In un mondo avvolto da incertezza e paura per una recidiva del virus, la Cina sembra essere quella che in questo momento sta meglio di tutti. Sono lontanissime le immagini di una Wuhan blindata, quando il coronavirus sembrava non potesse irrompere nelle nostre vite. Ora, invece, mentre l’Occidente vede azzopparsi la ripresa dalla seconda ondata, la Cina è tornata a correre e questo si vede anche sui mercati finanziari. La Borsa di Shanghai, per esempio, negli ultimi sei mesi ha messo a segno performance positive a doppia cifra. Il governo di Pechino, inoltre, sta profondendo grandi sforzi per far tornare a correre la sua economia, la vera locomotiva del mondo. E dando un’occhiata ai mercati si nota come il reddito fisso cinese si sia fatto molto interessante, poiché ha rendimenti positivi in un contesto mondiale che, a causa delle politiche espansive delle banche centrali, vede rendimenti negativi in gran parte del mondo.
Reddito fisso cinese: un’opportunità sempre più interessante
Esistono società di gestione, come la casa svizzera d’investimenti UBS, che sul reddito fisso cinese stanno puntando più di altre. La società ha infatti rilevato flussi molto importanti su questa asset class e si aspetta che nei prossimi mesi sempre più investitori la metteranno nel mirino, a maggior ragione dopo che lo scorso 24 settembre il FTSE Group (acronimo di Financial Times Stock Exchange, società britannica specializzata nella creazione e gestione di indici di borsa) ha deciso di inserire la Cina nei propri indici a partire dal luglio dell’anno prossimo. Il debito governativo cinese, del resto, ha molte ragioni per essere appetibile. Del rendimento in territorio positivo si è già detto. Vale inoltre la pena notare che il debito pubblico cinese, rispetto a quello dei Paesi sviluppati, in rapporto al prodotto interno lordo è decisamente inferiore (poco più del 50% del Pil) ed è reso ancora più sostenibile da una crescita economica spedita.
Le tre categorie dei bond governativi cinesi
Il mercato dei bond governativi cinesi si divide in tre tipologie: i Treasury Bond emessi dal ministero delle finanze, i cosiddetti Policy Bank Financial Bond emessi dalla China Development Bank, l’Agricoltural Development Bank of China e l’Export Import Bank Of China. E, infine, i titoli di debito emessi dalle amministrazioni locali. I gestori, intenzionati a sfruttare le opportunità derivanti dalla crescita e dalla globalizzazione in corso in Cina, di solito selezionano un mix di queste tre categorie.
L’offerta di UBS
Ubs, per esempio, ha messo in campo il suo ETF J.P. Morgan China Government + Policy Bank 20% Capped 1-10 Year che replica passivamente l’omonimo indice. Questo prodotto – J.P. Morgan CNY China Government 1–10 Year Bond UCITS ETF, ISIN LU1974693662 – ha l’obiettivo di seguire le performance delle obbligazioni governative e delle banche di sviluppo statali a tasso fisso ammissibili, denominate in Yuan, con scadenze comprese tra 1 e 10 anni (si tratta tra l’altro dell’unico prodotto sul tratto 1-10 anni). Per ammissibili, s’intende che i titoli devono essere quotati sul mercato interbancario cinese. Per quanto riguarda la parte dell’indice composta dai titoli emessi dalle tre banche per lo sviluppo, l’esposizione dell’indice a ciascuna di esse ha un limite fissato al 20% con l’eccedenza del valore di mercato che sarà redistribuita in tutti i settori dell’indice su base proporzionale. L’indice adotta tale metodologia di selezione dei titoli dopo avere analizzato diversi dati di mercato. Il filtro sulla durata, da 1 a 10 anni, permette di garantire al prodotto una certa liquidità. Infatti, i titoli di debito con una durata superiore all’anno e non superiore a 10 anni hanno una quantità di volumi scambiati nettamente superiore rispetto a tutti gli altri. L’aggiunta delle Policy Bank, inoltre, permette di aumentare il rendimento complessivo perché i loro bond rendono di più rispetto alle obbligazioni governative. Il vincolo del 20%, infine, dovrebbe permettere di avere una migliore rappresentazione di quello che è il mercato dei bond cinesi.