L’offensiva russa in Ucraina, con tutte le tragiche conseguenze che porta con sé in termini di vite umane, ha generato una forte volatilità sui mercati finanziari nell’ultima settimana, con gli investitori che stanno cercando di ridurre il rischio in portafoglio in attesa di capire come si metteranno le cose.
A beneficiarne sono i cosiddetti “beni rifugio”, quegli asset cioè dotati di un valore intrinseco, “reale”, che tende a conservarsi nelle fasi di turbolenza e anche quando l’inflazione sale. Ad oggi, siamo nel mezzo di entrambi questi movimenti: turbolenza piena – una guerra nel corso di una pandemia – e inflazione in vigorosa risalita.
Quando si parla di beni rifugio, si tende a pensare al metallo più prezioso, l’oro. Ma in questo perimetro, il metallo giallo è in ottima compagnia: qui si collocano infatti anche le obbligazioni governative emesse dai Paesi percepiti come più solidi – per esempio, i Treasury statunitensi e i Bund tedeschi – e alcune valute.
Valute come bene rifugio: in quali investire?
La logica sottostante è: le divise che hanno come sottostante un’area economica caratterizzata da buoni dati macroeconomici e di bilancio corrono meno di altre il rischio di incappare in una svalutazione. Quelle che rientrano nella categoria sono quindi chiamate valute “forti”, e sono note anche come hard currencies. Un profilo al quale rispondono il dollaro USA, il franco svizzero, ma anche lo yen giapponese.
Di recente, l’Ufficio di gabinetto del governo giapponese ha fatto sapere che nell’ultimo trimestre del 2021 il Prodotto interno lordo ha registrato un tasso di crescita dell’1,3% su base trimestrale e del 5,4% su base annua. Per l’intero 2021, il Paese ha potuto registrare un Pil in crescita del +1,7%, primo anno positivo dopo un 2020 e un 2019 conclusisi con il segno meno.
Questo nonostante le varie ondate pandemiche, che hanno costretto il governo a proclamare in più occasioni lo stato d’emergenza, con restrizioni che hanno pesato sulle attività economiche. Eppure, nell’ultimo trimestre del 2021 i consumi privati hanno registrato un rimbalzo.
A tutto questo si aggiunge il fatto che finora, nello scenario di conflitto e contrapposizione che si è venuto delineando a livello planetario, il Giappone è rimasto in posizione più defilata. Ciò naturalmente non è garanzia che non risentirà in futuro dell’attuale situazione in Europa o delle tensioni in Estremo Oriente (dossier Cina-Taiwan, aggressività della Corea del Nord). Ma forse, agli occhi degli investitori in cerca di un punto fermo, al momento appare premiante.
Così, ecco come si è comportato negli ultimi giorni lo yen nel cambio con l’euro. A conferma di come questa valuta tenda ad apprezzarsi in contesti di forte avversione al rischio.
Yen: come acquisire un’esposizione alla valuta nipponica?
Investire in valute è un’attività che richiede un certo grado di professionalità, conoscenze e competenze e un’esperienza che generalmente non sono alla portata del comune investitore. Investitore che può in ogni caso prendere esposizione alla valuta nipponica. Come? Investendo, per esempio, attraverso gli etf.
Sul mercato italiano, già nel 2020, la casa svizzera Ubs ha messo a punto un prodotto particolarmente indicato per quei momenti in cui la propensione al rischio non è proprio ai massimi.
Il prodotto in questione è il fondo UBS ETF Japan Treasury 1-3 Year Bonds (Isin LU2098179695): si tratta del primo etf che offre un’esposizione ai titoli governativi del Giappone a breve scadenza, da uno a tre anni. Il veicolo d’investimento replica infatti l’indice Bloomberg Barclays Global Japan Treasury 1-3 Year.
In altre parole, se si vuole prendere esposizione allo yen come valuta rifugio, uno degli strumenti può essere proprio questo etf, che investe nelle obbligazioni giapponesi a breve termine fra uno e tre anni: in questo modo la duration resta molto limitata e l’investimento è di fatto una “proxy” della valuta. Al 28 febbraio, la duration di1,80.
A ciò va aggiunto infine il ribilanciamento, che è mensile, e il Ter annuo (Total expense ratio, vale a dire l’indicatore di costo del fondo) pari allo 0,15%.