Soprattutto ultimamente, si fa un gran parlare di Treasury e di rendimenti in (ri)salita. Ma cosa sono i Treasury e perché un rialzo dei loro rendimenti è seguito con lo stesso interesse con cui si potrebbe seguire, per dire, l’evoluzione delle storie e delle relazioni dei personaggi di una serie by Shonda Rhimes? Oggi siamo qui appunto per spiegarvelo.
Cominciamo col dire che i Treasury sono i titoli di Stato emessi dal governo federale degli Stati Uniti d’America. Ne esistono quattro categorie, ognuna con precise caratteristiche in quanto a scadenza, rendimento e modalità di pagamento degli interessi dovuti.
Quali sono le categorie di Treasury?
Scadenza, rendimento e modalità di pagamento degli interessi dovuti, dicevamo: ogni Treasury ha le sue caratteristiche, che ne determinano l’appartenenza a una delle quattro categorie seguenti.
- Treasury Bill, o T-Bill. Il loro range di durata va da pochi giorni a 52 settimane. Vengono tipicamente venduti con uno sconto rispetto al valore nominale, mentre alla scadenza l’investitore riceve l’importo che corrisponde al valore nominale tutto intero. L’interesse che spetta all’investitore corrisponde quindi alla differenza tra valore di rimborso e prezzo di emissione: un po’ come i nostri BOT, venduti “sotto la pari” e rimborsati “alla pari” 1.
- Treasury Note, detti anche T-Note. Hanno una durata di due, tre, cinque, sette e dieci anni e maturano un tasso d’interesse fisso ogni sei mesi fino alla scadenza.
- Treasury Bond, noti anche come T-Bond. Come i T-Note, maturano un tasso di interesse fisso ogni sei mesi fino alla loro scadenza. La differenza sta nella durata: sono infatti emessi con una durata di 20 anni o 30 anni.
- Treasury Inflation-Protected Securities, o TIPS. Sia l’interesse sia il rimborso alla scadenza seguono l’inflazione, premiando l’investitore se i prezzi salgono. Alla scadenza, infatti, l’investitore incassa il capitale adeguato all’inflazione oppure quello originariamente investito, a seconda di quale dei due è più alto. Stessa logica si applica agli interessi, che i TIPS pagano due volte all’anno a un tasso fisso.
Minimo comun denominatore è la facoltà, per chi detiene ognuno di questi titoli, di lasciarli in portafoglio fino alla loro scadenza o di venderli prima.
Perché si parla molto di Treasury?
Perché i Treasury rivelano le attese del mercato sulle future mosse della Federal Reserve, la banca centrale statunitense, che interviene sul costo del denaro e sulla liquidità in circolazione. Facendo questo, indirettamente portano alla luce le attese sull’inflazione e, dunque, sull’economia degli Stati Uniti d’America.
A fare da spia è l’aumento (se dalla Fed ci si aspetta una stretta) o la flessione (se invece ci si aspetta un allentamento) dei rendimenti. Ultimamente abbiamo assistito a un rialzo2 perché, potremmo dire riadattando un noto spot pubblicitario, “l’attesa di una politica monetaria più restrittiva è essa stessa restrittiva”. Lo è, per lo meno, nel sentire dei mercati.
In questo periodo, lo abbiamo detto, gli investitori attendono come imminente un ritorno col botto dell’inflazione: c’è troppa voglia di spendere repressa dalla pandemia di Covid-19 – consumi rinviati, investimenti rimandati – e troppa liquidità assicurata da banche centrali e piani fiscali.
Al momento fiammate inflazionistiche non se ne vedono, e l’esperienza degli ultimi 15 anni ci ha dimostrato la fallacia del ragionamento secondo cui “più liquidità uguale più rialzi del livello generale dei prezzi”. Eppure questo, al momento, è il clima.
Un clima che, come abbiamo visto, si riflette sui rendimenti offerti dal mercato obbligazionario, in un momento in cui, a fronte di un’inflazione che sembrerebbe pronta a riemergere in tutto il suo fulgore, gli investitori si aspettano una stretta dalla Fed non così lontana nel tempo come la Fed continua ad assicurare.
Come investire in Treasury?
Comprarli direttamente può essere una via, ma forse non è la più indicata per noi piccoli investitori, se non altro perché i tagli minimi non sono sempre a portata delle nostre tasche. E poi anche perché si potrebbe cedere al richiamo, per dire, del T-Note decennale con un’abbuffata (un po’ alla Sordi, ecco: “Treasury, m’hai provocato? E io me te magno”) che mortificherebbe la diversificazione del proprio portafoglio d’investimento.
Via d’accesso decisamente migliore per un piccolo investitore è un fondo comune d’investimento o un ETF (Exchange Traded Fund) che investano il capitale raccolto in un paniere obbligazionario contenente anche Treasury. Il che garantirebbe un sovrappiù di diversificazione – oltre a quella che auspicabilmente già caratterizza il proprio portafoglio – dal momento che fondi comuni ed ETF sono prodotti già alquanto diversificati al loro interno (e, per inciso, i fondi obbligazionari hanno in genere commissioni convenienti).
Per chi non ama il frisson dei cambi valutari c’è l’alternativa della copertura. Ma attenzione: non è gratuita. Prima di attivarla, quindi, bisogna chiedersi quanto ha senso aspettarsi oscillazioni pazzesche sul mercato dei cambi e, dunque, se davvero vale la pena di farsi carico di questo costo un più.
Un’ultima domanda che già vediamo affiorare nelle vostre labbra: essendo un investimento in titoli di Stato, è per caso previsto qualche “sconticino” fiscale? La risposta è sì. Anche i titoli di Stato del Tesoro statunitense, come tutte le emissioni di Paesi ed enti inclusi nella White List (la lista, cioè, degli Stati che consentono uno scambio di informazioni con l’Italia) sono favoriti dall’aliquota agevolata del 12,5% nella tassazione dei proventi.
1. #ABCFinanza: titoli di Stato, cosa sapere e come sceglierli
2. Fiammata dei Treasury USA: cosa sta succedendo?