Il Governatore della FED, Ben Bernanke, è riuscito in 6 anni a contenere l’inflazione americana raggiungendo il target del 2%. Tuttavia, dato il duplice mandato di mantenere stabile il tasso d’inflazione e di raggiungere la piena occupazione, Bernanke pare disposto a lasciare aumentare il tasso d’inflazione sopra il 2% poiché ritiene si tratti di un movimento temporaneo e senza impatto duraturo sull’economia. La Federal Reserve è infatti maggiormente preoccupata di dare stabilità alla crescita economica piuttosto che della dinamica dei prezzi. Attualmente il tasso di disoccupazione americano si aggira attorno all’8,3%, in calo rispetto al 2011, in cui è rimasto stabile sul 9%, ma ben lontano dal target sperato che si attesta tra il 5.2% e il 6%; l’occupazione rimane perciò il tallone d’Achille degli Stati Uniti d’America, e risulta essere un fattore critico e preponderante durante l’anno delle elezioni presidenziali.
Il Governatore, ha dichiarato la scorsa settimana che il tasso d’inflazione aumenterà nel breve periodo a causa dell’aumento dei costi energetici (vedi il grafico proposto sotto). Tuttavia, sempre secondo Bernanke, tale effetto sarà momentaneo, e, considerando che le aspettative d’inflazione nel medio lungo periodo sono stabili, la FED è orientata ad evitare variazioni nella sua condotta di politica monetaria, e continua a parlare di tassi stabili fino al 2014. Si tenga presente inoltre che un’aumento di inflazione da commodities potrebbe ridurre il potere d’acquisto dei consumatori e comportare un impatto negativo sull’occupazione, sebbene temporaneo.
Sembra quindi evidente che Bernanke adotterà un approccio bilanciato per il raggiungimento dei due bliss point: stabilità dei prezzi e piena occupazione.
Un incremento dell’inflazione non sarà comunque facile da gestire per la banca centrale degli Stati Uniti d’America, la quale si trova di fronte alla scelta se attuare o meno una nuova manovra di politica monetaria non convenzionale, il cosiddetto QE3 (Quantitative Easing 3), il quale comporterebbe un immissione di liquidità da parte della suddetta istituzione finanziaria. Tale misura, ritenuta assai probabile da alcuni operatori del mercato, non gode di un consenso generale, avendo portato ad una forte discussione tra i politici; viene infatti appoggiata dai democratici, in quanto potrebbe portare dei vantaggi a livello di mercati e di crescita interna, ma ostacolata dai repubblicani, forse per motivi puramente politici anti-Obama(?).
L’arrivo dell’inflazione renderà maggiormente complessa la decisione.
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