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HomeECONOMIA E MERCATICOMMENTO AL MERCATOInvestimenti: ma l’Italia va poi così male (considerando la Borsa di Milano)?

Investimenti: ma l’Italia va poi così male (considerando la Borsa di Milano)?

Non so se è capitato anche a voi, ma quando viaggi all’estero e dici che sei italiano, l’interlocutore ti guarda con ogni espressione possibile e, nel 90% dei casi, ti dice quasi subito, in un italiano con accento improbabile, le seguenti parole: “Ah… Italia! Spaghetti, pizza, mandolino, Napoli, mafia…”.

Eh già… questo siamo noi all’estero. Qualche motivo ci sarà e sicuramente non dipende dagli altri, ma da noi. La Svizzera, ad esempio, è associata al cioccolato, agli orologi e alle mucche, la Germania alle patate ed alla birra, ma entrambe hanno una stretta e totale connessione con la precisione e l’efficienza nel senso più largo del termine, mentre noi non sappiamo neanche come si scrivano queste due parole.

Siamo considerati (a ragione, ahinoi), almeno dal punto di vista economico, uno dei fanalini d’Europa… e ci fermiamo qui.

stereotipi italiani

Con la nostra “fama” un investitore straniero (e forse anche uno nostrano) difficilmente investirebbe nel nostro Paese e nel suo mercato azionario, soprattutto dopo il forzoso crollo del Governo Berlusconi IV e poi il successivo arrivo del “salvifico” Monti (16 novembre 2011), con tutto ciò che ne è conseguito.

Proviamo però ad immaginare, scevri da ogni e qualsivoglia nazionalismo, un coraggioso investitore che avesse deciso di investire dando fiducia al Belpaese. Avrebbe fatto bene o male? Giudicate voi.

Dal 16 novembre 2011 le prestazioni di Borsa Italiana sono state le seguenti:

Questo per limitarci ai mercati principali della Borsa Italiana. Come si evince facilmente da questi dati, l’investitore di cui sopra, scansando “gruppi” di titoli notoriamente più volatili e quindi rischiosi, come Small e Micro Caps (titoli sottilissimi, con pochissimo flottante e spesso rischiosità abnormi ed iperspeculative) e limitandosi agli indici maggiori e più conosciuti, avrebbe totalizzato, a tutt’oggi, risultati sempre in doppia cifra. Inoltre le performance sono superiori all’inflazione composta del periodo (pari al 3,1%, facilmente calcolabile dal sito www.rivaluta.it)

Adesso immaginiamo che avesse voluto investire nei vari settori in cui sono inclusi i titoli della Borsa nostrana. Rigiudicate voi:

  • Oil & Gas: +2,12%
  • Chimica/Materie Prime: +22,12%
  • Industria: +9,41%
  • Beni di Consumo: + 41,48%
  • Salute: +31,77%
  • Servizi al Consumo: +10,09%
  • Telecomunicazioni: -25,99%
  • Servizi Pubblici: +1,28%
  • Finanza: +11,09%
  • Tecnologia: +29,27%

Beh il Nostro, sfidando la diffidenza verso le italiche vicende, avrebbe colto degli ottimi rialzi e, di conseguenza, degli ottimi investimenti.

Non sono solo rose e fiori. Ci sono ovviamente settori che non sono andati bene e colgo l’occasione per fare un paio di note di “due diligence”, che dovrebbero illuminare chiunque avesse voglia di informarsi prima di investire:

  1. Cosa non funziona bene in Italia? I servizi pubblici, direi (sottoperformanti rispetto all’inflazione e quindi in leggerissima perdita).
  2. Quale è il settore che, nel mondo, si sta comportando peggio rispetto agli altri, e che in Italia sta vedendo una vera e propria guerra sul titolo principale del listino? Le Telecomunicazioni, chiaramente stra-deludenti.

Queste poche righe dovrebbero servire a riflettere e pensare.

Anche in quei Paesi bistrattati a livello globale, con governi poco affidabili e politici poco edificanti, con manager incapaci e sovrapagati nella quasi totalità delle aziende pubbliche o a maggioranza pubblica (quindi anche regionali, provinciali e comunali), con tasse alle imprese al 47% e via discorrendo (non si finirebbe più…) si può trovare del buono, se si sa dove guardare e si analizza imparzialmente la situazione.

Perché, come diceva un saggio una volta “…da qualche parte, nel mondo, anche in mezzo ad un bear market, c’è sempre un bull market”.

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Ultimi commenti
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    Detto cosi’ mi suona fuorviante. Dovremmo vedere, per un confronto onesto, cosa hanno fatto le altre borse. Ad esempio l’S&P500 ha fatto il 40% circa nello stesso lasso di tempo, ovvero quasi 4 volte tanto, mentre il Dax si e’ “limitato” ad un 30%.
    Nonostante ci siano delle perle nel nostro listino, e’ pur vero che la Borsa Italiana sconta una mancanza di forza relativa (competitività?) che la lascia al palo rispetto al resto del mondo. L’impresa vera e’ generalmente in mano alle famiglie che le hanno create, e inseguono a volte, anzi spesso, delle logiche tutt’altro che industriali. I “salotti buoni” han fatto abbastaza danni, e la politica con la p minuscola ha fatto il resto. In linea di massima evito il listino italiano, se non per piccoli miracoli al di fuori di queste logiche.

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      Concordo in pueno. Questo articolo è del tutto forviante, parlare di borsa Italiana che va bene in valore assoluto non ha alcun senso. Va confrontata con un benchmark (indice borse euro o indice borse world).
      Allora anche la FIAT si può dire che è andata bene da ottobre 2011 +11% quando proprio su questo blog poche settimane fa si vede che confrontandola con le altre è stata la peggiore. http://it.adviseonly.com/blog/investimenti/vale-la-pena-investire-nel-mercato-europeo-dellauto/

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