La conferma dell’arrivo del coronavirus in Italia ha seminato il panico tra i cittadini (e gli investitori), mentre le attività produttive e sociali del Paese sono momentaneamente “congelate” nel tentativo delle istituzioni di contenere il contagio. Al netto dei rischi per la salute, le conseguenze del virus su economia e mercati sembrano destinate a essere tutt’altro che trascurabili.
Lunedì 24 febbraio, alla riapertura della Borsa dopo i primi casi italiani resi noti nel weekend, Piazza Affari ha perso il 5,4% in quella che ha conquistato il titolo di peggior seduta degli ultimi quattro anni.
Intanto, con l’effetto combinato di restrizioni della mobilità, blocco del lavoro e limitazioni e timori che si abbattono sul turismo, si fa sempre più plausibile l’ipotesi che l’Italia registri una contrazione del Prodotto Interno Lordo anche nel primo trimestre del 2020 (dopo il -0,3% di ottobre-dicembre 2019), entrando così nella famigerata recessione tecnica.
Non è dato sapere come si evolverà la situazione, ma possiamo aspettarci ragionevolmente che gli investitori, preoccupati per la situazione, si buttino in modo massiccio sulla liquidità smobilitando parte dei loro investimenti.
Come insegna la storia, infatti, in tempi di crisi i risparmiatori – e quelli italiani in modo particolare – tendono a incrementare la quota di risparmi “cash”, che danno loro la tranquillità di poter fronteggiare eventuali emergenze.
Banche alle prese con le riserve di liquidità
Proprio per poter rispondere a questo tipo di situazioni critiche acute, alla fine del 2017 il Gruppo dei Governatori delle Banche Centrali e dei Capi delle Autorità di Vigilanza (GHOS) ha raggiunto un accordo per la messa a terra del pacchetto di riforme regolamentari noto come Basilea III.
Fra gli altri punti, Basilea III prevede precisi requisiti globali di liquidità e un monitoraggio regolamentare dell’indicatore di breve termine, il Liquidity Coverage Ratio, in base al quale le banche devono detenere liquidità sufficiente per fronteggiare una possibile crisi acuta della durata di un mese.
La riserva di liquidità (HQLA, High Quality Liquidity Assets) dovrà essere costituita solo da asset liquidi, poiché dovrà coprire i deflussi monetari netti attesi derivanti da massicci prelievi retail o corporate, una forte riduzione delle passività a vista e un sensibile aumento delle linee di credito.
Per essere classificati come attivi liquidi di alta qualità (ALAQ), questi attivi devono essere facilmente liquidabili sul mercato anche in periodi di tensione ed essere stanziabili presso la banca centrale.
Devono inoltre presentare un’elevata affidabilità creditizia (ed essere, come tali, associati a un bassissimo rischio di default), con una bassa volatilità e una scarsa correlazione rispetto alle attività rischiose come le obbligazioni bancarie.
La proposta di UBS
Nel 2018 UBS ha lanciato un ETF che consente anche ai risparmiatori retail di investire proprio su queste attività liquide di elevata qualità (High Quality Liquid Assets, in sintesi, appunto, HQLA).
Parliamo dell’ETF Short Term Aggregate sull’eurozona – nome completo: UBS ETF – Bloomberg Barclays EUR High Quality Liquid Assets 1-5 Bond UCITS ETF – che punta a replicare la performance del Bloomberg Barclays Euro HQLA 1-5 Years Bond Index in termini di prezzi e rendimenti.
Il prodotto proposto da UBS è il primo Euro Aggregate ETF investment grade con bassa duration (2.98) quotato a Milano che copre scadenze da uno a cinque anni la cui componente corporate gode di un elevato standard di qualità creditizia, mentre sono escluse le obbligazioni corporate finanziarie.
Con questa soluzione, UBS offre all’investitore retail un accesso standardizzato a strumenti di reddito fisso di alta qualità ed estremamente liquidi.
Il comparto appare poi particolarmente indicato anche a tutti quegli istituti che, come prescrive Basilea III, sono tenuti a detenere un adeguato ammontare di attività altamente liquide, che possono cioè essere convertite in liquidità con la minima o con nessuna perdita di valore.
Ma attenzione: tutte le attività classificate come HQLA devono avere comprovati trascorsi come fonte affidabile di liquidità sui mercati.
Tre sono le categorie di HQLA prese in considerazione da UBS, con altrettanti livelli decrescenti di qualità: 1, 2A e 2B. Le attività di livello 1 possono essere incluse senza limiti, mentre quelle di livello 2 possono arrivare al massimo al 40% del capitale.
La composizione dell’indice di riferimento
Più nel dettaglio, l’indice di riferimento dell’ETF, secondo i dati al 30 settembre 2019, è composto secondo le quote riprodotte nel grafico.
L’esclusione delle istituzioni finanziarie è una caratteristica saliente dell’indice HQLA rispetto all’Euro Aggregate Index.
A livello di rating, i Government bond (70% in tutto) sono così suddivisi: la metà (35%) in titoli con rating minimo AA e l’altra metà in titoli con rating A-BBB. Stesso discorso per quanto riguarda obbligazioni societarie e covered bond (30% in tutto, se considerati insieme): il 15% è investito in titoli rating AAA-AA e l’altro 15% in titoli con rating A-BBB.
Composizione geografica
Per quanto riguarda la composizione a livello di singoli Paesi, l’indice risulta ampiamente esposto al mercato italiano (26,4% secondo dati aggiornati a gennaio 2020).