L’economia globale è nel mezzo dell’espansione più sincronizzata da quasi un decennio. La combinazione tra accelerazione della crescita globale e bassa inflazione può sostenere in particolare le azioni e in questo contesto le spinte inflazionistiche continuano a rimanere in secondo piano.
Anche la politica monetaria rimane favorevole alle attività di rischio. In assenza di qualsiasi aumento delle aspettative di inflazione, le principali banche centrali agiranno per riassorbire gradualmente gli interventi ultraespansivi messi in atto nelle economie sviluppate: ciò renderà minimo l’impatto sulla crescita e sui mercati.
Stati Uniti vs. Eurozona
Le azioni statunitensi in termini aggregati appaiono pienamente valutate rispetto alla loro storia, ma tali valutazioni non sono tanto elevate da precludere ulteriori rialzi. Alti multipli azionari sono supportati da bassi rendimenti obbligazionari e bassa volatilità economica.
Le buone notizie per l’azionario USA arrivano anche dalla riforma fiscale, che potrebbe avere un impatto positivo sulla crescita economica degli Stati Uniti e sulla redditività delle imprese. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Eurozona continua a ospitare, a livello di dati, le sorprese positive più consistenti. La politica della Banca centrale europea, il miglioramento del sentiment dei consumatori e delle imprese, l’accelerazione della crescita del credito e un settore bancario più sano stanno contribuendo alla ripresa.
Sebbene il recente vigore dell’Euro possa costituire un ostacolo a breve termine e le prossime elezioni in Europa nel 2018 presentino dei rischi, c’è ancora molto margine per il recupero dei profitti nella regione.
Mercati emergenti e ripresa in Giappone
L’inflazione nei mercati emergenti è stata anche più debole del previsto e probabilmente rimarrà contenuta, il che ha aiutato le banche centrali ad assumere un atteggiamento monetario più accomodante.
Nel frattempo, la ripresa dei prezzi delle materie prime sta dando una spinta positiva agli esportatori, incluso il Brasile. Ecco allora che le azioni dei mercati emergenti restano attraenti rispetto ai loro omologhi internazionali, nonostante la recente sovraperformance. In Giappone, poi, la ripresa economica sostiene una visione costruttiva dell’equity.
Il gap nella produzione si è chiuso e l’inflazione resta silente, il che dà spazio a una politica monetaria molto accomodante. Inoltre c’è la possibilità di ulteriori stimoli fiscali dopo la vittoria elettorale del primo ministro Abe.
Questi driver macroeconomici positivi, associati al miglioramento della governance societaria e all’efficienza, supportano una visione positiva sui prezzi azionari nel Sol Levante.
L’offerta di UBS
Nel complesso, tuttavia, difficilmente i rendimenti dei mercati azionari saranno altrettanto forti nel 2018 come lo sono stati nel 2017. C’è da tenere in considerazione anche il fatto che i mercati azionari globali non subiscono un forte calo da un periodo insolitamente lungo, ma il rischio di recessione negli Stati Uniti e in altre nazioni sviluppate è basso.
E le azioni a livello globale rimangono valutate in modo attraente. Sui mercati azionari, UBS offre l’accesso a un’ampia gamma di ETF che replicano oltre 45 indici azionari, secondo la tipologia fisica o sintetica, a seconda delle preferenze degli investitori. Tutti gli UBS ETF sono negoziabili direttamente tramite Borsa Italiana.
Un ETF per ogni fase
Non solo. UBS propone anche ETF che consentono agli investitori di posizionarsi in modo ottimale in ogni fase del ciclo congiunturale: è il caso dell’UBS ETF (IE) MSCI EMU Cyclical UCITS ETF e dell’UBS ETF (IE) MSCI EMU Defensive UCITS ETF. Il primo replica l’andamento dei titoli azionari di cinque settori dell’economia – information technology, materials, industria, beni di consumo ciclici e finanza – e prevede una replica fisica totale del suo indice di riferimento investendo direttamente nelle azioni presenti nello stesso.
Il coefficiente di spesa complessiva (TER) ammonta allo 0,25% annuo. Anche l’UBS ETF (IE) MSCI EMU Defensive UCITS ETF replica l’andamento dei titoli azionari di cinque settori dell’economia: beni di consumo primari, energia, salute, telecomunicazioni e utilities. E anche in questo caso la replica è fisica, con un TER dello 0,25% all’anno.