Nella scorsa puntata, abbiamo chiarito cosa sono gli Exchange Traded Funds1 (ETF), passando in rassegna alcune delle loro principali caratteristiche: la loro liquidità, i metodi di gestione e il loro funzionamento.
Per ricapitolare, gli ETF sono fondi comuni di investimento caratterizzati da una gestione totalmente passiva. Essenzialmente, si limitano a replicare l’andamento di un determinato indice (benchmark) al quale si riferiscono.
Ora proviamo a fare il punto più generale sull’industria di questi particolari strumenti finanziari, individuandone la tassazione applicata e ripassando i passaggi da compiere per imparare come investire in ETF.
Conviene investire in ETF?
Gli ETF sono tra i migliori strumenti disponibili al risparmiatore: si comprano/vendono facilmente presso qualunque intermediario, costano poco e vi consentono di investire praticamente ovunque.
Se potete, evitate quelli che investono pesantemente in derivati non trattati in Borsa (ma lo stesso vale per i fondi comuni), ma privilegiate quelli che investono fisicamente nei titoli (o in derivati trattati in Borsa). Analogamente, potendo scegliere, evitate quelli che prestano i titoli in portafoglio (titoli che potrebbero non tornare più indietro se dovesse fallire la società alla quale li hanno prestati in cambio di una modesta remunerazione.
Tra i vantaggi offerti dagli ETF sicuramente c’è il fatto che, a differenza delle obbligazioni2, sono negoziati quotidianamente in Borsa, proprio come le azioni3. È possibile, in altri termini, acquistare una sola quota di ETF, il cui costo è generalmente accessibile a tutti i risparmiatori, per avere una piena esposizione all’indice replicato dallo strumento. Esposizione che invece richiederebbe ingenti somme di denaro se si volesse ottenere acquistando le azioni che lo compongono.
Dove acquistare ETF?
Come investire in ETF? In Italia questi strumenti sono negoziati nel mercato ETFplus di Borsa Italiana dalle ore 9.00 alle 17.25.
Il mercato ETFplus è suddiviso in quattro segmenti:
- ETF indicizzati (obbligazionari e azionari)
- ETF a gestione attiva
- ETF strutturati (senza effetto leva)
- ETC/ETN (con effetto leva oppure senza) che replicano materie prime specifiche o indici sulle materie prime stesse, nel primo caso, e indici di valute (ma anche azionari e obbligazionari) nel caso degli ETN
L’ordine di acquisto (o di vendita) deve essere inoltrato attraverso la propria banca o il proprio intermediario finanziario (SIM, Gestore privato) utilizzando i classici canali: internet, sportello, promotore finanziario o call center. Successivamente, il market maker effettuerà l’operazione di acquisto o di vendita.
Online o allo sportello? Generalmente, le banche prevedono costi di commissione e spese superiori a quelle dei broker online. Di conseguenza, anche per motivi di praticità, sarebbe meglio effettuare le operazioni online. Nel caso si scelga quest’ultima modalità, i broker online offrono gratuitamente una piattaforma di trading, utilizzabile una volta aperto un conto presso di loro. Tramite le piattaforme online è possibile effettuare gli ordini ed inserire stop limit e stop-loss di acquisto o di vendita in base alle proprie esigenze d’investimento.
Un consiglio! Inviate l’ordine di acquisto/vendita a mercati aperti, altrimenti il market maker applicherà un margine al prezzo per tenere conto di eventuali errori di stima sul prezzo che prevarrà all’apertura del mercato.
Come varia il prezzo degli ETF?
Le proposte di acquisto e vendita ai fini della conclusione dei contratti sono ordinate secondo criteri di prezzo o tempo. Come avviene per le azioni, anche il prezzo degli ETF ha dei limiti di oscillazione:
- un limite massimo di variazione di prezzo delle proposte immesse sul mercato rispetto al prezzo di riferimento del giorno precedente
- un limite massimo di variazione del prezzo dei contratti sempre rispetto al prezzo di riferimento del giorno precedente
- un limite massimo di variazione dei prezzi tra i due contratti consecutivi
Come funziona la tassazione degli ETF?
