia di finanziamento, la rata è trattenuta nella misura del 20% sulla busta paga di un lavoratore dipendente a tempo indeterminato o sul reddito percepito da un pensionato. La polizza abbinata in questa circostanza protegge in caso di decesso o perdita del posto di lavoro.

Attenzione ai costi extra

Stipulare delle Cpi insieme al contratto di finanziamento può rivelarsi una buona mossa per il contraente, soprattutto se queste prevedono l’opzione del salto della rata e se difendono dal rischio di essere segnalati come cattivi pagatori.

Prima di abbinare una polizza al prestito, tuttavia, è bene valutare una serie di fattori per capire se sia davvero una scelta oculata. Innanzitutto, le Cpi hanno un costo a parte rispetto a quello del finanziamento, che deve essere segnalato chiaramente nelle condizioni contrattuali. Dev’essere poi calcolato nel Taeg (Tasso annuo effettivo globale) nel caso in cui la polizza sia obbligatoria.

Valutate anche l’impatto del costo della polizza rispetto alla durata del prestito: la Cpi può essere pagata in quote mensili, che si aggiungono all’importo di ogni rata, oppure in un’unica soluzione all’inizio del finanziamento. Inoltre, sul contratto devono essere riportate le condizioni di rimborso del premio non goduto nel caso in cui il finanziamento sia restituito prima della sua scadenza naturale.

In generale, è consigliabile sottoscrivere una Cpi quando vengono concesse somme elevate, mentre può non essere così importante per prestiti di minore entità. In ogni caso, è bene ricordare che banche e finanziarie sono interessate a includere nei contratti di prestito anche le polizze, poiché si tratta di prodotti erogati dallo stesso istituto o da istituti convenzionati da cui ricevono provvigioni per ogni assicurazione venduta.