“Buongiorno, vorrei investire per un anno. Quanto mi potete garantire? Grazie.”
“Mi accontento del 3% all’anno senza rischi, cosa devo fare?”
“Vorrei investire 15 mila € per 3 anni con rendimento elevato e basso rischio, quale sarebbe la soluzione migliore?”
È soltanto un piccolo campione d’innocenti domande di nostri utenti. Confesso che mi danno autentico, subdolo, sconforto. Ma se vi sembrano quesiti normali, beh, significa che avete urgente bisogno di un’infarinatura su che cosa sia il rischio degli investimenti.
È proprio ciò che mi appresto a fare, con una serie di post sul rischio. Intendo affrontare l’argomento da ogni angolazione, dissezionandolo fino al nocciolo. L’obiettivo è aiutarvi a capire e gestire il rischio degli investimenti. Ovviamente, partiamo da zero.
Che cos’è il rischio
Domandatelo a dieci persone e otterrete dieci risposte diverse (se siete fortunati, alcune saranno esilaranti – ho già effettuato l’esperimento).
In mancanza di una definizione universale, vi propongo questa, che per me coglie l’essenza:
Il rischio è un possibile evento, per sua natura incerto, in grado di provocare danni più o meno gravi.
In base a questa definizione, il rischio ha due tratti fondamentali:
- l’incertezza relativa ad uno o più eventi futuri;
- la potenziale dannosità associata a questi eventi.
Mancando anche uno solo dei due elementi, non si può parlare di rischio. Ma vediamo se la definizione calza, con un esempio non legato ai mercati finanziari.
Un esempio concreto
Un tizio si lancia da un aeroplano con il paracadute, sport che lo appassiona e diverte. Poiché è incerto circa l’apertura del paracadute, ha un’esposizione negativa a tale incertezza: se il paracadute non si apre, ne sopporterà fisicamente le conseguenze, e dunque corre un rischio. Al contrario, uno spettatore a terra, pur essendo ugualmente incerto circa l’apertura del paracadute, non corre rischi: questo perché in caso di mancata apertura non ne ricaverà danno; è infatti incerto, ma non esposto.
Questa definizione di rischio si applica perfettamente al rischio finanziario, che deriva dall’esposizione a perdite legate all’incertezza circa il valore futuro di un investimento: investo in qualcosa che dovrebbe farmi guadagnare, ma potrei anche trovarmi a perdere denaro. Questo è rischio.
È tutta questione di probabilità
Essendo figlio dell’incertezza, il rischio è un concetto probabilistico e, per soppesarlo, occorre maneggiare probabilità. Ma non c’è da spaventarsi: il rischio è solo il lato B delle performance positive.
Per esempio, consideriamo l’investimento in paniere molto ampio e ben diversificato di azioni internazionali di Paesi Sviluppati ed Emergenti, senza assumere rischio di cambio. Guardando alla storia recente, dal 2001 al settembre 2019, vediamo com’è andata a chi (ipoteticamente) ha impiegato il suo denaro per 5 anni – invero pochini per un investimento legato alle Borse mondiali. Il grafico seguente mostra l’intera gamma di performance nel periodo: si parte da chi ha investito a gennaio 2001, disinvestendo 5 anni dopo nel gennaio del 2006, finendo con chi ha investito a settembre 2014, raccogliendo poi i frutti oggi.
Nonostante le molte crisi finanziarie, nel complesso è andata bene, dato che la media di tutte la performance a 5 anni è superiore al 42%. A qualcuno, poi, è andata benissimo: 13 investitori su 100 hanno ottenuto performance superiori al 100%, più che raddoppiando il capitale investito. Ma qualcuno ha perso; è successo in 5 casi su 10.
È un caso emblematico del principio secondo il quale se non c’è rischio non può esserci rendimento positivo, che, per l’appunto, remunera il rischio sopportato.
Pensateci: se non fosse così, perché dovreste guadagnarci qualcosa? Andando alle radici dell’idea di investimento mobiliare, il motivo del guadagno risiede:
- nell’assunzione di rischio imprenditoriale, se si investe in azioni (rischio frazionato su tante aziende, se investite in un ETF);
- nell’idea di credito, per le obbligazioni, dato che si prestano soldi nella speranza che poi il debitore li restituisca maggiorati degli interessi, cosa che potrebbe non accadere.
