Il Tesoro italiano manda in soffitta i CTZ – certificati del Tesoro zero coupon, in circolazione dagli anni Novanta – e dà il benvenuto ai nuovi BTP Short Term, acronimo di Buoni poliennali del Tesoro a breve termine. Che, letta così, sembra una contraddizione: poliennali, ma a breve termine. Eppure, è proprio così.
Da cosa è motivata la scelta e cosa sono i BTP Short Term?
I CTZ – introdotti nel 1995 – sono titoli a due anni senza cedola: il guadagno sta nel differenziale tra prezzo d’acquisto e valore di rimborso finale. Questi strumenti hanno tassi ormai ampiamente negativi e mostrano alcuni limiti: scarso interesse da parte degli investitori esteri (si tratta infatti di strumenti squisitamente domestici), costi elevati per l’emittente e bassa liquidità. Di qui la decisione di sospenderli, già a partire dallo scorso 25 marzo.
Al loro posto sono stati introdotti, come accennato, i BTP Short Term. Che, a ben guardare, non sono altro che normali Btp, a tasso fisso e con una cedola semestrale. Quest’ultima, però, risulta azzerata almeno nella prima emissione (ed è possibile che sarà pari a zero o molto bassa anche nelle prossime, visto il periodo storico). Una novità importante è che questi strumenti hanno una scadenza “variabile”, compresa cioè tra i 18 e i 30 mesi, con decisione che verrà presa di volta in volta dall’emittente.
Una simile soluzione consente al Tesoro una maggiore flessibilità nell’orientare le scadenze dei titoli sulle date nelle quali la concentrazione è più bassa. Questo perché più le scadenze sono concentrate nello stesso periodo, più sale il rischio di rifinanziamento nel caso in cui le condizioni di mercato fossero difficili.
“Con l’introduzione di questo nuovo strumento il ministero dell’Economia e della Finanza si propone di contribuire a rendere maggiormente efficiente e liquido il comparto a breve termine dei titoli di Stato, nonché di conseguire ulteriori margini di flessibilità per la gestione del profilo delle scadenze dei prossimi anni”, si legge nel comunicato in cui il ministero annuncia l’arrivo dei BTP Short Term.
Con questa mossa, dunque, si inserisce un nuovo tassello – cioè una scadenza a breve termine, intorno ai due anni appunto – nell’universo dei BTP emessi dal MEF: finora, infatti, questi titoli potevano avere scadenze a 3, 5, 10 o 15 anni (mentre i BoT coprono le scadenze più brevi: 3, 6 e 12 mesi).
Com’è andata la prima asta?
La prima emissione di BTP Short Term è avvenuta lo scorso 25 marzo, con il collocamento di un titolo con scadenza novembre 2022 e cedola annua lorda dello 0%. La domanda complessiva ha raggiunto i 5,6 miliardi a fronte di un ammontare emesso pari a 4 miliardi di euro e un rapporto tra domanda e offerta pari a 1,41, mentre il rendimento è pari a -0,39%.
Le emissioni di BTP Short Term, ha fatto sapere il Tesoro, avranno luogo ogni fine mese insieme ai BTP€i (indicizzati all’inflazione) e saranno di un importo inferiore rispetto al volume di CTZ che è stato emesso nel corso del 2020.
Obiettivo del collocamento dei nuovi titoli, scrive ancora il ministero, è quello di coprire l’interno importo del CTZ in scadenza, che ammonta a circa 29,5 miliardi di euro. Di conseguenza, le nuove emissioni potrebbero risultare nulle o marginalmente negative.
La modalità d’asta dei nuovi BTP Short Term sarà la stessa dei vecchi CTZ. Il collocamento, infatti, sarà di tipo marginale.
E i CTZ ancora in circolazione?
Per quanto riguarda i CTZ che sono in circolazione, il MEF ha fatto sapere che, se necessario, si avvarrà di tutti gli strumenti di gestione del debito disponibili per garantire il mantenimento di condizioni di ordinato funzionamento delle negoziazioni sul mercato secondario.