L’evoluzione tecnologica sta trasformando profondamente il mondo della finanza. Se spesso ci siamo soffermati sui vantaggi che questa rivoluzione offre al risparmiatore – in termini di efficienza del servizio, trasparenza sui costi e accesso a informazioni fino ad ora difficili da ottenere – oggi ci focalizzeremo sull’utilità della tecnologia lato offerta. Sì, perché intelligenza artificiale1 e big data sono come una miniera d’oro nelle mani delle istituzioni finanziarie.
Valutare i debitori con intelligenza (artificiale)
“Il vasto patrimonio informativo prodotto dall’impronta lasciata sulla rete dai comportamenti digitali dei consumatori si presta all’utilizzo per scopi molteplici nell’ambito dell’attività bancaria”, ha osservato di recente Alessandra Perrazzelli, vicedirettore generale della Banca d’Italia.
Pensiamo ai prestiti e, più nel dettaglio, alla “cessione del quinto” dello stipendio o della pensione – una particolare tipologia di prestito al consumo a cui può accedere chiunque abbia una busta paga fissa o riceva una pensione, senza garanzie immobiliari o patrimoniali. Introdotta nel 1950, questa pratica non è certo una novità nel panorama dell’offerta finanziaria nazionale. Ma assume nuovi connotati proprio alla luce di big data e intelligenza artificiale, che facilitano enormemente la vita alle banche chiamate a decidere se concedere o meno un prestito a un determinato cliente.
Come funziona la cessione del quinto?
Si tratta di un prestito personale non finalizzato, nel senso che non ci sono vincoli sulle modalità di utilizzo dei soldi ottenuti, a cui, come abbiamo accennato, possono accedere dipendenti pubblici o privati con contratto a tempo indeterminato o determinato e pensionati con un’età inferiore o uguale a 85 anni.
La caratteristica che contraddistingue questo tipo di finanziamento sta nella “garanzia”: se la maggior parte dei prestiti prevede che il rimborso sia gestito dal richiedente, nel caso della cessione del quinto è l’ente previdenziale (per i pensionati) o il datore di lavoro (per i dipendenti) a trattenere la rata (capitale e interessi) direttamente dall’assegno previdenziale o dalla busta paga, per versarla poi alla banca creditrice.
Il finanziamento può avere una durata massima di 120 mesi (dieci anni) e l’importo della rata mensile non può eccedere il 20% (un quinto, da cui il nome del prestito) della pensione o dello stipendio netto. In linea teorica, l’importo massimo richiedibile è legato quindi al livello di contribuzione ma, in concreto, molti istituti finanziari fissano un tetto a 75.000 euro.
Oltre alla garanzia della ritenuta da parte del datore di lavoro o dell’ente pensionistico, sono poi previste delle coperture assicurative integrate obbligatorie, che tutelano la banca nel caso di perdita del posto di lavoro (cessione del quinto dello stipendio) o del decesso del debitore (cessione di quinto della pensione).
Il contributo della tecnologia
La cessione del quinto è una tipologia di prestito particolarmente amata dagli italiani, proprio perché facilmente accessibile e rapida da ottenere. Di recente però la Banca d’Italia è intervenuta più di una volta in merito a questa pratica, per evidenziare la necessità di valutare con maggiore attenzione il merito creditizio del cliente, onde evitare un sovraindebitamento che può derivare da rinnovi effettuati senza tener conto di informazioni provenienti dalle banche dati – come per esempio l’esistenza di altri finanziamenti o di condizioni non favorevoli della situazione del nucleo familiare nel complesso.
È qui che l’intelligenza artificiale può giocare un ruolo da protagonista, dando nuovo slancio al settore: lavorando e combinando i dati storici sulle abitudini di rimborso di ogni individuo, sul numero di prestiti attivi in quel momento, sul numero di carte di credito intestate – solo per citarne alcuni – è possibile infatti ottenere un quadro della situazione molto chiaro, utile a chi deve decidere se concedere o rinnovare un determinato finanziamento.
1 – Intelligenza Artificiale, le parole chiave per saperne di più