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Tassi bassi e bail-in in arrivo: oggi più che mai la finanza va capita (meglio)

In Italia solo il 37% degli adulti sa rispondere a 3 domande su 5 che definiscono il grado di “competenza finanziaria”. Dovrebbe importarcene?

Ci sono statistiche che sui media Italiani non fanno notizia e che non leggerete mai sui giornali importanti, forse perché non se ne coglie l’effettiva rilevanza o forse, semplicemente, perché fa comodo non parlarne.

Giovedì scorso sono usciti i dati relativi alla prima S&P Global Financial Literacy Survey, curata da S&P, dalla Banca Mondiale, dall’istituto di ricerca americano Gallup e dalla George Washinton University. Un progetto ambizioso, che attraverso più di 150.000 interviste, condotte su un campione casuale in tutto il mondo nel 2014, si propone di misurare il grado di financial literacy, ossia di competenza finanziaria, nei vari paesi.

Il lavoro è in sé molto interessante, nella struttura e per come è concepito, in quanto si propone non tanto di misurare la competenza tecnica o terminologica sulle tematiche finanziarie, ma è basato su 5 semplici domande, con risposte a scelta multipla, legate ad aspetti generali inerenti la capacità di prendere semplici decisioni finanziarie nella vita di tutti i giorni.

Le domande riguardano: il concetto di inflazione, il concetto di tasso di interesse, il concetto di capitalizzazione degli interessi e il concetto di diversificazione del rischio. Date un’occhiata al test, ne vale davvero la pena, basta premere il tasto rosso sulla destra, “take our short quiz”, nel link che ho riportato sopra.

Per essere definito “financially literate” ai fini della statistica, bastava azzeccare 3 risposte a scelta multipla, su 5.

La competenza finanziaria degli Italiani.

Mentre gli americani si scandalizzavano perché solo il 54% degli adulti è financially literate, e molti giornali da Time al WSJ ne scrivevano, in Italia, che con il suo 37% è il paese peggiore tra le economie avanzate, addirittura dietro i nostri cugini greci, che con il loro 42% sono riusciti a combinare dei bei disastri, e ben sotto la media europea del 55%, dietro anche a molti paesi definiti emergenti, non si è fatta neanche una paginetta sul giornale della parrocchia.

post-serena

1 EU denotes all 28 EU member states.
2 EU 15 is: Austria, Belgium, Denmark, Finland, France, Germany, Greece, Ireland, Italy, Luxembourg, Netherlands, Portugal, Spain, Sweden, UK.
3 New EU is: Bulgaria, Croatia, Cyprus, Czech Republic, Estonia, Hungary, Latvia, Lithuania, Malta Poland, Romania, Slovak Republic, Slovenia.

L’educazione finanziaria ci riguarda?

La nostra vita è un susseguirsi continuo di decisioni finanziarie, dallo spendere la paghetta, all’aprire un conto corrente, usare una carta di credito, accendere un mutuo per acquistare una casa, risparmiare per la pensione.

Il nostro benessere individuale dipende fortemente dalla comprensione di alcuni principi finanziari di base – che possono sembrare noiosi ma non lo sono – e sono accessibili a tutti, a prescindere dal livello di istruzione. Non comprendere le basi del funzionamento dei tassi di interesse o del debito può avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone e di intere famiglie.

Il tracollo dei sistemi pensionistici pubblici e la situazione demografica, in un mondo di prodotti finanziari che diventano sempre più complicati, rendono necessario, oggi più che mai, un impegno delle autorità perché le competenze per prendere decisioni finanziarie consapevoli siano alla portata di tutti. Ecco alcuni semplici esempi per dimostrare come questo tema sia di scottante attualità per tutti noi.

L’italiano di mezza età che ha dei risparmi: chi spende troppo

Faccio un esempio a me vicino, mia madre: 70 anni, una laurea in chimica, vive in un paese del Nord Italia, legge, si informa, ha un tablet, usa internet. Mia madre, e molte altre persone come lei, si affanna a saltellare da una compagnia telefonica all’altra per risparmiare una trentina di euro sulle tariffe (con effetti spesso disastrosi sulla sua reperibilità), ma non è mai arrivata ad aprire un conto corrente online che le avrebbe permesso di risparmiare molto di più.

Mia madre, e molti come lei, non può credere che quel simpatico signore che è il suo promotore finanziario le faccia pagare almeno un 1,5% all’anno per i suoi preziosi consigli, che peraltro potrebbe avere gratuitamente da sua figlia. Ma tant’è lei è indipendente e “sa” decidere da sola. Mia madre, per sua fortuna, è figlia di un’epoca dove i generosi rendimenti dei BOT bastavano per poter limitare agli stessi BOT e ai CCT la conoscenza sufficiente per investire. Inoltre ha una pensione, che seppur bassa, le ha consentito di ritirarsi da insegnante intorno ai 45 anni.

