L’attenzione di UBS Asset Management ai temi dell’investimento sostenibile e responsabile in termini ambientali, sociali e di gestione aziendale (in sintesi, ESG1) non è ancora al capolinea né intende effettuare fermate intermedie.
Il gestore va avanti spedito e con convinzione, tanto che recentemente ha ampliato le esposizioni ESG presenti nella sua gamma lanciando gli unici due ETF sull’S&P 500 ESG sia in versione a cambio aperto che a cambio coperto. Vediamo, nel dettaglio, cosa c’è da sapere sui “nuovi nati”.
Dall’S&P 500 alla versione ESG: il processo di selezione
Dire che è un indice storico è dire poco: l’S&P 500, realizzato nel 1957, è il benchmark dell’azionario statunitense per definizione, tanto che quasi tutti gli investitori lo utilizzano come elemento costitutivo del proprio portafoglio o come metrica per valutare le performance dello stesso.
A gennaio è avvenuto il lancio della versione ESG, che consente agli investitori di accedere a un’analoga esposizione azionaria tenendo conto, al contempo, delle tematiche ESG. L’S&P 500 ESG esclude quindi le società che risultano coinvolte in attività controverse (dati da Sustainalytics) o non conformi ai principi del Global Compact delle Nazioni Unite (database S-Ray di Arabesque).
Per eliminare le “esitazioni” in termini di sostenibilità all’interno di ogni settore, la selezione passa attraverso un terzo livello, che prevede l’utilizzo dei rating indipendenti ESG forniti da RobecoSAM. L’indice ESG risultante da questo processo replica il 75% della capitalizzazione di mercato del parent index (l’S&P 500, appunto): alla fine di febbraio, l’S&P 500 ESG era composto da 324 titoli.
Parent index e indice ESG: c’è analogia tra pesi e performance
Obiettivo del processo di selezione è comunque quello di mantenere la struttura dell’S&P 500, includendo nella versione ESG i migliori interpreti dei principi di sostenibilità e responsabilità ambientale, sociale e di governance – ovvero aziende che a valle dello screening hanno riportato i punteggi più elevati – senza influire sull’esposizione settoriale complessiva. Questo anche nell’ottica di mantenere intatta la diversificazione.
Si tratta quindi di uno screening più snello, caratterizzato da un numero minore di esclusioni e volto ad applicare un overlay ESG all’indice di partenza, allo stesso tempo minimizzando le differenze rispetto ad esso.
Ecco perché, in termini di composizione settoriale, l’S&P 500 e l’S&P 500 ESG sono ampiamente in linea: più nel dettaglio, la differenza fra i pesi settoriali dell’indice classico e della sua versione ESG è generalmente inferiore ai 100 punti base (e in alcuni casi ben al di sotto di questa soglia).
Inoltre, se si guardano le prime 10 partecipazioni, emerge una similitudine tra i maggiori costituenti dell’S&P 500 e quelli della versione ESG.
In termini di performance, poi, è da notare come l’S&P 500 e l’S&P 500 ESG presentino risultati del tutto comparabili, con rendimenti giornalieri quasi perfettamente correlati: considerando infatti la performance che la versione ESG dell’indice avrebbe avuto se fosse esistita già dal 2014, la correlazione risulta pari a 0,998 su un arco temporale di cinque anni.
Due parole sulle compagnie escluse
Secondo i dati aggiornati al febbraio 2019, il processo di screening ESG ha portato a un totale di 176 aziende escluse rispetto alla composizione originale dell’S&P 500. La larga maggioranza di queste è stata tagliata fuori a causa del basso punteggio ESG relativo. Ma se in futuro la loro valutazione dovesse migliorare, potrebbero tranquillamente essere inserite nell’indice ESG. E lo stesso discorso vale in caso di miglioramento del punteggio relativo ai principi del Global Compact.
Al contrario, ci sono alcuni nomi noti che sono stati depennati per via del loro coinvolgimento in attività controverse, come le armi e il tabacco: per la loro stessa natura, tali aziende non rientrano nell’indice oggi e non ne faranno parte in futuro, indipendentemente dal punteggio ESG.
Tutto sui nuovi ETF di UBS
Nell’ottica di UBS ETF, alla luce di un contesto che vede in forte crescita tanto la domanda quanto l’offerta di investimenti sostenibili, il lancio dei due ETF sulla versione ESG dell’indice più diffuso e conosciuto a livello globale rappresenta un fondamentale passo avanti nel completamento del panorama delle soluzioni ESG disponibili.
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