I ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico starebbero lavorando, insieme a Banca d’Italia, all’introduzione di sgravi fiscali per chi sottoscriverà degli strumenti di investimento a favore della crescita delle pmi.
Pmi alla riscossa
La strada per far crescere le piccole e medie imprese italiane non passa più (solo) per il sistema bancario. Anche il Governo se ne è reso conto e sta cercando di incentivare il più possibile le forme di finanziamento alternative – come i minibond, per esempio.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico stanno lavorando, insieme a Banca d’Italia, all’introduzione di significativi sgravi fiscali per chi sottoscriverà degli strumenti di investimento a favore della crescita delle pmi: stando all’agenzia di stampa Reuters, l’aliquota applicata in questi casi dovrebbe essere inferiore al 12,5%, dunque inferiore all’attuale tassazione sui titoli di Stato.
Non solo. il Governo starebbe valutando anche un coinvolgimento dei fondi pensione negli investimenti a sostegno dell’economia nazionale, anche se su questo punto non sono ancora stati chiariti i dettagli.
L’iniziativa si inserisce nel quadro degli sforzi del Governo volti a garantire forme di finanziamento alternative a favore delle Pmi: i superammortamenti, le diverse forme di liberalizzazione del credito a soggetti non bancari e, soprattutto, i minibond. Secondo l’ultimo osservatorio del Politecnico di Milano, questi ultimi hanno raggiunto il volume complessivo di 7,9 miliardi per un totale di 179 operazioni (dati al 31 dicembre 2015).
Una spinta ai canali di finanziamento alternativi
Proprio queste forme di finanziamento alternative al canale bancario potrebbero tra l’altro beneficiare, anche se indirettamente, delle ultime decisioni di politica monetaria della Bce. Francoforte ha deciso infatti di includere nelle sue misure espansive non solo le banche che faranno più crediti all’economia, ma anche gli acquisti diretti di obbligazioni corporate con un rating investment grade, una mossa che si rifletterà in rendimenti di mercato bassi ancora per un certo periodo di tempo.
Per finire,una spinta ulteriore ai minibond potrebbe arrivare a breve dalla possibilità di collocare questi strumenti direttamente sul listino Extramot Pro di Borsa Italiana, senza passare dunque dal collocamento privato preventivo (operazione rivolta a un numero ristretto di sottoscrittori). Lo scrive Repubblica, citando il responsabile dei mercati obbligazionari del London Stock Exchange Pietro Poletto.
L’insieme di queste misure dovrebbe allargare la pletora di investitori che ad oggi è prevalentemente composta da fondi chiusi di debito (fondi di private debt), banche e società di gestione di risparmio (sgr).
Un 2015 con il segno “più”
Intanto, il 2015 si è concluso per il mercato italiano dei minibond con una crescita interessante: un andamento – rileva l’osservatorio del Politecnico di Milano – che per certi aspetti è davvero positivo, a maggior ragione se guardiamo ai recenti movimenti convulsi dei mercati finanziari. Il potenziale di sviluppo della filiera dei mini-bond, aggiunge il report, è ancora considerevole e i fondi dedicati nei prossimi mesi avranno a disposizione consistenti risorse da investire.
Insomma, sembrano esserci tutte le premesse affinchè il 2016 si confermi come un anno di ulteriore crescita del mercato e di innovazione sia nella tipologia degli strumenti utilizzati sia nell’ingegneria finanziaria sui mini-bond.