Andiamo dritti al sodo. Rischio di liquidità vuol dire, in sostanza, rischio di non riuscire a operare sul mercato se non a condizioni molto svantaggiose, ovvero a prezzi bassi se vendete e alti se comprate. Fino ad arrivare al caso estremo in cui l’operazione non è possibile in tempi brevi, nemmeno a condizioni svantaggiose, ma occorrono giorni, a volte settimane o addirittura mesi.
Negli anni scorsi ne abbiamo parlato in riferimento ad alcune obbligazioni bancarie e a titoli strutturati, ma non ci sono solo questi strumenti. Anche gli etf, gli etc, le azioni e i titoli di Stato possono essere toccati dal rischio di liquidità. Vediamo quindi di capire in che cosa consiste esattamente.
Nessuno è esente dal rischio di liquidità…
Ecco cosa raccontava un po’ di tempo fa sul nostro blog Raffaele Zenti, co-fondatore di Virtual B (società che controlla il blog AdviseOnly e le varie attività correlate) e head of data science.
“All’apice della crisi di Lehman Brothers, decisi di vendere un Btp con scadenza inferiore a due anni. La frase di un broker ben sintetizza quel momento: mi spiace, disse, non possiamo comprarlo. E aggiunse: se sento di qualche altro cliente che vuole comprare, ti chiamo. Mai più sentito”.
Zenti continuava così: “Facendo il giro telefonico di alcuni broker di mia conoscenza, alla fine riuscii a vendere il titolo, ma a un prezzo molto più basso del suo reale valore. Attenzione: si trattava di un Btp, la crisi del debito sovrano era ancora lontana dall’immaginario collettivo e i Btp erano considerati sicuri”.
Come dire: nessuno è esente dal rischio di liquidità. Anche i depositi bancari, in teoria liquidissimi, spesso presentano rendimenti interessanti solo a patto di accettare vincoli di tempo che, nei fatti, ne limitano la liquidità.
… ma fondi e sicav sono una felice eccezione
Invece, il rischio di liquidità non riguarda, se non in modo molto indiretto, fondi comuni e sicav, sui quali si opera al valore di quota (Nav) del giorno, senza spread denaro-lettera (la differenza tra il prezzo a cui potete acquistare, “lettera”, e il prezzo a cui potete vendere, “denaro”, in un dato istante) e senza uno specifico costo legato alla compravendita.
Tuttavia, talvolta il cliente incappa in commissioni di ingresso/uscita veramente onerose. E su questo – come diciamo da sempre – bisogna fare molta attenzione.
Quand’è che la liquidità si riduce?
La liquidità si riduce in modo generalizzato quando sui mercati finanziari c’è grande incertezza e pessimismo. In simili casi, i prezzi dei titoli scendono (rischio di mercato), si inizia a parlare di fallimenti (rischio di credito) e cresce anche il rischio di liquidità, che sembra nutrirsi degli altri tipi di rischio, dando vita a quell’inquietante puzzle che molti risparmiatori hanno imparato a conoscere a proprie spese negli anni passati.
In che modo si combinano i rischi, quindi?
Ricapitoliamo. Se cresce il rischio di credito legato a un investimento, lo strumento perde liquidità. E pur di vendere investimenti illiquidi (o comunque meno liquidi), gli investitori tendono ad accettare prezzi bassi. Per fare cassa, poi, vendono anche altri strumenti liquidi. Il che causa ribassi generalizzati. D’altro canto, nel momento in cui il rischio credito sale, la reazione è proprio quella di vendere. Ed ecco come questi tre rischi si combinano – poco felicemente – tra di loro.