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4 domande sulla riduzione di bilancio della FED

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È finalmente giunto il momento per la FED di ridurre il proprio bilancio e ridimensionare il peso del Quantitative Easing. Non esistono precedenti, quindi meglio porsi molte domande sperando di trovare qualche risposta nei fatti.


Il processo di normalizzazione della politica monetaria globale ha raggiunto un nuovo traguardo: dopo aver ritoccato i tassi d’interesse, la Federal Reserve ha deciso ridurre il peso del proprio bilancio e di conseguenza di ridimensionare il grado d’ingerenza nei confronti dei mercati finanziari. Stiamo navigando in acque inesplorate, non ci sono punti di storici di riferimento, perciò è meglio attenersi ai fatti. Quattro domande e risposte sul processo ribattezzato Quantitative Tightening (QT).

1) Cosa spinge la banca centrale a ridurre il peso del proprio bilancio?

Da Lemahn Brothers in poi, la FED ha cercato di rispettare i vincoli imposti dal proprio mandato (stabilità dei prezzi e pieno impiego) con interventi radicali di politica monetaria che hanno fatto aumentare il bilancio della Banca Centrale da circa 750 miliardi di dollari agli attuali 4.500 miliardi.

Ora che l’economia sembra solida ed il livello di disoccupazione è vicino al pieno impiego, è arrivato il momento di allentare la presa. Anche perché, l’ingerenza della FED (e lo stesso vale per altre banche centrali) può avere dei risvolti negativi in termini di stabilità finanziaria e solidità economica; ad esempio la compressione dei rendimenti può aumentare la propensione al rischio ma anche ridurre la propensione delle aziende ad investire. La vita è fatta di trade-off e in questo momento la FED ha deciso di assumersi qualche rischio in termini di stimolo all’economia a beneficio di una maggiore stabilità finanziaria. Capiremo molto presto se ha preso la scelta giusta.

2) In che modo la FED ha intenzione di ridurre il peso del proprio bilancio?

Gradualmente, senza correre rischi eccessivi. Fino ad oggi, le obbligazioni acquistate durante il QE una volta giunte al termine della loro vita finanziaria venivano subito reinvestire in obbligazioni di pari scadenza, ed è per questo che dal 2015 in poi il Bilancio della FED è rimasto pressoché invariato. Dal mese prossimo, invece, l’ammontare di titoli a scadenza non verrà completamente reinvestito, anzi si è deciso di reinvestire solo l’eccedenza rispetto ad una soglia fissata dal Board a 10 miliardi di dollari mensili per i primi tre mesi del QT. Gradualmente, le soglie verranno alzate nel corso del tempo e in base allo scenario macroeconomico.
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3) Cosa vuol dire per i mercati?

Nel momento in cui la Federal Reserve non reinveste più parte del nozionale a scadenza, vuol dire che il mercato non potrà più fare affidamento su un pezzo di domanda. A parità di offerta, o qualcuno copre la domanda della FED oppure il costo del denaro è destinato a salire leggermente. Quanto “leggermente” dipende dall’appetito degli investitori. Fino ad ora la reazione dei mercati è stata da tutti i punti di vista modesta, il momentaneo apprezzamento del Dollaro è stato ben presto riassorbito, e la pressione sui rendimenti obbligazionari statunitensi è assolutamente in linea con il graduale processo di normalizzazione della politica monetaria.

Insomma, la FED che tira dritto per la sua strada non ha impressionato nessuno e al momento non ha modificato lo scenario d’investimento.

4) Quali ripercussioni per l’economia americana?

Negli Stati Uniti i mercati finanziari svolgono un ruolo fondamentale per il sostentamento finanziario delle imprese. Tanto per prendere dimestichezza con il peso rilevante dei mercati le aziende USA finanziano l’80% circa dei propri bisogni finanziari tramite l’emissione di un titolo di debito, solo il 20% viene soddisfatto dal tradizionale canale bancario, nell’Eurozona tale proporzione è completamente ribaltata (25-70%).

Teoricamente, l’aumento dei rendimenti obbligazionari sul fronte governativo dovrebbe trasferirsi su tutto il mercato obbligazionario, aumentando il costo complessivo del denaro. Tuttavia, come abbiamo visto dal grafico precedente, il costo del denaro sta aumentando da tempo ma le ripercussioni sulle condizioni di credito restano ancora largamente accomodanti.

Per il prossimo biennio la FED si aspetta un contesto macro piuttosto favorevole, un tasso di crescita modesto ma controbilanciato da una modesta inflazione e tassi d’interesse tutto sommato accomodanti. Quanto dovrebbe rassicurarci questo scenario da mille e una notte? Non molto, perché le previsioni (anche quelle dei banchieri centrali) cambiano e spesso sono frutto del caso.

Nel nostro piccolo, i nostri indicatori sintetici di rischio e di previsione sul PIL non ci danno significativi elementi per mettere in discussione lo scenario della FED. Tuttavia, con le Borse che salgono i margini di manovra sono sempre più sottili, meglio rimanere prudenti.


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Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

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