Questa fetta di popolazione si lamenta frequentemente delle tasse, talvolta si indigna quando le banche vengono salvate con i soldi dei contribuenti, salvo poi non farsi domande sull’enormità di soldi (che noi abbiamo stimato in un ammontare pari all’1,5% del PIL annuo) che essa stessa spende per comprare prodotti finanziari che spesso non comprende, e talvolta inciampa in “gioiellini” come i Bond Parmalat o le obbligazioni Carige, propinati dalla banca di fiducia.

I giovani: quelli che sono fregati 2 volte

Sappiano che la disoccupazione giovanile è una delle più grandi piaghe del nostro tempo, in Italia sfiora il 40% e si attesta intorno al 20% nell’Unione Europea.

Ebbene, i giovani, non solo faticano a trovare un impiego, ma anche qualora lo avessero, si troverebbero a fronteggiare una situazione previdenziale molto più sfavorevole di quella dei loro genitori. Infatti il cosiddetto “rapporto di sostituzione”, cioè il rapporto tra l’assegno pensionistico e l’ultima retribuzione, per chi ha 25 anni oggi con prospettive di lavoro incerte è stimabile in una percentuale ben sotto il 50%. Leggete questi esempi per capire.

Un lavoratore dipendente normale, intorno ai 65 anni, che va in pensione oggi, può aspettarsi un reddito pensionistico di almeno il 70% del suo ultimo stipendio.

Questa situazione non può che peggiorare perché il fragile equilibrio su cui si regge il sistema previdenziale, basato sul rapporto tra chi è giovane e lavora per pagare i contributi e chi va in pensione, è assai sfavorevole.

L’atteggiamento dei governi, che in modo “omertoso” non informano i giovani della situazione e non incoraggiano da subito, forme fiscalmente agevolate di risparmio previdenziale (giovani, date un’occhiata al nostro portafoglio Pensione), semplici ed economiche, ma al contrario propongono misure “da cicala”, come la possibilità di anticipare in TFR in busta paga, sono a mio avviso inqualificabili.

I poveri, le donne e i più deboli: prede per gli squali

Nei paesi più sviluppati esiste una diretta correlazione tra livello di competenza finanziaria e reddito, osservabile anche nei dati Italiani dove, tra le donne, l’indice di competenza finanziaria raggiunge appena il 30% e nel gruppo del 40% più povero della popolazione, appena il 27%. Ebbene sì, anche la competenza finanziaria è uno degli aspetti che contribuiscono a perpetrare le disuguaglianze sociali.

Cosa pensate, saranno forse i benestanti ad aver bisogno di prestiti e finanziamenti o ad acquistare beni a rate, attirati dalle sirene del credito al consumo con slogan come “compra oggi, paga con calma”?

Sono proprio gli strati più deboli della popolazione a cadere nella trappola di debiti e rate che li impiccano e possono distruggere intere famiglie, quando non si tratta di usura perpetrata da personaggi al limite della delinquenza.

L’educazione finanziaria dovrebbe essere un diritto civile

A costo di sembrare un po’ naive, io credo che l’educazione finanziaria di base dovrebbere essere né più né meno che un diritto civile, come l’istruzione in senso lato, specialmente in un’era dove la dimensione economica è così importante.

Ma d’altronde, in Italia, con i ludopatici che si immiseriscono alle slot machine o al gratta e vinci ci si fanno i bilanci.

Non pensate che servirebbe un po’ di educazione finanziaria?

Servirebbe eccome, ma fatta bene, già nelle scuole elementari, presentata in modo divertente e coinvolgente, perchè farla sembrare noiosa è uno dei modi migliori per tenercene lontani.

L’educazione finanziaria NON dovrebbe essere un compito delle banche ma di istituzioni competenti e indipendenti, senza le solite opacità che caratterizzano il sistema della formazione in Italia.

Come dice Scottecs, un fumettista cantante e Youtuber che mi hanno fatto conoscere i miei figli e non è per niente stupido, in un esilarante video intitolato “lo Stato sociale

…“L’ Italia è un grande paese: se magna bé, se beve bé , si sta yeah yeah…”

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È uno dei partner fondatori e Presidente di Advise Only. Laureata in Economia Politica presso l'Università Bocconi, è stata responsabile dell'area commerciale dell'asset management del gruppo Banca Leonardo, occupandosi della ristrutturazione dell'offerta dei prodotti di risparmio gestito. In precedenza ha accumulato significative esperienze dapprima presso l'area Fixed Income Sales & Trading di JP Morgan e poi come Managing Director in Goldman Sachs, area Structured Fixed Income, occupandosi di clientela istituzionale italiana. Ama lo sport (corsa e sci di fondo), i buoni libri e l'opera lirica.

Ultimi commenti
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    ben venga allora che nella nostra ignoranza di italiani ci siamo affacciati poco agli strumenti finanziari e di contro abbiamo saputo almeno comprarci una casa 😀

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