Nessun investimento è senza rischio
Parliamo della casa: il valore degli immobili può scendere, e comunque con il tempo si deteriorano. I depositi bancari non rendono quasi nulla e, in casi estremi, se superiori ai 100mila euro, possono essere oggetto di bail-in1. Tenere i soldi in casa, poi, vi espone al rischio di furti e incendi. In ogni caso, l’inflazione erode il valore del vostro denaro. Il risk-free è un’antica leggenda, mettetevelo in testa. E se anche decidete di spendere e consumare tutto, i beni potranno essere danneggiati, o rubati; inoltre, in caso di necessità non avrete una riserva di denaro. Vi esponete comunque a rischi…
È ora di assumervi i vostri rischi
Dunque per sperare di ottenere rendimenti positivi, occorre assumere rischi. Non si scappa.
Del resto, assumere volontariamente rischi è una cosa che facciamo di continuo nella vita: per esempio quando, a pochi mesi, ci alziamo per imparare a camminare, rischiando di cadere e prendere una facciata (ciò accade puntualmente, ma non ci frena). Oppure quando scegliamo un percorso scolastico senza sapere bene dove ci condurrà. O accettiamo un nuovo lavoro, lasciandone uno che conosciamo bene. O, ancora, quando iniziamo una storia con un partner: come andrà, ci farà soffrire? Possibile. Ma andiamo avanti. Con i risparmi non è diverso.
È dunque assurdo pretendere di ottenere beneficio da un investimento senza assumersi rischi. Così com’è demenziale buttarsi istintivamente solo su investimenti ad alto rischio guidati da smaniosa avidità (o stupidità2). Oppure puntare solo su investimenti a minimo rischio, sulla base di una specie di riflesso pavloviano, così, senza ragionarci. In effetti, l’Homo sapiens perde spesso la testa quando si parla di rischi. Per dire, nuotando in mare molti temono di essere attaccati da uno squalo. Ma pochi hanno remore nel farsi un selfie. Eppure i dati del 2018 sulle 6 morti causate dagli squali3 e le 93 del 2017 legate ai selfie4 dovrebbero far riflettere.
Il rischio si affronta usando i neuroni, ragionando. Tanto per iniziare, occorre conoscersi, e capire quanto rischio si può sopportare.
“Il rischio più grande è non assumersi alcun rischio”.
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook
1 – Arriva il bail-in: chi paga se la banca fallisce?
2 – Soldi a palate con il trading online. O no? Ecco tutta la verità
3 – Yearly Worldwide Shark Attack Summary, fonte: Florida Museum
4 – Selfie deaths, fonte: BBC
Paolo / Settembre 26, 2019
Quello che spesso non viene valutato è la probabilità che un investimento più rischioso possa rendere meno di un investimento meno rischioso.
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Luca Boso / Settembre 27, 2019
Leggo con piacere i vostri articoli ma vorrei in questo caso darvi una diversa lettura del tema trattato. Mi sembra che ambedue le parti siano affette da un bias. Da un lato l’investitore non vuole rischiare e vuole guadagnare e dall’altro il consulente vuole farlo rischiare per guadagnare entrambi. Non vi è malafede ma visto che i consulenti detengono la conoscenza approfondita degli strumenti finanziari l’investitore dovrebbe adeguarsi al loro punto di vista. In realtà seguendo per una “insana” passione da trent’anni gli investimenti, penso che non sia impossibile la soluzione del quesito ma difficile e soprattutto poco o per nulla remunerativo per i consulenti che per prima cosa dovrebbero studiare, monitorare e alla fine consigliare qualcosa di molto poco remunerativo per loro ma sufficientemente remunerativo (max 3%) e poco rischioso per il cliente. Alla domanda si dovrebbe rispondere di si ovvero esistono questi strumenti ma nessuno ha convenienza a suggerirli.
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Luca / Gennaio 17, 2020
Asimmetria informativa: un antico dilemma!
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