Pensavate che Grecia, eurexit e default fossero ormai termini fuori moda? Niente affatto.
Si torna a parlare di Grecia perché il 25 gennaio 2015 ci saranno le elezioni politiche (anticipate). Con i sondaggi che danno Syriza, il partito di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras, sempre in testa, si torna a dibattere di ristrutturazione del debito pubblico, di rischio contagio e possibile uscita del Paese dall’euro. Eventi che destano comprensibili preoccupazioni per i portafogli dei risparmiatori.
Ma è inutile crucciarsi a vanvera: analizziamo invece la situazione con l’aiuto di dati e buon senso.
La situazione economica della Grecia
La situazione della Grecia è drammatica: è messa molto peggio dell’Italia, ed è tutto dire.
Nonostante i sacrifici effettuati dai greci per ridurre la spesa governativa, il rapporto debito pubblico/PIL è ancora mostruosamente alto: sfiora il 175%. Per ridurlo, in assenza di prospettive di crescita economica o inflazione (ricordate l’equazione maledetta del debito pubblico?), si profila all’orizzonte una rinegoziazione del debito. Oppure un default del tutto caotico.
E non si può tacere del debito dei privati: circa 164 miliardi di prestiti in sofferenza.
Ora, il programma del partito Syriza, in testa ai sondaggi elettorali, prevede esplicitamente una rinegoziazione del debito con i creditori della Grecia e una serie di misure che si traducono in maggiore spesa pubblica: in contrasto con austerity e Troika (UE, FMI, BCE).
La BCE, giusto per mettere le cose in chiaro, ha già dichiarato che l’accesso delle banche greche ai fondi della banca centrale continuerà solo se vi sarà una “conclusione positiva dell’attuale programma di salvataggio e un successivo accordo” con la Troika per estendere il sostegno finanziario.
Da ciò nasce la diffusa preoccupazione che la discussione tra le parti degeneri e che i mercati finanziari reagiscano con violenza. Il nervosismo è cresciuto nelle ultime settimane: le quotazioni dei CDS sono cresciute e la probabilità di default del debito greco nei prossimi 12 mesi, in essi implicita, è pari a 24%.
Anche se la Commissione europea ha ribadito che, secondo i trattati UE, la partecipazione di un Paese all’area euro è “irreversibile“, l’uscita dall’euro è un’eventualità che solo uno struzzo ignorerebbe. È infatti considerata un’opzione realistica anche da osservatori autorevoli, come i membri dell’Economist Intelligence Unit, che scrivono:
Un’uscita della Grecia dall’eurozona causerebbe notevoli disagi nel breve termine, ma potrebbe essere la soluzione per rilanciare la competitività del Paese nel lungo termine.
Qualche scricchiolio si è sentito: visto il numero crescente di prelievi di contanti, le banche greche Eurobank e Alphabank hanno effetttuato richiesta di liquidità alla BCE, nel timore che la situazione possa peggiorare. Della serie “Non si sa mai”.
Proviamo a delineare vari possibili scenari politici, assegnandogli una probabilità e valutando con ragionevolezza l’impatto sui mercati finanziari.
Scenari politici in Grecia ed effetti sui risparmiatori
Tre potrebbero essere i principali scenari per la Grecia.
Scenario 1 – Syriza vince con maggioranza assoluta (oltre il 35% dei voti)
Il neo-Governo greco si troverà subito, a marzo 2015, circa 7 miliardi di euro da pagare tra rimborso delle obbligazioni e interessi. Non avendo abbastanza liquidità per far fronte a tale fabbisogno, la Grecia si troverà costretta a negoziare con la Troika un’estensione del programma di aiuti. Una nuova ristrutturazione del debito, magari non nell’immediato, è piuttosto probabile (tra il 48% e il 27%, secondo “Bloomberg Economics”).
Non è altrettanto probabile un’uscita dall’euro, almeno a breve termine: in primis perché il programma di Syriza non lo prevede e poi perché circa il 70% dei greci resta favorevole all’euro, secondo un sondaggio di PewResearch.
