Titoli di Stato: dite la verità, l’argomento vi intriga senza sosta. Noi lo sappiamo con certezza matematica, alla luce delle richieste di approfondimento che periodicamente ci giungono: quando pensiamo di averne già parlato abbastanza, in realtà scopriamo che c’è sempre qualcosa di nuovo, o di più, da dire.
Ed ecco allora che oggi torniamo a occuparcene, cercando fra le altre cose di capire quando un titolo di Stato può valere la puntata.
Quelli che la cedola non te la pagano
Iniziamo dai Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) e dai Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ): sono, appunto, due titoli zero coupon, ossia che non pagano le cedole durante la loro breve vita. I BOT hanno una durata massima di 12 mesi, i CTZ di 24 al massimo.
Le obbligazioni zero coupon – senza cedola, appunto – al momento dell’emissione vengono collocate “sotto la pari”, ossia a un valore più basso di quello nominale, e poi rimborsate “alla pari”, vale a dire al loro valore nominale: il rendimento è dato proprio dalla differenza tra valore di rimborso e prezzo di emissione.
In pratica, al momento dell’emissione, al valore nominale viene sottratto l’interesse annuo per la durata del titolo.
Discorso diverso per i BTP
I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono titoli di debito a medio-lungo termine, emessi sempre dal Dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e delle Finanze. In questo caso la cedola c’è e viene pagata semestralmente.
E proprio perché la cedola c’è, il rendimento dei BTP è legato non solo alla differenza tra prezzo d’acquisto e valore nominale rimborsato alla scadenza ma anche al flusso cedolare, posto che le cedole sono costanti per tutta la vita del titolo.
I BTP, infatti, sono titoli di Stato a tasso fisso. Tra quelli che staccano la cedola ci sono anche i titoli a tasso variabile (CCT, BTP Italia e via dicendo): ma eventualmente ci torneremo.
Come capire se e quanto conviene un titolo di Stato?
Premesso tutto ciò, bisogna dire che non sempre gli intermediari finanziari forniscono elementi sufficienti per poter confrontare la convenienza di un titolo di Stato, specialmente di uno zero coupon, rispetto ad altri strumenti finanziari. Ecco perché può essere interessante dare qualche dritta ai nostri lettori.
Cominciamo col dire che l’analisi da parte del risparmiatore deve essere effettuata in termini di:
- rendimento a scadenza;
- rischio liquidità;
- rischio di tasso.
Andiamo quindi a scoprire, nello specifico, di cosa si tratta.
Rendimento a scadenza, uno strumento importante
Il rendimento a scadenza è lo strumento che si utilizza per mettere a confronto investimenti alternativi fra loro: per esempio, il BOT o il CTZ rispetto al BTP. Si calcola come la differenza tra prezzo di rimborso e prezzo di acquisto, parametrato sul numero di giorni che mancano alla scadenza e sempre trasformato su base annua.
Ed è proprio grazie al calcolo del rendimento a scadenza che è possibile paragonare i rendimenti dei titoli zero coupon con quelli dei titoli che invece riconoscono all’investitore una cedola.
Cosa c’è da sapere sul rischio liquidità
Un indicatore immediato del rischio liquidità è lo spread denaro/lettera, cioè la differenza tra la quotazione per chi acquista e chi vende in un dato momento. È la remunerazione immediata per chi quota i titoli.
Quanto più ampia è la differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita, tanto più modesti saranno gli scambi sul mercato ed elevate invece le difficoltà e i costi di smobilizzo del titolo prima della scadenza.
Rischio di tasso (e una parentesi sulla duration)
Si tratta del rischio che incombe sull’investitore al variare dei tassi sul mercato. La volatilità, cioè l’erraticità dei tassi di mercato, ha un impatto principalmente:
- sul prezzo dei titoli
- sulle possibilità di reinvestimento delle eventuali cedole.
Per misurare il rischio di tasso uno degli strumenti tipicamente adoperati è la duration1, che misura la sensibilità del titolo alle variazioni dei tassi di interesse.
In particolare:
- un’obbligazione a tasso variabile ha una duration molto vicina allo zero, perché il tasso della cedola si adegua periodicamente ai cambiamenti del mercato e il prezzo ha il vantaggio di essere molto stabile;
- un’obbligazione a tasso fisso ha una duration più alta di una a tasso variabile;
- un titolo zero coupon ha una duration uguale alla sua durata.
Quindi, rispetto agli investimenti in titoli con cedola, investendo in titoli zero coupon si corrono maggiori rischi di tasso (e quindi maggiori rischi di oscillazione dei prezzi).
Ed è bene tenerne conto nel caso in cui si avesse la necessità di smobilizzare i titoli prima della scadenza. Chi invece investe in ottica “cassettista”, cioè intende detenere i titoli fino alla loro scadenza, è relativamente indifferente al rischio duration.
Per finire: una simulazione sui rendimenti netti
Tutto molto interessante. Ma ancor più interessante è capire in che modo valutare la convenienza – diciamo – di un BOT a sei mesi rispetto a un deposito bancario di pari durata, o di un BOT a un anno rispetto a un’obbligazione societaria anch’essa annuale.
Alla fine, ciò che il risparmiatore porta a casa è il rendimento al netto delle imposte. E allora andiamo a vedere a quanto ammonterebbe nella nostra simulazione, che riporta i rendimenti lordi e i rendimenti al netto delle imposte.
Rendimenti netti a parità di scadenza
Rendimento lordo | Tassazione | Rendimento al netto della tassazione | |
---|---|---|---|
BOT scadenza 6 mesi | 5,5% | 12,5% | 4,8125% |
Deposito bancario a 6 mesi |
6% | 26% | 4,44% |
BOT scadenza 1 anno | 6% | 12,5% | 5,25% |
Obbligazione 1 anno | 6,5% | 26% | 4,81% |
Come si vede, i titoli di Stato hanno un trattamento fiscale diverso rispetto alle obbligazioni bancarie e ai depositi bancari, che sono soggetti a ritenute maggiori. Dunque, per valutare correttamente le alternative di investimento sul mercato, va necessariamente considerato il rendimento al netto delle imposte.
Da aggiungere a ciò gli eventuali costi legati al servizio d’investimento, che pure vanno a incidere sul rendimento netto finale.
Morale della favola
Per una corretta valutazione delle scelte d’investimento in strumenti a reddito fisso occorre confrontare tra loro i rendimenti, a parità di scadenza, verificando contestualmente il rischio di liquidità e il rischio tasso, comparando infine i rendimenti anche al netto di tasse e commissioni qualora ci sia disomogeneità nel trattamento fiscale.
1 – #ABCfinanza: cosa sono rischio di tasso d’interesse, duration e vita residua?