Da settimane i rendimenti dei nostri Buoni del tesoro pluriennali sono ai minimi e lo spread con i Bund tedeschi continua a scendere. Perché? Sostanzialmente perché gli investitori internazionali hanno iniziato ad acquistare il nostro debito, anche quelli più riluttanti come i giapponesi, che solitamente preferivano in Europa la sicurezza delle obbligazioni tedesche. Tutto questo durante una pandemia e in un momento non proprio florido per la nostra economia. Fino all’anno scorso i nostri titoli di Stato non erano poi così ricercati e l’Italia era vista sul mercato come un Paese politicamente instabile, in contrasto con l’Unione europea sull’immigrazione e con un gran debito pubblico. Non proprio le migliori credenziali per farsi prestate denaro in giro per il mondo. Ma oggi sembra tutto cambiato; questo perché il nostro Paese è ora tra i pochi nel Vecchio Continente a offrire agli investitori sicurezza, stabilità e allo stesso tempo rendimenti – per quanto bassi – ancora positivi.
Btp: poderoso rally di acquisti
Da qualche settimana i Btp vanno a ruba, ecco perché i rendimenti continuano a scendere. Il calo dei tassi è stato accompagnato da una diminuzione della loro volatilità, che ne ha rafforzato la domanda, incoraggiando la partecipazione al mercato anche degli investitori più avversi al rischio, come appunto i giapponesi. Questo significa anche che il nostro Paese dovrà pagare meno interessi sul debito. Il tasso sul Btp decennale è infatti sceso la scorsa settimana al di sotto dello 0,7% e il rendimento dei titoli a 30 anni ha raggiunto l’1,75%, altro minimo storico. E Le casse statali ringraziano.
Cosa c’entra lo spread?
Quando i rendimenti dei Btp diminuiscono, diminuisce di conseguenza il differenziale con gli interessi sul debito degli altri Paesi. Quando cala lo spread, dato dalla differenza tra il rendimento del BTP decennale e il Bund tedesco di pari durata significa quasi sempre che è calato il rendimento del BTP. Quando diminuiscono i rendimenti del BTP, le nuove emissioni di debito pagano dei rendimenti più bassi e per lo Stato significa indebitarsi ad un costo più basso. Stando ai dati raccolti, attualmente la diminuzione dei rendimenti si è concentrata sulla parte della curva compresa tra i 10 e 30 anni, quindi sul lungo termine. Ma perché così tanti investitori stanno puntando sui Btp?
Le misure espansive dall’Europa
Il merito va dato soprattutto alle misure espansive emanate da Bce e Consiglio europeo. È la Bce infatti a sostenere la fiducia degli investitori. Francoforte per contenere gli spread sui mercati obbligazionari ed evitare il collasso delle nazioni più indebitate come l’Italia, dal mese di marzo ha avviato un piano straordinario di acquisti di titoli di Stato legato all’emergenza sanitaria, il cosiddetto Pepp da 1.350 miliardi di euro, che si aggiunge al piano di Quantitative Easing già avviato in precedenza dall’Eurotower e che prevede acquisti mensili di titoli di Stato ad un ritmo di 20 miliardi di euro. Gli acquisti della Bce alzano i prezzi dei titoli acquistati e di conseguenza ne riducono i rendimenti, contribuendo così a ridurre lo spread con i titoli di Stato tedeschi ad esempio. Per capirne l’importanza basti pensare che la Bce entro fine anno potrebbe detenere fino al 27% del debito italiano in circolazione. L’accordo tra i leader europei sul Recovery Fund non ha fatto altro che rafforzare significativamente l’Unione europea, fattore che ha supportato il calo di spread e interessi.
Anche l’Italia ha fatto la sua parte nella gestione della pandemia
Il merito va anche a noi: gli esiti delle recenti elezioni regionali e del referendum hanno consolidato la coalizione di governo, riducendo ulteriormente l’incertezza. Una situazione ad esempio opposta a quella spagnola, dove le elezioni in Catalogna potrebbero ritardare l’accordo sulla legge di bilancio. Ma il nostro punto a favore è sicuramente la gestione della crisi Covid. Stiamo ancora gestendo meglio la “seconda ondata” di contagi rispetto agli altri Paesi colpiti dal virus e la situazione economica sembra in forte ripresa, mentre Spagna e Francia sono in una situazione di stallo.
Implicazioni per famiglie e imprese
I rendimenti dei Btp e quindi lo spread sono legati anche ai nostri mutui a tasso variabile. Questo perché nel calcolo del tasso d’interesse legato al nostro prestito viene preso in considerazione, tra gli altri fattori, il rischio Italia, rappresentato proprio dalla differenza di rendimento tra il BTP decennale e il Bund tedesco di pari durata, una misura del livello di allerta sui mercati circa il “rischio Italia”. Una diminuzione di questo spread non ha un impatto immediato sui mutui, ma un abbassamento del rischio Italia percepito potrebbe, con il tempo, andare a influire sulla parte di rischio che le banche attribuiscono al mutuatario e quindi, in definitiva, provocare una riduzione della rata del mutuo, anche se magari occorrerà un po’ di tempo perché questo si verifichi.
Cosa aspettarsi per il futuro
Difficile dire fin dove potrebbe arrivare il calo dei tassi d’interesse dei Btp italiani. Oggi il differenziale si muove in area 124/140 punti con movimenti giornalieri frazionali. Lo spread ai livelli attuali continua comunque a essere lontano dai minimi post 2008-2009 e dopo la crisi dell’euro nel 2011-2012. Dal punto di vista tecnico, l’eventuale continua corsa al ribasso potrebbe portare lo spread Btp Bund ai minimi in area 129 – 114 e successivamente anche al minimo del 2009 a 67 punti. Pensiamo che nel pre recessione era a quota 19-20 punti. In ogni caso parliamo di indicazioni teoriche che dovranno poi fare i conti con la realtà.
L’incertezza veleggia ancora
L’aumento dei contagi e i recenti dati economici italiani dipingono uno scenario in chiaroscuro: migliora la manifattura, ma peggiorano i servizi. Sarà quindi in capo alla Bce mantenere alta l’attenzione attraverso il livello degli acquisti di titoli governativi. Se per problemi inflazionistici la Bce si trovasse costretta a vendere sul mercato i titoli italiani e degli altri Paesi europei per assorbire l’enorme liquidità creata negli ultimi anni, i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani tornerebbero a crescere e il peso del maggiore debito pubblico si farebbe sentire in modo più evidente. Con inevitabili ripercussioni negative sullo spread. Inoltre, nonostante l’ottima performance dei titoli di Stato italiani, la sostenibilità fiscale di lungo periodo, l’efficacia degli investimenti e la capacità di innovazione tecnologica rimangono fattori cruciali per la stabilità economica del Paese.
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