“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”.
Oscar Wilde
“Qualsiasi cosa facciano le donne devono farla due volte meglio degli uomini per essere apprezzate la metà. Per fortuna non è una cosa difficile!”
Charlotte Witton, sindaco di Ottawa, Canada
Queste sono solo alcune delle innumerevoli frasi rilanciate in rete in occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, celebrata per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state (e sono ancora) oggetto in tutte le parti del mondo.
Noi che ci occupiamo di economia e finanza celebriamo l’8 marzo a modo nostro: con i numeri.
Ecco allora alcuni dati Eurostat (aggiornati a fine 2014) – alcuni già noti, altri meno – che ci restituiscono una fotografia dello status femminile all’interno di diversi Paesi Ue.
Forse non sapevate che…
- La popolazione della Lettonia è prevalentemente femminile: ci sono 118 donne ogni 100 uomini. Al contrario in Lussemburgo ci sono solo 99,8 donne ogni 100 uomini.
- All’interno dell’Ue il 27% delle donne di un’età compresa tra i 18 e i 74 anni ha completato un ciclo di studi a livello universitario, contro il 25% degli uomini. La percentuale è a favore delle donne in tutti gli Stati membri eccetto la Germania – dove il divario è più ampio: 20,3% le donne, 27,9% i maschi – Lussemburgo, Austria, Paesi Bassi e Grecia.
- La Spagna è il Paese Ue in cui le donne hanno l’aspettativa di vita media più alta (86,1 anni), mentre a detenere il record negativo sono Bulgaria (78,6 anni) e Romania (78,7 anni).
- L’occupazione femminile all’interno dell’Unione europea è cresciuta di 4 punti percentuali negli ultimi 10 anni (da una media del 59,2% a una media del 63,4%): nel 2014 il livello più alto si registrava in Svezia (77,6%), quello più basso in Grecia (44,3%).
- La percentuale di donne con un impiego part-time nel Paesi Bassi è del 75,2%, circa 25 volte la quota che si registra in Bulgaria (2,7%).
- Il numero medio di ore lavorate da chi ha un impiego full-time all’interno dell’Ue è di 42,2 ore per gli uomini e 40 ore per le donne. Le lavoratrici che accumulano più ore si trovano in Grecia (41,9 ore), quelle che ne lavorano meno sono in Danimarca e Irlanda (in entrambi i casi la media è di 37,7 ore).
- All’interno dell’Ue il gap di retribuzione – inteso come la differenza tra la retribuzione lorda media oraria di uomini e donne – è maggiore in Estonia (dove le donne guadagnano in media il 28,3% in meno degli uomini) e minore in Slovenia (2,9%), a Malta (4,5%) e, sorprendentemente, in Italia (6,5%).
I dati di Irlanda e Grecia non sono disponibili. Fonte: elaborazione AdviseOnly su dati Eurostat
Il divario esiste…
In altri termini, a fine 2014 le donne guadagnavano in media 84 centesimi per ogni euro guadagnato dagli uomini in un’ora. Certo, parte di questo gap può essere spiegato con il diverso grado di istruzione o di esperienza, così come dal settore di attività – e qui va considerato che alcuni lavori, spesso meglio pagati, sono tendenzialmente prerogativa maschile, mentre altri sono considerati più adatti alle donne.
Un’altra differenza tra maschi e femmine nel mondo del lavoro riguarda la tipologia dei contratti: secondo i dati Eurostat, a fine 2014 nell’Ue una donna su 5 tra i 25 e i 49 anni e senza figli (cioè il 20%) aveva un contratto part-time contro l’8,2% degli uomini (1 su 12). E chiaramente il divario si allarga considerando le donne mamme (guardate il grafico qui sotto).
Fonte: elaborazione AdviseOnly su dati Eurostat
Insomma, le differenze esistono ancora, anche in Europa. Certo nel Vecchio Continente, dove oggi esiste la parità dei diritti tra uomo e donna, queste differenze si riscontrano per lo più in ambito occupazionale ed economico.
L’Italia – dobbiamo riconoscerlo – sembra essere tra i Paesi più virtuosi della classifica, almeno per quanto riguarda il divario retributivo di genere (ma sappiamo anche che all’interno di uno stesso Paese le situazioni possono variare notevolmente).
Al netto dei numeri, resta il significato profondo di questa giornata dell’8 marzo (la data è stata istituita formalmente dalle Nazioni Unite verso la metà degli anni ’70): fermarsi un momento a riflettere sullo stato femminile, sulle conquiste ottenute nel corso degli anni e sugli obiettivi ancora da raggiungere, vicino a noi così come in tutto il mondo.