Dopo la storica vittoria elettorale del M5S e il successo della nazionalista Lega di Matteo Salvini, con le conseguenti difficoltà di formazione del governo, è del tutto legittimo chiedersi quali siano le probabilità di tenuta dell’Euro.
Occhi puntati sull’Italia
Sui rischi associati all’Italia s’interrogano il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che hanno recentemente espresso preoccupazione per l’incertezza della nostra situazione politica. S’interrogano (per quel che vale) anche le agenzie di rating come Fitch, che la settimana scorsa ha avvertito: “Italia a rischio instabilità dopo le elezioni”.
In effetti l’aria è, a suo modo, frizzante. Frizza delle bizzarre teorie sull’uscita indolore dall’Euro di Borghi e Salvini (“Uscire dall’euro in 5 comodi passi”), di miraggi demagoghi sul reddito di cittadinanza del M5S, nonché di chiacchiere su flat tax e Fornero, il tutto senza riscontri realistici con l’entità delle coperture.
Si potrebbe pensare che la corrente del neo-nazionalismo italico, al grido di “Italy First”, farà andare la nostra politicamente scompagnata penisola alla deriva, lontano dall’Euro.
E invece.
La moneta unica tiene (per ora)
Guardate il seguente grafico. È il Sentix Euro Break-Up Index: misura la probabilità di rottura della moneta unica nei successivi 12 mesi, secondo un vasto campione di operatori finanziari (gestori, trader, analisti, etc, etc) di tutto il mondo. In pratica: l’opinione del mercato.
In sostanza, siamo ai minimi storici dell’indice (che esiste dal 2012). Il che significa che, attualmente, la probabilità attribuita a un’esplosione della moneta unica è molto bassa.
Sia chiaro: il mercato non ha la verità infusa. Tuttavia, esso è la sintesi dell’opinione di milioni di persone, molte delle quali sono dei “pro”. Ora, seguitemi. Se questa massa indistinta di operatori fosse composta prevalentemente da idioti, sarebbe piuttosto facile far di meglio. Cioè: battere il mercato.
Ma, come sa bene qualunque gestore attivo di fondi e chiunque abbia investito in essi, non è facile per niente (n.d.r.: negli ultimi 10 anni l’85,4% dei gestori azionari europei è stato battuto dal mercato – fonte: S&P Dow Jones SPIVA Scorecard, YearEnd 2017).
Quindi, l’opinione del mercato racchiusa in questa survey di Sentix non è proprio da buttare via. Tra l’altro, l’indicazione è in linea con la dinamica dello spread BTP-Bund, altro termometro del rischio politico nazionale, che oscilla intorno a 140 punti base, saldamente al di sotto della media storica quinquennale.
Dunque? Il mercato sta sottovalutando l’italico vento del cambiamento e i rischi a esso associati? Oppure si è accorto che le fantasiose acrobazie della Lega salviniana e dei grillini (quelle per tentare di formare un governo sono degne della Democrazia Cristiana dei tempi che furono – ah, l’ironia della Storia) sono ancora lontane dal produrre effetti tangibili sull’assetto politico ed economico europeo?