Durante le crisi economiche l’attività delle banche centrali ha una grandissima rilevanza. Come si capisce dallo stesso nome, infatti, questi Istituti sono il cuore pulsante del sistema bancario. Da loro dipende quanta moneta circola nel sistema. E sempre da loro vengono decisi i tassi d’interesse ai quali le altre banche si finanziano.
La Banca centrale europea, presieduta da Christine Lagarde, è l’autorità di riferimento per quanto riguarda i Paesi dell’area euro. In seguito all’esplosione della pandemia da coronavirus la Bce ha deciso di agire con un importante pacchetto di acquisti di titoli di Stato che si chiama PEPP, Pandemic Emergency Purchase Programme.
Inizialmente con l’obiettivo di raggiungere un quantitativo di 750 miliardi di euro, poi ampliato di 600 miliardi per un totale di 1.350. Prima di analizzare il PEPP nel dettaglio, però, è utile fare un passo indietro per capire come opera la nostra banca centrale.
Obiettivi e leve d’azione della Banca centrale europea
La Bce opera principalmente attraverso l’utilizzo di due leve: i tassi d’interesse di riferimento e la regolazione della quantità di moneta che circola nel sistema.
L’insieme delle misure messe in campo dal banchiere centrale vengono definite “misure di politica monetaria”. L’obiettivo dichiarato è mantenere l’inflazione (l’aumento generalizzato dei prezzi) a livelli inferiori ma prossimi al 2%, poiché questo è considerato sintomo di economia in salute e condizione desiderabile ai fini della crescita economica e dell’incremento dell’occupazione. Una politica monetaria espansiva, fatta di bassi tassi d’interesse e aumento del denaro a disposizione, stimola l’inflazione.
Al contrario, una politica restrittiva serve a contenerla. Toccare i tassi di riferimento incide, in un senso o nell’altro, sui tassi di interesse che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi alla clientela. Pertanto, questa decisione ha un effetto a cascata sulla spesa dei consumatori e sugli investimenti delle imprese. Se abbassare i tassi d’interesse non dovesse bastare a stimolare l’inflazione, la Bce può ricorrere a misure non convenzionali come i programmi di acquisto titoli (il PEPP rientra tra questi).
A cosa servono i programmi straordinari di acquisto titoli
La Bce sta iniettando liquidità nel sistema attraverso l’acquisto di titoli di Stato, ovvero le obbligazioni con cui gli stati finanziano il loro debito. La Banca centrale non può acquistare titoli direttamente, tuttavia, li può comprare dopo che questi sono stati emessi. Ossia, sul cosiddetto mercato secondario. Circostanza che rende i titoli più liquidi (facilmente vendibili da chi li sottoscrive) e quindi più appetibili.
Ecco, la Banca centrale europea, con il PEPP, va a fare proprio questo: compra titoli di Stato dei Paesi dell’area euro per aumentare la loro appetibilità. L’effetto diretto è che i Paesi più indebitati, come l’Italia, possono trovare prestiti con più facilità, risparmiando parecchio sugli interessi pagati ai creditori.
Non solo il PEPP: la Bce ha acquistato oltre 2.800 miliardi di titoli
Il PEPP è un programma temporaneo, lanciato la prima volta lo scorso 24 marzo. Si affianca all’APP, l’Asset Purchase Programme. Quest’ultimo comprende vari programmi di acquisto intrapresi negli anni dalla Bce che comprendono titoli pubblici, ma anche obbligazioni bancarie garantite e del settore privato.
A fine aprile 2020, la quantità di tali titoli comprati dalla banca centrale ammontava a oltre 2.800 miliardi di euro (di cui l’80% titoli pubblici). Tra gennaio e ottobre 2019 l’acquisto di titoli è stato sospeso, la banca centrale ha però a reinvestito il capitale rimborsato dai titoli in scadenza.
PEPP, meno vincoli per la Bce
L’arrivo della crisi ha spinto la dirigenza della banca centrale ad aumentare gli stimoli con il PEPP, appunto. Questo programma, oltre alla quantità di titoli acquistati di cui abbiamo già detto, prevede l’eliminazione di alcuni vincoli che invece c’erano in precedenza. La Bce, infatti, ora può acquistare titoli con scadenza minima a 70 giorni (prima era 1 anno).
Il famoso capital key, ovvero la regola che limita l’acquisto di titoli per un singolo stato in base al contributo al capitale della Bce, è stato reso più flessibile: ora è possibile derogare per fare fluttuazioni nella distribuzione dei flussi d’acquisto. Infine, nell’ambito del PEPP la Bce può derogare ad altri limiti di acquisto: come, per esempio, il paletto del 33% per la singola emissione di debito.
1 – Se il coronavirus incontra il Megatrend