Bella lezioncina dei mercati finanziari a quelli che dicono che “i mercati si muovono gradualmente”. E a quelli che teorizzano le “uscite controllate dall’euro”.
La lezione, nella fattispecie, è made in Switzerland. Vediamo perchè.
La Banca Nazionale Svizzera e il cambio franco svizzero/euro
Ecco la lezione dei mercati, che passerà alla storia finanziaria. Il 15 gennaio 2015, sorprendentemente, la Banca Nazionale Svizzera ha rimosso il “pavimento” del cambio franco svizzero/euro, fissato a 1,20 nel settembre 2011, quando l’eurozona traballava e le due parole più i voga erano default e spread. Allora, molti investitori terrorizzati acquistavano a mani basse la divisa svizzera, tradizionalmente considerata “sicura” e l’obiettivo della banca centrale era arrestare il rapido apprezzamento della valuta svizzera, fonte d’instabilità per i prezzi e le esportazioni svizzere.
Lascio perdere le ragioni dietro alla rimozione improvvisa e brutale del “pavimento” a 1,20. Perché per me la ratio di una simile mossa, così repentina, è imperscrutabile. A meno di non considerare l’effetto dell’assunzione di psicofarmaci, oppure un eccesso di tradizionale assenzio svizzero (dal 2005 nuovamente legalizzato).
Vorrei invece concentrarmi sulla reazione dei mercati a una mossa inaspettata di un policy maker, cioè un attore principale dell’economia e dei mercati finanziari quale è una banca centrale.
Quali conseguenze per i mercati finanziari?
Ecco le principali conseguenze dell’odierna mossa della banca svizzera:
- panico istantaneo;
- il franco svizzero è immediatamente schizzata al rialzo verso le principali divise estere; nei primi minuti l’euro si è deprezzato del 30%;
- la Borsa svizzera ha perso poco meno del 15% nei primi minuti;
- grosse multinazionali svizzere come Swatch, UBS, Nestlè e Novartis si sono procurate cicatrici memorabili (nell’immediato si sono anche viste perdite giornaliere intorno al 14%);
- la banca centrale elvetica ha vaporizzato una porzione consistente di riserve in euro;
- i carry trade, operazioni nei quali i trader si sono indebitati in franchi svizzeri per acquistare attivi a più alto rendimento denominati in altre valute, si sono istantaneamente sfracellati, perdendo in pochi attimi il 15% (praticamente tutto il guadagno accumulato in un quinquennio) – guardate il grafico seguente.
Lo dico sempre: i mercati sono un sistema complesso, e possono comportarsi come un grosso mamba nero, scattando in modo imprevedibile da un momento all’altro. Provocando guai. Legge delle conseguenze non-volute. Ma in tutto questo c’è una buona notizia.
Una buona notizia per i risparmiatori
Una nota operativa. Per i risparmiatori, questa discutibile mossa della banca centrale crea anche qualche opportunità d’investimento. E’ vero che ci saranno impatti sull’export svizzero, ma è anche vero che il mercato azionario elvetico include multinazionali solide, di settori interessanti (in questo periodo assai incerto penso al farmaceutico, per esempio). E con un calo dei prezzi superiore al -12%, lo Swiss Market Index assomiglia sempre più a merce in saldo… Guardatevi questo ETF sul mercato svizzero (coperto dal rischio di cambio).
Massimo Vicari / Gennaio 16, 2015
Gioiranno anche i transfrontalieri che si ritrovano il 20% in più in busta paga…
C’è da capire quanto le imprese perderanno in termini di esportazioni e quanto guadagneranno in termini di stabilità. Se il tonfo è avvenuto così repentinamente, vuol dire che sono state chiuse tutte o quasi le posizioni lunghe su €/CHF.
Ora son due le possibilità, il franco torna ad indebolirsi fino all’equlibrio (quale sarà poi…) oppure continuerà a rafforzarsi ancora un poco. Nei due casi l’esposizione azionaria dovrà essere opposta, anche se a questi prezzi, un p/e a 17.4 e un P/B a 2,60 non mi sembra troppo conveniente (con le dovute eccezioni).
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Raffaele Zenti / Gennaio 16, 2015
Non dico di correre a comprare a mani basse… dico solo di drizzare le antenne e valutare.
Comunque, per dire, il mercato svizzero ha un dividend yield di 3,4%, P/E inferiore all’azionario europeo large cap (SMI vs Stoxx 600 => 17 vs 21), e il rapporto tra i due indici (misura “quick & dirty” di valore relativo) è precipitato…Okkio…
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