Abbiamo un problema, è inutile negarlo: la maggior parte di noi fatica a mantenere l’approccio di asset allocation scelto per l’intera durata dell’orizzonte d’investimento. Abbiamo spesso più di un ripensamento, e una delle ragioni è la mancanza di informazioni sulla reale rischiosità delle asset class, che porta gli investitori a subire sorprese al ribasso.
A evidenziarlo sono gli autori dello studio “A Century of Asset Allocation Crash Risk”, che propongono una soluzione molto interessante al problema: guardare al passato. Quanto passato? Un secolo, più o meno.
I rischi di un quadro cronologicamente limitato
Il problema, in sostanza, è che quando prendono le loro decisioni di investimento gli investitori spesso non tengono conto della storia finanziaria di lungo periodo. I dati storici sono spesso percepiti come obsoleti e quindi irrilevanti per gli investimenti oggi. Questo, però, rende la loro visione parziale e tende a esagerare le loro reazioni.
Esempio: prima della Grande Recessione del 2008, eventi come la Grande Depressione non venivano seriamente considerati come suscettibili di ripresentarsi. Questo perché solo i 10 anni più recenti della storia vengono spesso presentati come i più rilevanti per la valutazione delle performance delle varie strategie d’investimento.
Gli investitori, quindi, selezionano i loro portafogli partendo dal presupposto che la storia recente possa fornire una prima, valida, indicazione per stimare i potenziali ritorni futuri dell’investimento.
E non prendendo in considerazione i vari periodi di stress della storia meno recente, sviluppano una fiducia nella strategia d’investimento basata di fatto su un quadro eccessivamente ottimistico.
Non è “storia vecchia”: è storia che va conosciuta
Quando gli investitori si trovano ad affrontare avversità di mercato “mai viste” in precedenza, cedono alla paura di una perdita sostanziale o totale del loro capitale e quindi vendono in corrispondenza di un punto basso o molto basso del mercato, a seconda della loro tolleranza al rischio.
E invece, secondo gli autori, allargare lo sguardo fino a ricomprendere un periodo più lungo della storia si traduce in informazioni preliminari più rappresentative, che possono costituire una più convincente base per le aspettative d’investimento.
Tra l’altro, una maggior consapevolezza riguardo a precedenti risultati negativi riduce le probabilità che l’investitore si senta preso in contropiede e abbandoni bruscamente la sua strategia d’investimento durante i periodi sfavorevoli.
Un secolo di performance: strategie di allocazione a confronto
Mettendo sotto esame un secolo di performance dei portafogli statunitensi e globali e delle asset allocation 60/40, Diversified, Risk Parity, Endowment, Factor-Based e Dynamic, viene fuori come nell’ultimo secolo questi popolari schemi di allocazione si differenzino per rischio e rendimento, in particolare in termini di profondità delle perdite estreme (drawdown).
Mentre la strategia Endowment è in testa ai rendimenti cumulativi e supera sia le strategie classiche, come la U.S. 60/40, la Global 60/40 e la Diversified, sia quelle più sofisticate e innovative, come Risk Parity, Factor-Based e Dynamic, essa si classifica solo terza sulla base del rischio aggiustato, perdendo contro Factor-Based e Dynamic.
La Dynamic, tra l’altro, presenta un drawdown massimo del 26% e incidenze molto rare di drawdown, del 15-25%, rispetto al 62% della US 60/40, della Risk Parity e dell’Endowments. Le altre non sono molto lontane in termini di massimi e di frequenza di gravi ribassi.
Ma molto fa anche la psicologia dell’investitore
Gli investitori tolleranti al rischio e ben informati sulla base di un campione storico esteso non abbandonano quasi mai la loro strategia d’investimento, cavalcano il mercato dentro e fuori dalla crisi e godono di rendimenti interessanti per l’intero periodo.
Al contrario, gli investitori che mostrano un comportamento neutrale o avverso al rischio, così come quelli che si affidano alla storia a breve termine per sviluppare la propria strategia di investimento, tendono a fuggire, perdendo così opportunità di investimento.
E chi rientra dopo essere uscito? Anche qui, un dato molto interessante: l’aderenza alla strategia durante l’intero periodo di investimento previsto batte l’uscita e il rientro nella maggior parte dei casi. Indicazioni molto interessanti sulle quali riflettere.