Anche voi di fronte alla dichiarazione dei redditi vedete solo geroglifici e strani simboli? Vediamo come affrontare la situazione senza fare danni.
Aggiornato il 08/09/2017
Tra i grandi problemi di un risparmiatore c’è quello di far sapere al Fisco come e quanto ha guadagnato con la gestione dei propri risparmi.
Come abbiamo accennato l’ultima volta, bisogna saper distinguere tra i redditi diversi e redditi da capitale, perché a seconda del tipo di reddito la tassazione può colpire in un momento diverso. Inoltre, il regime fiscale a cui si appartiene modifica le regole da seguire per la compensazione tra plusvalenza e minusvalenze.
La tassazione del risparmio gestito
Per chi si affida a una gestione patrimoniale, esiste per l’appunto il regime di risparmio gestito. In questo caso, è il gestore a occuparsi di tutto (come nel caso del risparmio amministrato), per cui comunica e versa al fisco quanto dovuto dal cliente.
La particolarità di questo regime fiscale consiste nel poter compensare, all’interno e al netto dei costi di gestione, redditi da capitale (ETF, dividendi, interessi in c/c) con redditi diversi, il che porta a un miglior approccio fiscale, altrimenti impossibile.
La tassazione dei risparmi gestiti in autonomia
Chi si occupa in prima persona dei propri risparmi, come chi ha deciso di acquistare uno dei Portafogli AO, può scegliere tra due soluzioni differenti: il regime amministrato oppure il regime dichiarativo.
- Nel regime amministrato, che è il più semplice, è la banca che si occupa di tutto, dalla determinazione alla liquidazione, che avviene per ogni operazione effettuata, con eventuale compensazione tra plusvalenza e minusvalenze.
- Nel regime dichiarativo invece, sarà nostra cura e premura riportare ogni singola operazione nel nostro Modello Unico per determinare l’imposta, che rimarrà in ogni caso al 12,5% o al 26%, quindi totalmente estranea alla logica progressiva dell’Irpef.
Per semplificare, la tabella che segue evidenzia le differenze tra i due regimi che interessano i Faidaters:
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Il regime del risparmio amministrato offre quindi, in sostanza, la semplicità e facilità (ammesso che l’anonimato sia un valore).
Il grande vantaggio del regime dichiarativo è invece la possibilità di poter compensare minus e plus valenze tra diversi intermediari, prodotti in qualsiasi momento dell’anno fiscale. Questo consente, a chi opera con più intermediari, ad esempio uno specializzato sui CFD e con un altro specializzato sulle azioni, di poter compensare quindi le minusvalenze prodotte sui CFD con plus sulle azioni e viceversa, oppure potrebbe avere dei conti in diversi paesi al fine di sfruttare al meglio i regimi commissionali eccetera. È possibile inoltre tener conto dei costi di transazione o acquisizione degli strumenti (commissioni, ma anche di aumento di capitale o addirittura di successione) per avvicinarsi maggiormente al reale guadagno ottenuto.
Lo svantaggio riguarda invece la complessità del sistema utilizzato per determinare la plusvalenza tassabile, ossia il dover riportare ciascuna operazione e soprattutto usare il metodo LIFO, che considera movimentate solo gli ultimi strumenti acquistati.
Non è possibile in ogni caso utilizzare minusvalenze pregresse per ammortizzare la tassazione su altri fonti di redditi diversi, come ad esempio la vendita di un immobile. Tutte le compensazioni sono infatti blindate all’interno del mondo finanziario.