I recenti dati dagli Stati Uniti e dall’area euro ci dicono che l’inflazione sta risalendo. Finora, però, niente di esplosivo. Passiamo in rassegna i dati cercando di capire quale direzione potrebbe prendere questo decisivo indicatore nei prossimi mesi. E, soprattutto, come possono difendersi gli investitori.
Stati Uniti e area euro
Negli Stati Uniti il CPI (Consumer Price Index) elaborato dal Bureau of Labour Statistics ha evidenziato un aumento del +0,5% dopo il +0,2% rivisto di dicembre (+0,1% fu la prima lettura) rispetto al mese precedente e un +2,1% anno su anno. Il dato “core” – il più “attenzionato” dalla Federal Reserve perché fa il punto della situazione escludendo alimentari ed energia, ovvero i due comparti esposti alle maggiori oscillazioni – ha avuto un incremento del +0,3%, rispetto al +0,2% precedente, mentre la variazione annuale si è attestata al +1,8%, come a dicembre. Sotto, quindi, il target della banca centrale USA.
Nell’Eurozona, secondo l’ufficio statistico Eurostat, a gennaio i prezzi al consumo sono saliti dell’1,3% annuo, mentre sono scesi del -0,9% su base mensile. L’inflazione depurata dalle componenti più volatili come cibi freschi, energia, alcool e tabacco è cresciuta dell’1% su base annua e diminuita dell’1,7% su base mensile. Nell’intera Unione Europea, poi, l’inflazione è andata giù del -0,7% a livello tendenziale e aumentata del +1,6% a livello congiunturale.
Ma il rialzo non tarderà ancora a lungo
Insomma, la fiammata tanto temuta dagli operatori ancora non si vede. Come mai? Per tre ordini di motivi, nessuno dei quali esclude l’altro:
- una ripresa ancora debole della produttività, che in alcuni Paesi – per esempio l’Italia – è particolarmente anemica;
- un aumento dell’occupazione che però vede prevalere le tipologie di contratto meno stabili, con effetti negativi sul potere contrattuale dei lavoratori, i quali difficilmente riescono a strappare condizioni retributive più vantaggiose;
- una crescita della domanda aggregata molto modesta, anche alla luce di quanto appena detto: dal momento che, con contratti a termine e precari, “del doman non v’è certezza”, i lavoratori preferiscono risparmiare piuttosto che spendere.
Ora, va anche detto che alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e la Germania, si trovano in una fase del ciclo molto avanzata, con un reale miglioramento del mercato del lavoro e l’inflazione che lentamente sta riprendendo a salire, peraltro in un contesto globale in cui da circa otto anni l’economia si sta espandendo in maniera sincronizzata.
Espansione che presto o tardi è destinata a tradursi, anche altrove, in un più convincente recupero dell’occupazione e dei consumi. E tale recupero, a sua volta, non potrà non provocare un rialzo dell’inflazione molto più incisivo di quello al quale abbiamo assistito finora. Sembrano esserne convinti i mercati, che hanno già iniziato a prezzare un’inflazione a cinque anni sempre più alta.
Fin qui, le aspettative. Se guardiamo invece al trend reale, fino ad oggi il recupero a livello mondiale non pare così evidente. Ma isolando i Paesi Sviluppati, si comincia a scorgere un primo cenno di quell’aumento generalizzato dei prezzi pronto a battere il vero colpo.
Proteggersi con gli ETF di UBS Asset Management
Nel frattempo, la scelta in assoluto meno saggia che gli investitori possano fare è quella di aspettare e stare a vedere cosa succede. Se l’aumento generalizzato dei prezzi è fisiologico in un contesto di crescita economica, considerata anche la gran massa di liquidità che le banche centrali hanno pompato nel sistema per combattere la crisi negli anni passati, è anche vero che può rivelarsi molto insidioso: esso, infatti, provoca perdita del potere d’acquisto ed erode la consistenza dei risparmi. Gli investitori devono quindi, da subito, porsi il problema di come proteggere i propri portafogli.
Una soluzione sta nelle obbligazioni indicizzate all’inflazione che, in quanto tali, offrono un rendimento e un rimborso che possono crescere in presenza di uno scenario inflazionistico. Ma questa non è l’unica strategia di investimento “anti-inflazione”.
UBS Asset Management, forte della sua esperienza, propone cinque ETF che replicano indici i quali a loro volta misurano le performance di questo tipo di obbligazioni.
Li vediamo uno per uno.
[accordion title=”UBS ETF (LU) Bloomberg Barclays Euro Inflation Linked 1-10 UCITS ETF (EUR) A-dis”]- Mira a replicare, al lordo delle commissioni, la performance in termini di prezzo e rendimento cedolare del Bloomberg Barclays Euro Government Inflation-Linked 1-10 Year Index.
- L’indice misura la performance dei titoli di Stato indicizzati all’inflazione con rating investment grade, denominati in euro e con vita residua compresa tra uno e 10 anni.
- Le obbligazioni sono analizzate in base a scadenza, dimensioni e tipologia.[/accordion]
- Punta a replicare, al lordo delle commissioni, la performance in termini di prezzo e rendimento cedolare del Bloomberg Barclays Euro Government Inflation-Linked 10+ Year Index.
- L’indice misura la performance dei titoli di Stato indicizzati all’inflazione con rating investment grade, denominati in euro e con vita residua superiore a 10 anni.
- Le obbligazioni sono analizzate in base a scadenza, dimensioni e tipologia.[/accordion]
- Mira a replicare, al lordo delle spese, il prezzo e la performance in termini di reddito dell’indice Bloomberg Barclays US Government 1-10 Year Inflation-Linked Bond Index.
- L’indice include l’importo totale di TIPS (US Treasury Inflation Protected Securities) in circolazione con una scadenza di almeno un anno ma non superiore a 10 anni.
- Le obbligazioni sono analizzate in base a scadenza, dimensioni e tipologia.[/accordion]
- Punta a replicare, al lordo delle spese, il prezzo e la performance in termini di reddito dell’indice Bloomberg Barclays US Government 1-10 Year Inflation-Linked Bond Index hedged to EUR.
- L’indice include l’importo totale di TIPS (US Treasury Inflation Protected Securities) in circolazione con una scadenza di almeno un anno ma non superiore a 10 anni.
- Le obbligazioni sono analizzate in base a scadenza, dimensioni e tipologia.[/accordion]
- Mira a replicare, al lordo delle spese, il prezzo e la performance in termini di reddito dell’indice Bloomberg Barclays US Government 10+ Year Inflation-Linked Bond Index.
- L’indice include l’importo complessivo dei TIPS (US Treasury Inflation Protected Securities) in circolazione con una scadenza di almeno 10 anni e non viene adeguato per gli importi detenuti nel conto Federal Reserve System Open Market (SOMA).
- Le obbligazioni sono analizzate in base a scadenza, dimensioni e tipologia.[/accordion]