Per quanto i Paesi più sviluppati si stiano accingendo a un graduale restringimento delle proprie politiche monetarie, rendimenti vicino ai minimi storici continuano a caratterizzare il mercato del reddito fisso di buona parte del mondo avanzato. Di conseguenza, gli investitori hanno sempre più rivolto la propria attenzione verso i mercati emergenti alla ricerca di opportunità interessanti per aggiungere valore al proprio portafoglio.
Viviamo nell’epoca delle politiche monetarie ultra accomodanti. Lo scoppio della crisi del 2008, infatti, ha indotto le Banche centrali dei paesi avanzati a mettere in campo programmi di stimoli all’economia, abbassando il costo del denaro e varando piani di acquisto di asset, che hanno inondato i mercati finanziari con un ammontare di liquidità senza precedenti.
Di conseguenza i bond governativi, sostenuti dal paracadute dei programmi di Quantitative Easing, hanno visto i propri rendimenti abbassarsi notevolmente, mentre la possibilità di accesso al credito a tassi di interesse ai minimi storici ha consentito alle aziende di ridurre il costo del debito.
Tradotto, Stati e imprese hanno avuto la possibilità di indebitarsi a costi inferiori a scapito però del rendimento per gli investitori che hanno visto diminuire la possibilità di ottenere ritorni elevati sui propri investimenti nel settore del reddito fisso.
Un trend che non sembra destinato esaurirsi nel breve termine, dato che la rimozione degli stimoli monetari avverrà necessariamente in modo graduale al fine di evitare shock sistemici.
Cresce l’interesse per i Paesi Emergenti
In tale contesto, i mercati emergenti hanno attratto cospicui investimenti, in una “migrazione” che ha portato gli operatori a ricercare al di fuori dell’economie più avanzate rendimenti più interessanti.
Il comparto del reddito fisso degli emergenti sembra infatti essere un’asset class che ha molto da offrire in termini di alternative di mercati ed emittenti, conferendo al portafoglio buone opportunità di rendimento e diversificazione.
Seppur in parziale rallentamento rispetto al boom di inizio millennio, le economie emergenti continuano a mostrare tassi di crescita ben superiori rispetto a quelle avanzate, con la domanda interna sostenuta da dinamiche demografiche favorevoli e da una classe media in espansione.
Inoltre, diverse Banche centrali di tali paesi, al contrario di quanto accade nel mondo più sviluppato, hanno ancora margini di manovra per tagliare i tassi di interesse qualora fosse necessario.
Parallelamente alla crescita e allo sviluppo degli emergenti è cresciuto anche il mercato del debito. Fino a qualche anno fa, il comparto del reddito fisso emergente rappresentava solo una piccola parte del mondo obbligazionario, con emissioni primarie limitate, scarsa qualità creditizia, poca liquidità e frequenti crisi finanziarie.
Ora la situazione sembra essere cambiata, non solo per quanto riguarda i bond governativi, ma anche per quelli corporate. Le società dei mercati emergenti continuano a offrire una remunerazione più interessante rispetto a quelle americane o europee, mentre si è abbassato il rischio di default. Il grafico mostra come negli ultimi 5 anni ci sia stata una vera e propria spinta al rialzo delle emissioni obbligazionarie corporate. E questo trend è destinato a proseguire, con la Cina che ha avviato un ingente programma di apertura ai capitali esteri.
L’offerta di UBS
Tutto ciò ha portato alla creazione di diversi strumenti di investimento collettivo che hanno reso più accessibile l’acquisto di tale asset class anche ai clienti retail attraverso una gestione qualificata.
Tra questi, UBS è il primo asset manager a offrire un ETF che combina investimenti nelle obbligazioni governative e societarie dei mercati emergenti di breve termine.
Con l’UBS ETF (LU) J.P. Morgan USD EM Diversified Bond 1-5 UCITS ETF (ISIN LU1645385839) i risparmiatori possono investire in obbligazioni Sovrane (governative), Quasi-Sovrane, e societarie dei mercati emergenti con scadenza residua tra 1 e 5 anni.
[accordion title=”Info sull’ETF”]L’ETF, con Duration M. pari a 2.84 e YTM pari a 4.65%, replica l’indice J.P. Morgan USD Emerging Markets Diversified 3% capped 1-5 Year Bond Index, sottocategoria del J.P. Morgan CEMBI Broad Diversified (obbligazioni Societarie) Index e del EMBI Diversified (obbligazioni Sovrane e Quasi-Sovrane) Index. Rispetto a tali indici, ha un focus maggiore sul breve termine, offre più liquidità e una qualità creditizia migliore. L’indice attualmente è composto per il 65% dall’EMBI e per il 35% dal CEMBI.
L’indice include obbligazioni in Dollari, sia a tasso fisso che a tasso variabile, con un ammontare di emissione superiore a $500 milioni. Sono escluse le obbligazioni societarie con un rating inferiore a B-.
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Quali benefici offre l’ETF?
L’ETF consente di arricchire il portafoglio degli investitori, in modo semplice e a costi contenuti, con obbligazioni dei mercati emergenti e può contribuire a fornire un rendimento aggiuntivo rispetto alle esposizioni a reddito fisso sui mercati sviluppati.
Attraverso l’ETF è possibile ottenere un’esposizione a una vasta gamma di obbligazioni e garantisce un’ampia diversificazione geografica includendo investimenti in oltre 60 paesi e assegnando un peso massimo a ogni singolo paese del 3%.
MarcoBs / Dicembre 17, 2017
Esite anche la versione in Euro senza rischio valutario !? Grazie
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