Il mercato europeo gode di un buon momentum, anche per quanto riguarda il tema ad alto dividendo. Ma conviene davvero puntare sul fattore yield dell’Eurozona?
Al momento investire nell’Eurozona è uno dei temi più caldi della stagione, alimentato da una maggiore stabilità politica dopo la vittoria di Macron e da una ripresa economica più solida del previsto. In questo contesto la crescita nominale del PIL dovrebbe portare la crescita degli utili per azione verso la doppia cifra, dopo cinque anni di stagnazione.
Sul fronte dei rischi, la fine del Quantitative Easing della BCE ed il graduale apprezzamento dell’euro non dovrebbero impattare negativamente sul potenziale dei titoli azionari che, tenuto conto del ritrovato ottimismo, dovrebbero fare meglio dei titoli obbligazionari.
La ripresa dei dividendi rende l’Europa particolarmente interessante
La fine della stagnazione degli utili ha un impatto significativo sull’importo dei dividendi. Nel primo trimestre, infatti, i dividendi globali hanno raggiunto quota 218,7 miliardi di dollari mettendo a segno un aumento del 5,4%, il maggiore dal 2015.
Attualmente, uno dei punti di forza del mercato azionario europeo è proprio il dividend yield, che si attesta al 3,5% rispetto al modesto 2,1% del mercato statunitense. Ma i dividendi non sono l’unico modo con cui le aziende possono decidere di remunerare i propri azionisti, ci sono anche i buy-back. Nello specifico, i buy-back sono piani di riacquisto di azioni proprie che vengono utilizzati quando il management è convinto che il mercato stia sottostimando il valore aziendale in modo da sostenere il prezzo del titolo. Alcuni dei nostri clienti ci fanno spesso notare che l’attività di buy-back negli USA è decisamente più importante in termini di flussi d’investimento e ciò potrebbe ridurre il vantaggio competitivo offerto dal dividend yield europeo.
Siamo in parte d’accordo con queste considerazioni ma riteniamo che l’Europa goda di almeno due vantaggi:
- I dividend yield tendono ad essere storicamente più stabili dei buy-back, i quali dipendono in larga parte da fattori ciclici. Durante, le recessioni le aziende tendono a ridurre i costi per far fronte al calo di fatturato, ma non i dividendi. Infatti, in tutte le recessioni dal 1970, il taglio dei dividendi è stato un quarto del taglio degli utili (con l’unica eccezione del 2009);
- Fino ad ora la ripresa dei buy-back europei è stata sotto tono per via delle ricapitalizzazioni bancarie e degli scarsi risultati sugli utili. Dal momento che il vento sembra cambiato (a seguito della loro ciclicità) l’importo dei buy-back dovrebbe accelerare di nuovo e, se il valore complessivo ritornasse in linea con la media storica, lo stesso shareholder yield potrebbe guadagnare un ulteriore 0,7%.
Investire in Europa (ma non solo) con il fattore Yield
Storicamente i dividendi sono una parte rilevante del rendimento finale di un investitore. Il team di UBS ha messo insieme una strategia che permette agli investitori di accedere ad un paniere di titoli azionari che distribuiscono agli azionisti una liquidità superiore alla media attraverso riacquisti di azioni proprie o pagamenti di dividendi, facendo allo stesso tempo attenzione al livello d’indebitamento.
L’offerta di UBS
Ecco i nostri ETF Total Shareholder Yield:
[accordion title=”UBS ETF (LU) Factor MSCI EMU Total Shareholder Yield UCITS ETF (EUR) A-dis”]
(ISIN: LU1215455947): permette di investire in titoli large e mid cap della zona europea, facenti parte dell’MSCI EMU Total Shareholder Yield Index, di cui replica andamento del prezzo e rendimento al netto delle commissioni. È un indice a ponderazione alternativa, la cui strategia è incentrata sulla performance del mercato azionario dei Paesi dell’Unione economica e monetaria europea, al fine di dare maggiori rendimenti agli investitori. La selezione dei titoli per l’investimento avviene tenendo conto del rendimento dei dividendi e dei buy-back (che devono essere superiori a zero), escludendo i titoli con valore d’impresa negativo.
- Vantaggi: questo tipo di ETF permette l’accesso al mercato tramite una sola transazione, col beneficio della flessibilità che caratterizza gli investimenti negoziati in borsa. Inoltre, una buona diversificazione di settori e Paesi garantisce un miglior rapporto di rischio e rendimento, e un elevato grado di trasparenza. L’ETF garantisce inoltre un’esposizione diretta al fattore shareholder yield con tutti i potenziali benefici già menzionati sopra. Il fondo, infine, è conforme alla normativa UCITS.
- Rischi: poiché ogni investimento è soggetto alle oscillazioni del mercato e questo ETF investe in azioni, le oscillazioni che può subire possono essere anche notevoli. Pertanto è necessario che l’investitore abbia un orizzonte di almeno 5 anni e che sia predisposto alla tolleranza di un certo rischio.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, abbiamo due versioni dell’ETF Yield Factor:
[accordion title=”UBS ETF (IE) Factor MSCI USA Total Shareholder Yield UCITS ETF A-dis”]
ISIN: IE00BX7RRT25: nella versione a cambio aperto, che investe in titoli azionari large e mid cap statunitensi relativi all’MSCI USA Total Shareholder Yield Total Return Net Index.
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[accordion title=”UBS ETF (IE) Factor MSCI USA Total Shareholder Yield UCITS ETF (hedged to EUR) A-acc”]
ISIN: IE00BWT3KQ96 a cambio coperto, al fine di limitare le possibili perdite derivanti dall’esposizione alle divise nei casi di valori patrimoniali denominati in dollari statunitensi.
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