Il fantasma dell’inflazione si è affacciato all’orizzonte negli ultimi mesi. Un aspetto che ha messo in allarme i mercati, spaventati dal fatto che un aumento generale dei prezzi possa portare le banche centrali a rivedere le loro politiche monetarie espansive e ad alzare i tassi d’interesse. L’economia globale, del resto, sta vivendo una fase di transizione dalla recessione indotta dalla pandemia al recupero dovuto alla rimozione delle restrizioni per il contenimento del virus. La ripresa non è uguale in tutte le regioni, ma sta di fatto che l’aumento improvviso della domanda di alcune materie prime, associato ad alcuni colli di bottiglia nelle forniture, ha portato a spingere l’inflazione. A questo, poi, si aggiungerà la messa a terra dei vari piani di investimento dei governi, dagli Stati Uniti all’Europa, fino alla Cina che potrebbero portare l’economia mondiale a surriscaldarsi.
Inflazione da commodity, ma attenzione anche alla ripartenza dei consumi
Per fare un esempio, si può citare il caso del rame. Il prezzo di quest’ultimo, anche sull’onda delle aspettative per il raggiungimento di ambiziosi obiettivi climatici da parte dei governi, è schizzato verso l’alto toccando il proprio record di tutti i tempi nelle scorse settimane. E i colli di bottiglia nelle forniture causati da un aumento repentino della domanda, stanno creando non pochi disagi anche nel settore dei semiconduttori. Una penuria che trae origine probabilmente anche dai corposi investimenti in digitalizzazione avvenuti durante la pandemia. Quanto al futuro, l’allentamento delle restrizioni pandemiche potrebbe far rialzare la testa ai consumi, con una fetta non trascurabile della popolazione che ha risparmiato forzatamente e ora potrebbe decidere di spendere all’unisono almeno una parte del tesoretto accantonato durante la pandemia.
Bond governativi americani per affrontare l’inflazione
Le case d’investimento, preso atto del contesto generale, hanno messo a punto una serie di prodotti che possono fornire protezione circa la prospettiva di un aumento generalizzato dei prezzi. Per esempio la casa svizzera d’investimenti Ubs comprende nella sua gamma di prodotti diversi Etf (exchange traded fund, fondi a gestione passiva che replicano un indice) per tenere a bada l’inflazione. Uno di questi è l’UBS ETF (LU) Barclays TIPS 1-10 hedged EUR UCITS, un prodotto agganciato al paniere Bloomberg Barclays Us Government, contenente cioè titoli di stato statunitensi di durata compresa tra uno e dieci anni che rimangano agganciati all’andamento dell’inflazione. La sigla Tips che si legge nel nome, infatti, sta per Treasury Inflation Protected Securities, il che vuol dire che il loro valore non viene eroso dall’innalzamento dei prezzi. Il prodotto, inoltre, può essere acquistato con valuta di riferimento dollaro o euro. Il comparto, inoltre, può offrire anche classi di quote coperte contro il rischio di cambio. Esiste un ulteriore comparto che invece racchiude nel suo paniere di riferimento titoli di stato con una scadenza superiore alla decade (è il caso dell’UBS ETF (LU) Barclays TIPS 10+ UCITS ETF).
L’alternativa europea indicizzata all’inflazione
Il fondo d’investimento UBS ETF (LU) Euro Inflation Linked 1-10 UCITS, invece, investe sempre in titoli di stato indicizzati all’andamento dell’inflazione, ma stavolta prende in considerazione bond governativi dell’area euro (più precisamente di Francia, Italia, Germania e Spagna). L’indice di riferimento, infatti, mira a replicare, al lordo delle commissioni, la performance in termini di prezzo e rendimento cedolare del Bloomberg Barclays Euro Government Inflation-Linked 1-10 Year Index, dove sono inclusi titoli di stato investment grade, denominati in euro e con una vita residua compresa tra 1 e 10 anni. Anche in questo caso, esiste un comparto alternativo (l’UBS ETF Bloomberg Barclays Euro Inflation Linked 10+ UCITS ETF (EUR) A-dis) che include nel suo universo d’investimento titoli di stato con vita residua superiore ai dieci anni.