In un periodo di enorme volatilità come quello che stiamo attraversando, è facile avere a che fare con bolle speculative su alcuni settori e con titoli sopravvalutati. Eppure, per contrasto, a causa delle distorsioni del mercato, alcune aziende con fondamentali ottimi possono finire con l’avere prezzi straordinariamente invitanti. Ed è proprio lì che si annida la giusta opportunità per l’investitore oculato, capace di vedere al di là delle oscillazioni umorali dei listini che mostrano reazioni nervose a ogni notizia negativa (o positiva) sull’andamento della pandemia.
Un contesto di difficile lettura
Il contesto attuale è preda di mille variabili che lo rendono di difficile lettura. Le banche centrali, dalla Federal Reserve alla Banca centrale europea, hanno dovuto ricorrere a imponenti stimoli economici per tamponare una crisi che si preannuncia molto dura. I Paesi si stanno indebitando a grande velocità per salvare quanto più possibile del proprio apparato produttivo e per dare sostegno alle famiglie in difficoltà.
Pensare a una strategia di più ampio respiro per passare la crisi
E se, da una parte, l’economia reale mostra tutta la sua sofferenza per i mesi di lockdown, ora i listini azionari stanno recuperando in modo significativo dai minimi toccati a marzo. Quasi ad anticipare l’arrivo di una ripresa che sicuramente ci sarà, ma nessuno al momento sa dire quando né in che misura. Al netto di questo, uscirà vincitore chi saprà costruirsi una strategia di medio-lungo termine in grado di superare l’attuale marasma sui mercati, magari basandosi sulla strategia del Value investing che ha reso celebre l’oracolo di Omaha, Warren Buffett. Il buon Buffett, al netto di qualche errore, è riuscito a costruirsi una grande fortuna. E, in ogni caso, anche nel momento peggiore alcuni prodotti d’investimento che si basano su questa strategia sono riusciti a ottenere performance migliori rispetto ad altri. In tal senso, si può citare un Etf della casa d’investimenti svizzera Ubs: l’Usa Prime Value.
L’MSCI Prime Value: un approccio value, con un filtro di qualità in più
L’Usa Prime Value investe su 159 titoli (un quinto rispetto all’indice Msci Usa) ed è costruito sull’indice MSCI Prime Value, che articola il processo di selezione dei titoli su una strategia a due livelli. Una prima scrematura, infatti, avviene in base al raggiungimento (o meno) di alcuni requisiti di qualità: come la redditività del capitale, il rapporto tra indebitamento e patrimonio o la stabilità nell’andamento dei ricavi. Dopodiché, le aziende sono selezionate in base ai criteri tipici di un approccio agli investimenti di tipo value, prendendo in considerazione i dati degli ultimi 12 mesi: dal rapporto tra prezzo e utili a quello tra capitalizzazione di mercato e ricavi, per arrivare alla generazione di cassa in relazione al prezzo di borsa, al rapporto tra la capitalizzazione di mercato di un’impresa (numero di azioni per prezzo di una singola azione) e patrimonio netto contabile della stessa. Per ogni parametro viene ricavato uno “Z-score” che poi concorre a valutare un parametro univoco e complessivo, utilizzato per capire se una società è realmente sottovalutata. In ogni caso, ogni azienda non peserà mai per più del 5% dell’indice di riferimento, per evitare un’eccessiva esposizione a un singolo soggetto. E ogni 6 mesi, a maggio e a novembre, l’indice è soggetto a revisione.
Rispetto all’indice di riferimento, l’etf MSCI Usa Prime Value è più esposto ai settori “consumer staples” (beni di prima necessità in italiano), finanziario ed energetico, mentre è sottopesato su Information Technology, utilities e servizi di comunicazione.
La sovraperformance rispetto a indici analoghi
L’Usa Prime Value, dove per “Prime” s’intende l’ulteriore livello di controllo sui titoli, prende come riferimento un indice che, in base ai dati di mercato, ha saputo rendere meglio rispetto ad altri analoghi. Secondo i dati di Bloomberg, infatti, nell’ambito di un periodo davvero sfidante per gli indici value, l’MSCI Usa Prime Value ha saputo sovraperformare lasciando sul terreno solo lo 0,75%. Decisamente meglio rispetto all’MSCI Usa Small Cap Value Wighted, che invece ha perso oltre il 12% nel periodo compreso tra il 20 febbraio e il 23 marzo.