Di fattori non si parla mai abbastanza. O meglio, se ne parla, ma raramente si entra nel merito. Noi lo abbiamo già fatto1 con dovizia di particolari, come si dice. Ma visto che nel mese di luglio c’è stata un’importante novità – anzi, due – in Borsa Italiana, vale la pena di tornarci sopra un momento.
Innanzitutto, specifichiamo che quando si parla di fattore in riferimento agli investimenti si intende in sostanza una caratteristica di un gruppo di azioni in grado di spiegarne statisticamente performance e rischio.
In pratica, secondo l’Arbitrage Pricing Theory (APT) proposta da Stephen Ross sul Journal of Economic Theory negli anni Settanta, i rendimenti di ogni titolo azionario dipendono da diversi fattori. Fra questi, fattori fondamentali come il valore, la qualità, il dividendo, la bassa volatilità, e via dicendo. Ognuno di questi può influire in modo positivo sull’andamento di un titolo in un certo periodo di tempo, e i dati finora lo hanno dimostrato.
Investire con gli ETF multifattoriali
Ciò detto, abbiamo due problemi: innanzitutto, l’influsso positivo di qualunque fattore non è scolpito sulla pietra e destinato a restare immutato per sempre, ma, ovviamente, cambia nel tempo; secondo, non è facile individuare i casi in cui il titolo deve la sua performance all’influsso benefico di uno specifico fattore. Quindi, cosa fare?
Anche in questo caso una risposta la offrono gli strumenti passivi. Per migliorare le proprie chance di ottenere un rendimento soddisfacente correndo un rischio il più possibile contenuto, ognuno di noi può investire in modo strategico in un numero più ampio di fattori, mantenendo le posizioni nel lungo termine. Come? Con gli ETF multifattoriali, che appunto consentono un’esposizione rischio/rendimento ben equilibrata e una rotazione efficiente.
Costruire un ETF multifattoriale
L’approccio multifattoriale può potenzialmente battere il mercato in termini di performance, migliorare lo Sharpe ratio di un portafoglio, limitare i drawdown e permettere un’attribuzione trasparente della performance sfruttando l’efficienza dei costi delle soluzioni passive. Ok, ma come si costruisce un ETF multifattoriale? Uno strumento che sia veramente solido è rappresentato da un portafoglio in cui i sei fattori azionari più rilevanti – valore, qualità, momentum, bassa volatilità, dimensione e dividendo – hanno lo stesso peso, con un ribilanciamento trimestrale.
Per ponderare e ribilanciare, due sono le alternative:
- adottare l’approccio Lego, noto anche come “misto”, basato su un’allocazione top-down (che parte dalle asset class e poi scende nel dettaglio dello strumento azionario) che favorisce esposizioni fattoriali singole (un titolo per ogni fattore);
- adottare l’approccio Soup, anche noto come “integrato”, che seleziona titoli con punteggi relativamente alti per vari fattori.
L’approccio Lego al momento è da preferire al Soup perché, oltre a consentire un’attribuzione diretta della performance ai singoli fattori, è quello più comprovato empiricamente, potendo contare su una maggiore quantità di dati collezionati nel tempo a dimostrazione dei risultati che consente di ottenere.
Di seguito, una sintesi dell’intero processo: dall’individuazione dei fattori e dei relativi criteri alla scelta delle azioni, fino alla combinazione e al ribilanciamento.
UBS arricchisce la sua offerta
E veniamo alle due novità estive. UBS ETF ha ampliato la sua gamma di ETF alternative beta con la quotazione in Borsa Italiana di due nuovi fondi multifattoriali sui mercati sviluppati globali e sull’eurozona. Il primo è lo UBS ETF (IE) MSCI World Select Factor Mix UCITS ETF (ISIN IE00BFWMMG89), in dollari USA.
Lanciato il 27 giugno 2018, il fondo investe generalmente nell’MSCI World Select Factor Mix Index (USD). Il suo obiettivo è in effetti quello di replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’MSCI World Select Factor Mix Index (USD), al netto delle commissioni. L’indice offre la possibilità di accedere a 5.442 società a larga, media e piccola capitalizzazione quotate in 23 mercati sviluppati.
L’altro fondo recentemente sbarcato a Piazza Affari è lo UBS ETF (LU) MSCI EMU Select Factor Mix UCITS ETF (ISIN LU1804202403), in euro. In questo caso lo scopo è replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’MSCI EMU Select Factor Mix Index EUR, al netto delle commissioni. Tale indice permette di accedere a 670 società large, mid e small cap quotate in 10 mercati sviluppati dell’Unione Economica e Monetaria Europea. Anche il lancio dello UBS ETF (LU) MSCI EMU Select Factor Mix UCITS ETF risale alla fine di giugno.
I due ETF, entrambi a replica fisica, consentono di ottenere un beneficio in termini di diversificazione combinando sei fattori: momentum, prime value, quality, total shareholder yield, low volatility e size. Tali fattori sono equiponderati e ribilanciati trimestralmente, secondo l’approccio Lego. Lo UBS ETF MSCI World Select Factor Mix prevede la distribuzione semestrale dei dividendi, mentre l’altro ne contempla il reinvestimento.
I due nuovi prodotti non sono i primi ETF di UBS basati sulla strategia multifattoriale: c’è anche lo UBS ETF (IE) MSCI USA Select Factor Mix UCITS ETF (ISIN IE00BDGV0308), lanciato nel 2017.