Approfondiamo la conoscenza del Dividend Yield, o più semplicemente Yield, uno dei fattori più importanti e di successo per la performance di medio-lungo periodo di un portafoglio.
Molti investitori attribuiscono importanza al reddito derivante dagli investimenti azionari: ne hanno motivo, visto che i dividendi pagati dalle azioni sono gli elementi cruciali di alcune strategie d’investimento estremamente fondate, come lo Yield Factor Investing, che prediligono azioni ad alto dividendo.
Perché i dividendi sono importanti
Il valore di un’azione è legato intimamente al valore dei dividendi futuri (poiché in teoria il valore dell’azione è pari al valore dei dividendi futuri attualizzati). Nel breve periodo l’importanza dei dividendi può essere offuscata dalla volatilità causata dalle oscillazioni di mercato, spesso di corto respiro. Per gli investimenti su un orizzonte temporale più ampio, invece, le cose cambiano:
“Più lungo è l’orizzonte d’investimento, più importante è il reddito derivante dai dividendi” –
Elroy Dimson, Paul Marsh e Mike Staunton, London Business School
Per rendersene conto, basta osservare il grafico seguente. Per un arco temporale di 110 anni, dal 1900 al 2010 si riportano il Dividend Yield medio globale, il tasso di crescita dei dividendi reale e la variazione del rapporto prezzo/dividendo. Il rendimento medio reale annuo delle azioni globali (cioè depurato dall’effetto dell’inflazione) è pari a 5,4% ed è dato dalla somma delle altre tre grandezze. Si nota subito come i dividendi siano la componente di gran lunga più importante del rendimento azionario: la somma di Dividend Yield e tasso di crescita reale dei dividendi è superiore al 90% del rendimento medio totale. Dunque, su un’ampia base storica, è evidente come i dividendi siano un fattore estremamente rilevante per la performance di un portafoglio azionario.
Fonte: E. Dimson, P. Marsh, M. Staunton, CS Global Investment Yearbook 2011 – London Business School
Questo fatto non è sfuggito agli investitori che, fin dall’alba dei mercati finanziari moderni, hanno implementato strategie d’investimento basate sulla selezione di titoli ad alto dividendo. Queste hanno dimostrato di essersi sempre comportate molto bene anche a confronto con altre forme di investimento: il Prof. Kenneth French della Dartmouth University ha mostrato che, dal 1927 al 2010, le azioni con più alto Dividend Yield hanno reso in media l’11,2% all’anno, contro una media del 10,3%. Le azioni a basso dividendo addirittura hanno reso l’8,4%, e cioè quasi il 3% all’anno in meno. Perciò, nel lungo periodo, le aziende che distribuiscono dividendi tendono a creare più valore rispetto a quelle con una scarsa propensione a remunerare gli investitori tramite i dividendi. Ecco perché il Fattore Dividend Yield è genuinamente interessante per un investitore.
Investire nel Fattore Yield
L’idea è dunque quella di investire in società con un Dividend Yield superiore alla media e stabile nel tempo, o che restituiscono capitale agli azionisti tramite buyback, che comunque è una modalità di remunerazione degli azionisti sostanzialmente assimilabile ai dividendi. Una strategia Yield deve quindi selezionare azioni che rispettino questi criteri. Più nello specifico, la strategia seguita dagli ETF UBS, studiata per cogliere il rendimento di società che distribuiscono una liquidità superiore alla media agli azionisti, attraverso riacquisti di azioni proprie o pagamenti di dividendi, seleziona i titoli seguendo una rigida procedura:
- L’individuazione dell’universo investibile e la raccolta dei dati di bilancio.
- L’identificazione dei criteri chiave. Il team di USB seleziona i titoli in base ai seguenti criteri contabili:
- Dividend Yield – ossia Dividendo per Azione nei 12 mesi precedenti/Prezzo corrente del titolo
- Tasso di riacquisto – dato dalla variazione del numero di azioni ordinarie nei 12 mesi precedenti/numero di azioni ordinarie a fine periodo;
- Tasso di rimborso del debito – pari alla riduzione del debito nei 12 mesi precedenti/valore di avviamento.
- La selezione dei titoli: i titoli vengono classificati in base ad un “Shareholder score” complessivo e successivamente vengono selezionati quei titoli con il punteggio più elevato. Le società che nello stesso tempo pagano dividendi o hanno in atto un programma di buyback ma emettono nuovo debito vengono “penalizzate”.
- La ponderazione dei titoli: i titoli vengono ponderati in base al punteggio ottenuto dal qualityscore ed in base alla capitalizzaizone di mercato con il limite del 5% sul singolo emittente. La ponderazione dei titoli viene rivista due volte l’anno (maggio e novembre). In questo modo UBS non seleziona solo i titoli che distribuiscono una liquidità superiore, ma verifica che l’azienda sia effettivamente in grado di poter remunerare gli investitori, senza ricorrere ad operazioni di finanziamento straordinarie (in particolare, di indebitamento).
• UBS ETF (LU) Factor MSCI EMU Total Shareholder Yield UCITS ETF (EUR) A-dis.
• Il fondo investe in genere in titoli large e mid cap europei compresi nell’MSCI EMU Total Shareholder Yield Index.
• L’obiettivo d’investimento è replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’MSCI EMU Total Shareholder Yield Index (al netto delle commissioni). [/accordion] [accordion title=”ETF Yield factor legato agli USA”]
Di questo ETF esistono due versioni:
1. cambio aperto (UBS FAC MSCIUSA TOT SH YD UCITS ETF ADIS);
2. a cambio coperto (UBS ETF (IE) Factor MSCI USA Total Shareholder Yield UCITS ETF (hedged to EUR) A-acc); lo scopo della copertura valutaria è limitare le potenziali perdite derivanti dall’esposizione alle divise quando si detengono valori patrimoniali denominati in dollari USA in valute diverse dal dollaro statunitense.
- Il fondo investe in genere in titoli azionari large e mid cap statunitensi compresi nell’MSCI USA Total Shareholder Yield Total Return Net hedged in EUR Index.
- L’obiettivo d’investimento è replicare l’andamento del prezzo e del rendimento dell’indice azionario MSCI USA Total Shareholder Yield Total Return Net hedged in EUR Index (al netto delle commissioni).
[/accordion]