Il regime fiscale applicato agli ETF è stato modificato a seguito dell’approvazione del Decreto-legge n°66 del 2014, siano questi armonizzati (in linea con le normative europee) o meno. In questo modo, l’aliquota è aumentata dal 20% al 26% per gli ETF azionari (mentre è rimasta fissa al 12,5% per gli obbligazionari governativi – Titolo di Stato). L’aliquota si applica ad entrambe le forme di reddito generate da questi strumenti finanziari, in linea con la tassazione dei fondi comuni:
- Redditi da capitale – derivano dall’incasso di cedole (o dividendi) o dalla plusvalenza generata dall’aver venduto degli ETF con una performance positiva e quindi hanno segnato un aumento di valore delle singole quote;
- redditi diversi: derivanti da eventuali minusvalenze, cioè perdite determinate dalla performance negativa dell’ETF e dalla conseguente diminuzione di valore delle quote.
Sia le plusvalenze che le minusvalenze sono calcolate direttamente sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita dello strumento: il valore del NAV, che precedentemente veniva utilizzato per determinare la fiscalità, ora non è più rilevante.
Risulta rilevante sottolineare come gli ETF, nel momento in cui generano “reddito di capitale”, quindi una plusvalenza, questo non può essere utilizzato per compensare eventuali altre minusvalenze generate sempre da altri ETF.
Una differenza fiscalmente importante dato che, per la normativa italiana, i prodotti finanziari che permettono di compensare eventuali minusvalenze sono quelli che producono “reddito diverso”, cioè azioni, obbligazioni e certificati.
1 – #ABCFinanza: cosa sono gli ETF e perché sono così convenienti?
2 – #ABCFinanza: che cosa sono le obbligazioni?
3 – #ABCFinanza: vuoi investire in azioni? Ecco ciò che devi sapere
alberto casano / Maggio 20, 2019
sarebbe interessante approfondire il tema della fiscalità a cui l’ETF (e non il risparmiatore) è sottoposto, per confrontare meglio l’investimento diretto con quello via ETF. Cerco di spiegarmi meglio: se possiedo azioni Eni dopodomani riceverò 0,41€ lorde per azione, a cui applicare la ritenuta del 26%. Se vendo l’azione pagherò il 26% sulla plusvalenza altrimenti, se in perdita, incrementerò le minus del mio “zainetto fiscale”.
Se possiedo quote di ETF su Italia (o altro) il dividendo Eni verrà incamerato dall’ETF il cui valore rifletterà l’evento. Ci sarà la trattenuta del 26%? Se così fosse, ricevendo le cedole dell’ETF o vendendolo pagherei 2 volte il 26% sul dividendo staccato. Ma se per accordi internazionali ETF non pagasse il 26% di trattenuta alla fonte, questo sarebbe vero in egual misura per tutti gli ETF investiti in Eni o ci sono differenze tra ETF IE, LU, FR etc.? Spero il quesito sia chiaro. Idem per l’investimento in azioni estere, anche se qui, per la mia esperienza personale, il rimborso della doppia tassazione è così complicato e costoso che non c’è storia: meglio ETF.
Idem per ETF obbligazionari: meglio investimento diretto in BTP o su ETF obbl. Italia?
Ovviamente mi interessa solo l’aspetto fiscale e non confrontare tutte le altre differenze tra ETF e investimento diretto
grazie
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Redazione AdviseOnly / Autore / Maggio 21, 2019
Ciao Alberto,
Sì, tendenzialmente c’è una duplice tassazione dei dividendi esteri, che vale per ETF, fondi e anche investimenti diretti in azioni: dapprima “alla fonte” (ossia nel paese estero di residenza della società che li distribuisce, cd. “ritenuta paese”), e poi sull’ammontare netto, cioè sulla differenza, è applicata la ritenuta italiana. Quindi la ritenuta del 26% applicata in Italia ha come base imponibile non quella dell’intero dividendo erogato, bensì il c.d. “netto frontiera“.
Per limitare l’effetto della doppia tassazione, esistono delle convenzioni Internazionali contro le doppie imposizioni che fissano un limite massimo all’imposta nel paese da cui provengono i dividendi erogati. Nell’UE, ci risulta l’applicazione sia uniforme, ma meglio verificare con un fiscalista.
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