Al giro di boa di metà anno, nonostante – diciamo così – qualche incertezza dovuta alle crescenti tensioni commerciali e geopolitiche, gli Stati Uniti appaiono ancora sulla cresta dell’onda. Merito sicuramente del contesto di crescita globale fin qui propizio per tutti e delle banche centrali che finora non hanno badato a spese.
Secondo gli ultimi dati, il Prodotto Interno Lordo cresce e l’occupazione a giugno è aumentata più delle attese, con gli imprenditori del manifatturiero che hanno rivisto al rialzo il numero delle assunzioni. Su anche i salari, cosa che lascia presagire un seppur piccolo balzo dell’inflazione e una Fed ferma nel suo intento di proseguire sul sentiero del progressivo aumento dei tassi di interesse, attualmente nel range tra l’1,75% e il 2%.
Le previsioni della Federal Reserve
Nel suo rapporto semestrale al Congresso, è stata la stessa banca centrale USA a confermare che la crescita economica nella prima metà dell’anno è stata solida. Questo, insieme alla bassa disoccupazione, rende necessaria la scelta di andare avanti con l’aumento dei tassi, che però dovrà essere graduale dato che la pressione inflazionistica è ancora decisamente soft.
“Nella prima metà di quest’anno l’attività economica complessiva sembra essersi espansa a un ritmo solido”, spiega la Fed nel suo rapporto, aggiungendo che l’economia continua a essere sostenuta, fra gli altri fattori, dal sentiment favorevole di consumatori e imprese. Non solo: sempre secondo la Fed, il pacchetto di tagli fiscali dell’amministrazione Trump ha probabilmente contribuito a spingere i consumi e potrebbe imprimere una spinta alla crescita economica quest’anno. A dispetto, aggiungiamo noi, delle incognite legate alle frizioni commerciali con la Cina e con il resto del mondo.
ETF sull’azionario USA
Tutto ciò si riflette sugli indici di Borsa che, nonostante la correzione di febbraio, appaiono tutti in rialzo rispetto ai valori dei primi dell’anno: +3,8% l’S&P500, +0,8% il Dow Jones e addirittura +11,7% il Nasdaq. Ora, senza lasciarsi travolgere dall’euforia e nel quadro di un portafoglio adeguatamente diversificato, per chi voglia affacciarsi sulla piazza azionaria statunitense ci sono come sempre due possibilità: investire direttamente o tramite ETF.
UBS ne propone un’ampia gamma, che include prodotti tradizionali, smart beta e socialmente responsabili. Partiamo proprio dai primi. Gli ETF tradizionali di UBS consentono di acquistare azioni USA di un portafoglio che replica il rendimento in termini di dividendi e variazione dei prezzi dell’indice sottostante, nel quadro di una diversificazione che dà l’opportunità di beneficiare del potenziale di crescita e al tempo stesso frazionare il rischio.
Per gli interessati alle piazze d’oltreoceano, tre sono le opzioni “classiche”: lo UBS ETF (LU) MSCI USA, lo UBS ETF (IE) MSCI USA e lo UBS ETF (IE) MSCI USA Hedged EUR (il terzo con copertura valutaria). In tutti e tre i casi, l’indice sottostante è l’MSCI USA, che comprende all’incirca 600 grandi e medie imprese del mercato azionario statunitense e copre l’84% circa della capitalizzazione di mercato rettificata per l’azionariato diffuso. Il settore più presente è quello della tecnologia dell’informazione (26,3%).
Investimenti smart beta
Poi c’è l’investimento attraverso l’esposizione multifattoriale: In questo contesto, per “fattore” si intende la peculiarità di un gruppo di azioni che ne spiega statisticamente la performance e il rischio.
In generale, sono tre le categorie di fattori: macroeconomici, che includono indici di inflazione, crescita e via dicendo; statistici, ottenuti applicando appunto tecniche statistiche; e fondamentali, che catturano caratteristiche come il valore intrinseco delle azioni desumibile da indici di bilancio (Value), dividendi (Yield o Dividend), dimensione (Size), momentum, settore, volatilità, eccetera.
Ebbene, UBS Asset Management offre una vastissima gamma di ETF che danno accesso a indici USA di singoli fattori azionari sviluppati da MSCI, fermo restando che una scelta perfino migliore è quella dell’esposizione multifattoriale, la quale – come suggerisce il nome – combina più di un fattore intercettando i punti di forza di ognuno.
La sostenibilità made in USA
Con i tempi che corrono, diventa sempre più doveroso tenere nella giusta considerazione la sostenibilità ambientale e sociale e monitorare il modo in cui le aziende nelle quali si vuole investire gestiscono questa a dir poco complessa materia. Ma per gli investitori è estremamente difficile costruire un portafoglio di azioni orientate alla sostenibilità, non solo perché la scelta dei titoli è più assai più facile a dirsi che a farsi ma anche perché il monitoraggio successivo è un’attività che richiede tempo ed energie.
La soluzione è l’esposizione agli indici MSCI SRI. E UBS è il primo a provider di ETF sugli indici MSCI Socially Responsible. Quindi, pure chi vuole investire negli USA soddisfacendo le sue esigenze di investimento sostenibile attraverso un approccio di investimento passivo ha la sua chance. Anzi, ne ha due: può infatti optare per lo UBS ETF (LU) MSCI USA Socially Responsible o per lo UBS ETF (LU) MSCI USA Socially Responsible Hedged EUR.
Il primo investe in titoli compresi nell’MSCI USA Socially Responsible Index: l’allocazione geografica è al cento per cento States. Lo stesso vale per lo UBS ETF (LU) MSCI USA Socially Responsible UCITS ETF (hedged to EUR) A-dis, il cui obiettivo è replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’MSCI USA Socially Responsible 100% hedged to EUR Index al netto delle commissioni.
Anche in questo caso, il settore più rappresentato nell’indice, sia nella versione ordinaria sia in quella con copertura valutaria, è l’information technology.
Questo per quanto riguarda gli USA. Nel complesso, UBS propone un ampio ventaglio di ETF sugli indici MSCI socialmente responsabili e ESG, i quali, nella selezione delle aziende, affiancano ai criteri di analisi finanziaria quelli di valutazione ambientale, sociale e di governance circoscrivendo il raggio d’azione a imprese che vantano una posizione migliore rispetto alla concorrenza. Questi ETF coprono varie regioni – oltre agli USA, gli Emergenti, il Giappone, il Pacifico, l’Europa e la Gran Bretagna – e il mercato globale.