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Le 3 ragioni per cui fare trading non equivale a investire il risparmio

Care amiche e amici risparmiatori, ebbene sì: le sirene esistono. Con il nostro periscopio, ne abbiamo prova ed evidenza tutti i santi giorni. Il loro canto ci giunge da siti web e video online che continuano a spuntare come funghi, nonostante l’indefesso lavoro della Consob a tutela dei risparmiatori.

Avrete forse notato che parecchi di questi siti e video parlano di trading sul Forex. Cos’ha di tanto speciale questo Forex? Il mercato dei cambi (detto anche “FX”, che sta per “Foreign Exchange” o “Forex”), ha che è aperto h24, poco regolamentato e relativamente noto (che esistano i cambi – il dollaro, lo yen, la sterlina – lo sanno anche le nostre nonne). Il trading si fa anche su azioni e commodities, ma per un piccolo investitore i risultati non cambiano molto: il rischio che sia un disastro completo è abbastanza elevato.

Sì, perché l’idea di diventare ricchi con il trading online può sembrare una cosa seria. E siamo certi che molti di voi hanno la tentazione di provare, magari con lo stesso spirito con cui in questi giorni si sono riuniti con amici e parenti intorno alla tavola per un giro di tombola o di rubamazzetto. Incorrendo così nell’errore numero 9 della top 10 degli errori finanziari stilata tempo fa per noi dal mai dimenticato Jack Sparrow (non quello vero, ma quello che per anni ci ha allietato le giornate con i suoi caustici e fondamentalissimi commenti economico-finanziari).

La domanda, quindi, è una e una sola.

 

 

Il trading online è davvero alla portata di tutti?

No, non proprio. Per tre ordini di motivi che vi elenchiamo qui di seguito.

1. Investire i risparmi è ben diverso dal fare trading online.
Investire significa avere un portafoglio equilibrato, che va bene per le vostre esigenze e i vostri obiettivi personali, lasciandolo lì a lavorare con pazienza, mettendoci mano raramente, senza curarsi troppo dell’inevitabile oscillare dei mercati nel breve termine. Invece, fare trading significa essere sempre lì a cercare di far meglio degli altri in pochi minuti oppure ore, pensando di essere più furbi del mercato mondiale.

2. La maggior parte dei trader è destinata a perdere denaro.
Del resto è ragionevole: il mercato dei cambi è affollatissimo di banche, hedge fund, tesorerie di grandi aziende industriali. Non solo. La prateria del Forex è il terreno di caccia del cosiddetto High Frequency Trading. Insomma, è pieno di cacciatori che aspettano solo voi, le loro prede, per impallinarvi. In pochi si prendono tutti i profitti, lasciando democraticamente alla massa le perdite.

3. Le dimensioni contano.
Come in molti altri aspetti della vita, del resto. Entrare nel mercato del trading e pensare di diventare ricchi nel giro di un paio di sedute con un account da 50.000 euro è il “killer factor” numero 1. Un buon modo per farsi del male, insomma. Gli operatori professionali, che effettuano trading con successo, eseguono migliaia e migliaia di operazioni in pochissimo tempo, hanno capitali ingenti in grado di assorbire le inevitabili perdite che colpiscono anche i migliori trader e investono molto denaro in persone e tecnologie.

 

Non fare trading vuol dire non rischiare?

Niente affatto. Sui mercati finanziari si rischia sempre e si può perdere sempre. Ma a parte che si rischia anche non investendo (avete presente l’inflazione che vi mangia i risparmi?), resta da vedere quali sono le chance che ciò accada. La storia ci insegna che chi ha investito a lungo termine in azioni, obbligazioni o un misto dei due ha generalmente ottenuto buoni risultati, ferma restando la raccomandazione di non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Lo stesso non si può dire del trading improvvisato.

 


 

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Ultimi commenti
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    Concordo con Gigi, va forse delimitato meglio o chiarito il confine del trading.

    Perché se fare trading equivale a fare qualsiasi cosa che non sia Buy&Hold, allora anche l’allocation tattica dei portafogli express di AdviseOnly in una certa misura è trading?!
    Un trading diversificato, mensile e non intraday, meno rischioso, ma in una certa misura sempre trading è, visto che aumentate, diminuite e variate il peso ed i componenti azionari.

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      Provo a fare alcune distinzioni, assolutamente soggettive, ma penso condivisibili da molti, che spero aiutino a fare chiarezza.

      Execution = attività di compravendita, che può essere effettuata
      attraverso qualunque intermediario variamente autorizzato, come ad esempio una banca, una SIM, un sito di trading online, ecc. La definiamo a prescindere dallo scopo e dalla freqiuenza, come attività in sé e per sé.

      Trading = operatività legata a un’execution molto “fitta” (varie operazioni al giorno, spesso moltissime operazioni al giorno, spesso con chiusura delle posizioni a fine giornata per riaprirle il giorno dopo), con conseguente turnover di portafoglio elevatissimo, per cui il portafoglio gira completamente svariate volte all’anno. Inoltre l’orizzonte delle operazioni effettuate è generalmente breve, spesso pochi minuti o ore, qualche volta giorni (per alcuni operatori professionisti, si tratta anche di frazioni di secondo).

      Investire (seguendo un’asset allocation più o meno variabile) = gestione di un portafoglio in base ad obiettivi specifici del risparmiatore, all’aderenza ad un profilo d’investimento, ad un piano finanziario di accumulo, ecc. Ciò comporta ribilanciamenti periodici (variazioni nella composizione del portafoglio o incrementi netti di posizione, es. in un PAC) che quindi includono un’execution, cioè una compravendita, ma di ammontare relativamente limitato (raramente si ha turnover >1-1,5 all’anno, cioè il portafoglio cambia completamemnte pelle ogni 12-18 mesi; spesso i numeri sono inferiori). L’orizzonte temporale inoltre è più lungo e si giuarda al portafoglio nel complesso.

      Quindi, è questione di tempo e di volumi di operatività. Non c’è una soglia precisa, direi.

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    Il mercato dei cambi (detto anche “FX”, che sta per “Foreign Exchange” o “Forex”), ha che è aperto h 24, poco regolamentato, è relativamente noto (che esistano i cambi… il dollaro, lo yen… lo sa anche mia nonna).
    Il trading si fa anche su azioni e commodities, su tassi, su tutto. Per un piccolo investitore i risultati non cambiano molto: il rischio che sia un disastro completo è alto.

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    Sui mercati finanziari si può perdere sempre. Resta da vedere quali sono le chances che succeda, caro mio…la storia insegna che chi ha investito a lungo termine in azioni, obbligazioni o un misto dei due, ha generalmente ottenuto buoni risultati. Lo stesso non si può dire del trading (provate).

    PS: investire tutto su Finmeccanica è stato un azzardo, però! Un brutto erore: bisogna evitare di mettere tutte le uova in un solo paniere.

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      Non sono scemo, spiego coda è successo. I miei figli piccoli avevano dei soldi sul libretto di risp.e il papà ha detto loro: “invece di tenerli e non prendere quasi niente, prendiamo azioni. Se aumentano vendiamo e guadagnamo, se fluttuano le lasciamo e prima o poi…Il vostro Buy&Hold insomma. Diventati adulti ho dato i settemilioni di lire e mi son tenuto le azioni pensando “magari potranno usufruirne i nipoti”. Visto che quelli non arrivavano e le azioni non salivano le ho vendute a sei o settecento euro. Ma io sono contento perché in borsa nulla si crea e nulla si distrugge, ho perso io ma qualcun altro ci ha guadagnato…(perdona il pensiero in libertà)

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