a
a
HomeCAPIRE LA FINANZAABC FINANZA#ABCFinanza: cos’è la volatilità di un investimento?

#ABCFinanza: cos’è la volatilità di un investimento?

Cosa si intende per volatilità relativa agli investimenti?

Vi sono tanti modi per leggere il rischio di un investimento. Si va dalle metriche di rischio estremo, come il max drawdown o il VAR (Value At Risk1), passando da indici di diversificazione, fino ad arrivare a misure di rischio più generali come la volatilità. Oggi ci occupiamo proprio di quest’ultima che, peraltro, assume varie declinazioni (downside volatility, historical volatility, expected volatility).

Dopo aver familiarizzato con la teoria del rischio2, che non è obiettivo di questo post, resta da capire come utilizzare questi numeri; in altre parole, vogliamo essere in grado di rispondere a domande come questa: “Come dobbiamo comportarci sapendo che la volatilità del nostro investimento è del (per esempio) 12%?”

 

Come si legge la volatilità?

L’obiettivo della volatilità, metrica legata per natura e costruzione al concetto di dispersione dei rendimenti (e quindi al concetto di incertezza), è quello di darci un’idea su quanto i nostri investimenti possano regalarci sorprese in futuro.

La volatilità si può calcolare in diversi modi, ciascuno pensato per darci informazioni diverse sul rischio degli investimenti:

  • Historical volatility, o volatilità storica. Questo indicatore è molto utile quando viene messo a confronto con le performance passate: se nell’ultimo anno ho avuto una performance del 20%, ma la volatilità è stata del 35%, con molta probabilità il mio guadagno è stato un colpo di… dispersione. La stessa performance, ottenuta con una volatilità del 10%, ha tutto un altro significato3.
  • Downside volatility. Questo indicatore serve a misurare invece la volatilità associata solamente alle perdite. Di fatto è quella che ci deve preoccupare maggiormente e quella a cui bisogna prestare più attenzione.
  • Expected volatility o volatilità attesa. Questo indicatore ci dice quale sarà verosimilmente la volatilità futura (almeno in teoria, perché per calcolarla ci affidiamo a modelli matematico-statistici che, per quanto solidi e precisi, sono soggetti all’imprecisione propria delle stime) per darci un’idea sul rischio che potremo correre, eliminando in molti casi l’eccesso di overconfidence, e dandoci così una reale percezione di cosa potrebbe accadere.

 

 

Volatilità: quando è troppo alta?

Come spesso accade è difficile essere categorici quando si parla di valutazioni, specialmente quando si tratta di investimenti finanziari. Abbiamo però parlato fino ad ora di volatilità alta e bassa, quindi devono esistere delle soglie più o meno generalmente accettate come riferimento.

Solitamente una volatilità annua del 3 – 4% è considerata bassa; bisogna invece iniziare a preoccuparsi quando si supera il 15 – 20%. Definire degli standard per i valori di volatilità, però, diventa ancor più complicato quando si considerano diverse asset class: ogni categoria di strumento ha delle peculiarità che la rendono più o meno rischiosa di altre. Ad esempio la volatilità media delle obbligazioni più rischiose sarà comunque significativamente inferiore a quella delle azioni. Proprio per questo abbiamo considerato i valori storici di diversi strumenti finanziari, per offrirvi qualche soglia utile:

 

clustered | amCharts

 

Il grafico, anche ad un primo sguardo, ha molto da raccontare:

  • le azioni hanno una volatilità media più alta (la media storica di lungo periodo è circa del 16%) rispetto alle obbligazioni (la cui media storica è del 2,4%) e di conseguenza sono più rischiose (banale, ma è bene ricordarlo). È molto difficile trovare azioni con valori di volatilità vicini alle obbligazioni;
  • i valori di volatilità delle singole azioni vanno presi con le pinze. Molto dipende dalla liquidità del titolo e dal settore, infatti vi sono settori storicamente più volatili di altri (come quello farmaceutico o quello energetico) che possono avere titoli con una volatilità media anche del 35%;
  • normalmente un indice azionario ha volatilità media (16%) inferiore rispetto ad un singolo titolo, questo grazie al beneficio della diversificazione. La volatilità non è uniforme nemmeno tra i diversi indici azionari: l’S&P500 ha una volatilità storica che in tempi recenti si è assestata sul 7%, che diventa 15% per il nostro FTSEMIB;
  • investire in Bitcoin4 non è consigliabile per persone con problemi di cuore e di ansia;
  • questi sono valori di lungo termine, la volatilità varia moltissimo nel tempo, aumentando violentemente durante i periodi più turbolenti.

 

La volatilità non basta

Il rischio di un investimento va valutato da diversi punti di vista, la volatilità non è sufficiente da sola a darci tutte le informazioni necessarie. Per questo motivo nei prossimi post analizzeremo altre metriche di rischio che ci aiuteranno a completare il quadro e ad avere una visone più completa dei rischi legati agli investimenti e ai singoli strumenti finanziari.

 



1 – #ABCFinanza: cos’è il VaR (Value at Risk)?
2 – Tutti parlano di rischio. Noi te lo spieghiamo in modo semplice, “pane & salame”
3 – #ABCFinanza: valutare gli investimenti con lo Sharpe Ratio
4 – Financial Brief | Bitcoin: una “moneta” tra mito e realtà

Scritto da

Con www.adviseonly.com la finanza non è mai stata così semplice. La nostra missione è spiegarvi il mondo degli investimenti in modo chiaro e senza giri di parole, per rendervi investitori più informati e consapevoli.

Ultimi commenti

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.