Se questo fosse lo scenario, è ragionevole aspettarsi un po’ di maretta e volatilità sui mercati (a farne le spese sarebbero gli asset rischiosi, soprattutto azioni e obbligazioni dei Paesi PIIGS), ma niente di che; la diffusione contagiosa del panico è considerata poco probabile da molti operatori, tra i quali Moody’s. Infatti, tanto la Troika quanto la Grecia avrebbero tutto l’interesse a impostare una discussione ragionevole. Ma, va detto, il rischio contagio non è nullo: come ogni sistema complesso, i mercati finanziari possono muoversi in modo rapidissimo, imprevedibile ed estremo. Un mamba nero.
Scenario 2 – Syriza vince, ma senza maggioranza assoluta
In questo caso, Tsipras dovrà coalizzarsi con qualche altro partito: verosimilmente, con i moderati di To Potami (“Il fiume”), terzo partito nei sondaggi, anche se non si può escludere un accordo con altri partiti minori. Ciò che appare improbabile, vista la differenza di vedute, è un accordo con Nuova Democrazia, partito di centro-destra (secondo nei sondaggi elettorali). In presenza di una coalizione, una rinegoziazione del debito, ma senza uscita dall’euro, resta l’ipotesi più probabile. Circa le conseguenze per i risparmiatori, vale quanto detto per il precedente scenario.
Se però non riuscisse ad emergere una coalizione di governo, allora la Grecia potrebbe precipitare nel caos. E, visti i flussi di cassa in imminente uscita, potrebbe verificarsi un default del tutto fuori controllo: in questo caso sì che, con ogni probabilità, ci sarebbe panico sui mercati.
Scenario 3 – Vince Nuova Democrazia di Samaras
Sono 4 i punti che separano Nuova Democrazia da Syriza ma, vista l’elevata percentuale di indecisi (11% circa) e le pressioni sull’elettorato, non è uno scenario a probabilità zero. Del resto, la storia trabocca di sondaggi elettorali che ci hanno azzeccato ben poco. Se Samaras dovesse vincere, potrebbe verosimilmente formare un’altra coalizione con Pasok, magari includendo anche To Potami. In questo caso c’è da aspettarsi un’estensione del programma di aiuti della Troika. Una ristrutturazione del debito potrebbe essere attuata più avanti. E’ lo scenario che, nell’immediato, ha meno probabilità di provocare volatilità sui mercati.
Per capire la probabilità di verificarsi dei tre scenari, ho utilizzato i dati dei sondaggi aggregati e pubblicati da metapolls.net, riassunti per comodità nella seguente tabella:
Partito | Media dei sondaggi secondo il giornale greco “Ekathimerini” |
Syriza | 35,10% |
Nuova Democrazia | 31,10% |
To Potami | 6,80% |
Alba Dorata | 6,00% |
Pasok | 4,70% |
Altri partiti | 16,30% |
Con questi dati ho effettuato una simulazione elettorale, generando 10mila possibili risultati, ipotizzando che le preferenze dei circa 10 milioni di elettori greci riflettano la media dei sondaggi: ipotesi abbastanza eroica, ma tant’è, questo è ciò che passa il convento (per i geek: trattasi di simulazione Monte Carlo, con estrazione casuale da una distribuzione multinomiale). Questi i risultati dell’esercizio.
Stando ai dati dei sondaggi elettorali, lo scenario con maggior probabilità di accadimento (56%) è quello nel quale Syriza vince con la maggioranza assoluta. Il dato è da prendersi con le pinze, vista l’elevata percentuale di indecisi (oltre il 10%). In questo scenario, la catastrofica diffusione del contagio è poco probabile.
Pensateci: non conviene a nessuno, né alla Grecia, né al resto dell’eurozona, che ripiomberebbe in recessione. E’ meglio per tutti negoziare.
PS: suggerisco di tenere d’occhio il Barometro del rischio.