Dopo la Grecia, è la Cina a far tremare i mercati nell’estate 2015.
L’indice azionario cinese Shangai Stock Exchange Composite ha perso oltre il 40% dai massimi di giugno. Tra il 25 e il 27 agosto 2015, la Banca centrale cinese (PBoC) ha però iniettato 150 miliardi di yuan nel sistema bancario attraverso un’operazione di reverse repo è tagliato i tassi dello 0,25%.
Dopo le turbolenze della Borsa cinese, il capo della Fed di New York William Dudley ha detto che l’idea di alzare i tassi d’interesse USA a settembre gli sembra meno convincente oggi che un paio di settimane fa.
Ma quanto è grave la crisi cinese? La PBoC è in grado di affrontarla? E la Fed rinvierà la decisione di rialzare i tassi d’interesse a settembre?
AdviseOnly l’ha chiesto ad Alberto Forchielli, presidente dell’Osservatorio Asia, nonché Managing Director, partner e cofondatore di Mandarin Capital, fondo di private equity di Hong Kong che crea collegamenti tra medie aziende europee e partner industriali e commerciali cinesi.
Lei ha manifestato scetticismo sul tasso di crescita del Pil cinese. Quanto è grave la situazione?
Non è grave, nel senso che la Cina non è in recessione. Ma neppure cresce come abbiamo sempre pensato. E così ci siamo rimasti male… In realtà, è da un paio d’anni che le imprese straniere che operano in Cina hanno dei risultati deludenti. Noi ci accorgiamo solo ora che la Cina non è più una locomotiva, ma è da un po’ che non lo è più, ammesso lo sia mai stata. Il calo del prezzo del petrolio del 2014 è dovuto in gran parte alla domanda della Cina, che risulta statica. Io mi meraviglio che ci siamo svegliati solo ora.
La Banca centrale cinese nel solo mese di agosto ha svalutato lo yuan per tre giorni consecutivi e tagliato i tassi dello 0,25%. Crede abbia agito bene? Ha un arsenale sufficiente da utilizzare nel caso la crisi si protragga?
Una svalutazione ci voleva, perché lo yuan era troppo alto e c’era una forte fuga di capitali dalla Cina. Però quella della Banca centrale cinese (PBoC) è stata una svalutazione a metà – piccola e insufficiente – che ha fatto più danno che altro. La PBoC doveva essere più decisa, oppure non far nulla.
Diverso è il discorso per il taglio dei tassi d’interesse: non c’erano alternative al taglio dei tassi, nella speranza di tamponare il crollo della Borsa e la fuga di 120 milioni di risparmiatori. Comunque l’abbassamento dei tassi farà defluire ulteriori capitali dal Paese. Ora stanno già uscendo troppi soldi e si rischiano di esaurire le riserve della banca centrale, per quanto grandi siano (4 trilioni di dollari). Sembrano tanti, ma si stima che stiano uscendo 60 miliardi al mese, per cui in 5 anni si potrebbe dar fondo a tutte le riserve.
Per questi motivi, non credo che la Banca centrale cinese abbia un arsenale sufficiente a scongiurare la crisi: sono troppi i soldi che stanno uscendo.
La crisi cinese è stata paragonata ad altre passate. Secondo lei somiglia di più a quella americana del 1929, a quella in Giappone del 1989 o a quella russa del 1998?
L’elemento bolla ci sta tutto, come nel 1929, solo che in Cina non è così connessa all’economia, è più un gratta e vinci che non ha ripercussioni così gravi. Il paragone della crisi cinese col default sovrano russo è decisamente fuori luogo. Credo che la crisi cinese assomigli molto a quella giapponese del 1998: anche in questo caso si hanno un abbassamento dei tassi, una valuta piatta, una bolla immobiliare e una azionaria.
Pensa che la Fed rinvierà ancora l’aumento dei tassi d’interesse, alla luce della crisi cinese?
Per me no, non lo rinvierà per una questione di credibilità e perché questa decisione è a lungo dovuta. Comunque si parla di un rialzo dei tassi a settembre di appena 25 punti base: una sciocchezza.
In questo momento è meglio investire in Cina o in Italia?
Ora come ora è meglio investire in Italia, che costa poco. In Italia con 100mila euro ti compri un appartamento, qui in Cina ti devi accontentare di una cantina.
GABRI____ / Settembre 7, 2015
Buona notizia ! Quindi se tutto va bene gli USA rialzeranno i tassi d’ interesse a Settembre…capito. Finalmente… dopo il 2008… quindi USA sono in ripresa. Sui mercati cinesi mi ricordo un economista su Rai che aveva detto che la loro “crisi” (tra virgolette) non doveva preoccuparci… e che non c enrtava con la nostra economia… cosi mi ricordo…
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