La Cina sembra essere l’unico grande paese a essersi lasciato quasi del tutto alle spalle l’emergenza pandemica. E questo è un aspetto che traspare anche dai dati economici, dal momento che il suo prodotto interno lordo è cresciuto perfino nel 2020 (+2,3%) e nel corso del 2021 gli analisti prevedono un’accelerazione fino all’8%. Il mercato azionario ha percepito l’euforia intorno al Paese del Dragone, con l’SSE Composite, uno dei panieri cinesi più conosciuti, che ha ampiamente superato di 3.500 punti e continua a salire. Al contempo, la grande economia cinese fa sempre più gola al mondo dei capitali, deciso a conseguire rendimenti finanziando la crescita impetuosa dell’ex Celeste Impero. E del resto guardare verso Pechino – e pochi altri mercati emergenti – è quasi una scelta obbligata per chi intende investire in un mercato obbligazionario altrimenti contraddistinto da tassi a zero o negativi.
Un orizzonte di rendimento ancora inesplorato
Le case d’investimento hanno capito da che parte soffia il vento e propongono sempre nuovi prodotti per cavalcare le opportunità offerte dalla crescita del gigante asiatico. Anche perché il mercato cinese si è ormai lasciato alle spalle i vecchi problemi di accessibilità e i suoi bond forniscono rendimenti interessanti e opportunità di diversificazione. La continua crescita del Paese, inoltre, rende il suo debito pienamente sostenibile. Secondo gli analisti della casa svizzera d’investimenti Ubs, questo potrebbe essere il momento giusto per investire sul Dragone, un mercato tuttora poco rappresentato negli indici globali, soprattutto per quanto riguarda il reddito fisso. I maggiori indici cominciano a prendere in considerazione i bond cinesi, tuttavia la partecipazione di capitali stranieri ai bond locali cinesi era intorno al 2,6% alla fine del 2020. Un ulteriore elemento interessante è che il debito locale cinese fornisce una bassa correlazione con il mercato obbligazionario globale, resta quindi un’opportunità per diversificare il portafoglio e accrescere il suo rendimento complessivo.
Un Etf per cogliere le opportunità del debito locale cinese
Ubs ha pertanto sviluppato un Etf, exchange traded fund, per cogliere in pieno tutte queste opportunità: l’UBS ETF – J.P. Morgan CNY China Government 1–10 Year Bond UCITS ETF. Il suo benchmark di riferimento include due differenti categorie di Bond: i Treasury e i Policy Bank Financial Bonds. I primi sono emessi dal ministero delle Finanze, offrono durate comprese fra i 3 mesi e i 50 anni oltre a un rendimento del 3,30%. I cosiddetti Policy Bank Financial Bond, invece, sono emessi dalla China Development Bank, l’Agricoltural Development Bank of China e l’Export Import Bank Of China e hanno un rendimento del 3,47%.
I filtri per garantire adeguate liquidità e diversificazione del benchmark
Il comparto mira a replicare, prima delle spese, la performance del J.P. Morgan China Government + Policy Bank 20% Capped 1-10 Year Index in termini di prezzi e rendimenti. Il paniere incorpora alcuni filtri, in modo da andare a selezionare la parte di debito più liquida. Inoltre, è applicato il cosiddetto filtro di maturità che permette di andare a prendere solo i bond compresi tra 1 e 10 anni di maturità. Viene quindi riprodotto l’andamento di idonei titoli di Stato a tasso fisso denominati in yuan e obbligazioni delle policy bank con vita residua compresa tra 1 e 10 anni. Per essere idonei i titoli devono essere quotati sul mercato interbancario cinese. L’esposizione dell’indice a ciascuno dei tre emittenti policy bank è limitata al 20% per garantire un’adeguata diversificazione.