Nelle ultime settimane la preoccupazione ha ricominciato a essere la bussola dei mercati. Una diretta conseguenza di dati sulla pandemia poco confortanti che continuano ad arrivare da Stati Uniti ed Europa. In tutto questo, però, in Cina, luogo dove l’epidemia ha mosso i suoi primi passi, la situazione dei contagi sembra sotto controllo. Un focus realizzato dalla casa svizzera d’investimenti UBS sullo stato dell’economia cinese, chiamato “Making its mark on the global economy and diversified portfolios”, sostiene che nel terzo e quarto trimestre dell’anno la crescita potrebbe conoscere un rimbalzo del 5-6%. Un risultato alimentato dalla ripresa della produzione industriale e dei consumi interni. A questo, poi, c’è da aggiungere che le politiche fiscale e monetaria del governo cinese – entrambe espansive e più mirate rispetto al passato – stanno sostenendo l’economia del Paese durante il percorso di uscita dalla crisi. Nel secondo trimestre l’economia cinese è tornata a crescere, con il PIL che ha fatto segnare un +11,5% su base trimestrale dopo la contrazione del 10% registrata nel T1. Tuttavia, le vendite al dettaglio si sono rivelate deboli e le crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti hanno frenato il rally dei listini azionari.
La Cina sta aumentando il suo peso negli indici sui mercati emergenti
In questo contesto generale, la conseguenza rilevabile sui mercati è che si sta registrando una presenza crescente di asset cinesi nei portafogli diversificati di tutto il mondo. Il peso delle azioni asiatiche nell’indice MSCI Emerging Market sta aumentando, in modo particolare per il contributo di quelle cinesi. A tal punto che ben sei società, sulle prime dieci componenti il paniere, sono dell’ex Celeste Impero. Lo stesso si può dire se si parla dell’indice GBI-EM Global Diversified, dove nel 2020, in assenza di vincoli di diversificazione, i bond governativi cinesi avrebbero dominato incontrastati.
Il rimbalzo cinese traina il renminbi
Le misure di stimolo del governo hanno sostenuto la ripresa delle azioni cinesi nel mese di luglio. E guardando un po’ più in avanti, gli esperti di UBS sostengono che la ripresa dei ricavi sosterrà ulteriori guadagni da qui al prossimo anno. Le azioni domestiche resisteranno meglio alle tensioni tra Stati Uniti e Cina rispetto a quelle che dipendono maggiormente dai mercati esteri. Il renminbi, inoltre, dovrebbe avere benefici dal rimbalzo della crescita, con effetti positivi sulle prospettive di crescita delle attività locali. La valuta cinese, in particolare se la volatilità dovesse rimanere contenuta, può quindi costituire una prospettiva d’investimento attraente in confronto a quanto possono offrire quelle dei mercati sviluppati.
Azioni Esg e bond: le opportunità d’investimento sul mercato cinese
Per sfruttare le occasioni che attualmente si profilano sul mercato cinese, UBS ha pensato a due Etf, exchange traded fund. Vale a dire, fondi a gestione passiva che replicano l’andamento di un indice. Il primo (ISIN LU1953188833) è costruito sull’indice MSCI China Esg Universal 5% Issuer Capped che comprende titoli a capitalizzazione medio-alta dei mercati azionari cinesi. Il 5% sta a indicare la ponderazione massima di un emittente all’interno dell’indice. La strategia mira ad assumere un’esposizione alle imprese che evidenziano al tempo stesso un solido profilo ESG (punteggi alti in termini di sostenibilità ambientale, sociale e governo d’impresa) e un trend positivo di miglioramento di tale profilo, avvalendosi di esclusioni minime dall’indice MSCI China. L’altro prodotto, invece, guarda ai mercati dei bond. Si basa sull’indice J.P. Morgan China Government + Policy Bank 20% Capped 1-10 Year Index: il benchmark di riferimento per l’omonimo ETF – a cambio aperto contro l’euro – che si basa sui bond più liquidi presenti sul mercato cinese. Questo prodotto – ISIN LU1974693662 – ha l’obiettivo di seguire le performance delle obbligazioni governative e delle banche di sviluppo statali a tasso fisso, denominate in Yuan, con scadenze comprese tra 1 e 10 anni (si tratta tra l’altro dell’unico prodotto sul tratto 1-10 anni). Tale filtro sulla durata, garantisce al prodotto una certa liquidità. Infatti, i titoli di debito con una durata superiore all’anno e non superiore a 10 anni hanno una quantità di volumi scambiati nettamente superiore rispetto a tutti gli altri. L’aggiunta al paniere di obbligazioni delle banche di sviluppo statali, o policy bank, per un peso massimo del 20%, permette di aumentare il rendimento complessivo e al contempo ottenere una buona rappresentazione del mercato dei bond cinesi.