C’era una volta il Factor Investing. Al suo fianco, oggi si sta imponendo il Multi-Factor Investing. Se già il primo – noto anche come “Smart Beta” o “Alternative Beta” – rappresenta un miglioramento in termini di rapporto rischio/rendimento rispetto all’investimento azionario tradizionale, il secondo ne potenzia i lati positivi. Vediamo perché.
La strategia d’investimento
Gli investitori hanno dimostrato di apprezzare le strategie fattoriali: basti pensare che nel 2017 gli ETF fattoriali hanno raccolto circa 72 miliardi di dollari USA, a fronte dei 54 miliardi totalizzati nel 2016.
Un investimento di questo tipo consente di costruire un portafoglio selezionando le azioni sulla base di uno specifico fattore: quelli che vanno per la maggiore sono la bassa volatilità, il valore, il rendimento e la qualità.
L’applicazione dell’uno o dell’altro permette di circoscrivere in maniera omogenea ed efficiente l’universo di investimento, che può arrivare a includere centinaia o anche migliaia di titoli. Il tutto senza le interferenze tipiche dell’intervento umano: l’adozione di questo metodo di lavoro consente infatti di procedere allo stock picking in modo automatico, evitando valutazioni “caso per caso” che spesso vengono compromesse dall’emotività.
Un esempio: il rendimento
Come accennato, le quattro esposizioni più richieste dagli investitori si focalizzano su rendimento, bassa volatilità, valore e qualità.
Per esempio, la strategia Total Shareholder Yield si pone l’obiettivo di selezionare società che restituiscono capitale agli azionisti tramite il pagamento di dividendi o programmi di riacquisto azionario.
E per centrare questo obiettivo, tale strategia fattoriale esamina le azioni per individuare quelle che forniscono regolarmente valore agli azionisti, le classifica in base al rendimento e seleziona quelle che raggiungono una determinata soglia. Ciliegina sulla torta, la strategia favorisce (in gergo tecnico, “sovrappesa”) i titoli più interessanti che generano valore per gli azionisti.
Il Multi-factor investing
Ricapitolando: il Factor Investing è un buon metodo per contenere il rischio (a cominciare da quello legato all’emotività e all’errata valutazione umana) e ottimizzare il risultato. Ma sapete cos’è ancora meglio dell’approccio fattoriale? L’approccio multifattoriale.
Esso consente agli investitori di:
- ottenere gli extrarendimenti abbinati ai singoli fattori azionari;
- diversificare tra fonti di rischio distinte.
Peraltro, dal momento che i rispettivi extrarendimenti non sono altamente correlati, la combinazione di vari stili Smart Beta può aumentare e potenziare i vantaggi della diversificazione.
L’ETF multifattoriale secondo UBS
UBS propone un ampio ventaglio di ETF fattoriali e multifattoriali. I nostri ETF multifattoriali replicano indici con un pedigree ben preciso: superano l’esame di UBS gli indici fattoriali che sono i migliori della categoria, hanno una forte esposizione al fattore e una solida giustificazione accademica e presentano una metodologia coerente con il multi-factor.
Dal nostro punto di vista, un ETF multifattoriale solido è rappresentato da un portafoglio in cui i sei fattori azionari più consolidati – valore, qualità, momentum, bassa volatilità, dimensione e rendimento – sono ponderati nella stessa misura con un ribilanciamento trimestrale.
Un simile portafoglio trae vantaggio dalla diversificazione e massimizza il trade-off tra rotazione (costi di negoziazione) e potenziale di extrarendimento.
L’indice made in USA
Nell’universo dei titoli statunitensi un approccio equivalente è usato dall’indice MSCI USA Select Factor Mix, i cui costituenti sono ponderati in base a fattori specifici come appunto valore, qualità, momentum, bassa volatilità, dimensione e rendimento. Questo indice è costruito attribuendo peso uguale (ribilanciato trimestralmente) ai singoli fattori.
Il grafico qui sotto, che confronta lo Sharpe ratio degli indici fattoriali MSCI selezionati (total return su base netta in dollari USA rispetto al Libor a 1 mese) da marzo 2007 a giugno 2017, mostra come la performance dell’MSCI USA Select Factor Mix sia stata migliore rispetto a quella di altri indici nell’arco dei 10 anni presi in considerazione. Lo Sharpe ratio, lo ricordiamo, ci dice quanta performance viene generata per unità di rischio che si assume.
Un nuovo ETF a Milano
Il 27 aprile va in quotazione in Borsa Italiana l’UBS (Irl) ETF plc – MSCI USA Select Factor Mix UCITS ETF (hedged to EUR) A-acc, il cui obiettivo di investimento è appunto replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’MSCI USA Select Factor Mix 100% hedged to EUR Index al netto delle commissioni.
Il fondo, che è conforme alla normativa UCITS, offre un profilo rischio/rendimento ottimizzato in virtù di un’ampia diversificazione tra una gamma di fattori e settori azionari. È particolarmente indicato all’investitore che ha un orizzonte temporale di almeno cinque anni, oltre a una tolleranza al rischio adeguata all’investimento azionario.